«Prostitute e client lontano dalle case»
A convincere il Consiglio comunale a vietare la presenza delle prostitute sulle strade della città ci aveva provato sul finire della scorsa legislatura il gruppo consiliare comunale della Civica Trentina durante la campagna elettorale. La modifica del regolamento di polizia urbana, però, non era passata per la contrarietà dei consiglieri di maggioranza alla proposta portata avanti da Andrea Merler affinché anche Trento copiasse il modello di città come Pavia, Verona e Rimini che hanno risolto il problema introducendo il divieto di prostituzione e di adescamento, sanzionando sia le prostitute che i loro clienti.
A riportare in Consiglio comunale il tema delle frequentatrici notturne (ma non solo) dei marciapiedi cittadini e di chi va alla ricerca di un breve attimo di amore a pagamento stavolta è un partito di maggioranza, il Patt. Che, dopo aver votato inutilmente a favore della proposta della Civica, ora chiede insistentemente un intervento risolutivo da parte dell'amministrazione rispetto ad un problema ritenuto sempre più grave.
L'interrogazione depositata da Dario Maestranzi e sottofirmata anche da Alberto Pattini e Tiziano Uez, partendo dalla situazione vissuta ogni sera dagli abitanti di via Brennero, chiede alla giunta di imporre alle prostitute l'esercizio della loro attività in «luoghi non abitati». «Sono convinto - spiega Maestranzi - che sarebbe utile anche per loro convenire con le istituzioni e le autorità i luoghi dove praticare la loro scelta di vita. La prostituzione, piaccia o meno, non è un reato, quello che si può e deve fare e ricondurla in un alveo di compatibilità con le esigenze di vivibilità della città».
«Altro tema - riconosce il consigliere autonomista - ovviamente è lo sfruttamento della prostituzione ma in questo caso il reato c'è ed è onere delle forze dell'ordine intervenire. Ma sul dislocamento del fenomeno può intervenire l'amministrazione comunale direttamente, mettendo da parte ovviamente le false ipocrisie per le quali si fa finta di non vedere».
In sostanza il gruppo del Patt chiede che, come sperimentato in città come Perugia, Roma e Venezia, venga emanata un'ordinanza che stabilisca le aree in cui la prostituzione viene tollerata «o almeno - continua Maestranzi - far arrivare alle prostitute che certe zone della città devono rimanere libere dalla loro presenza, pena i continui controlli su di loro e sui clienti da parte delle forze dell'ordine». Cosa, per altro, che era contenuta nell'ordine del giorno votato a marzo, che impegnava l'amministrazione ad intensificare la presenza e i controlli nelle zone dove la prostituzione è presente, per identificare coloro che commettono reati, impedendo lo sfruttamento delle donne.