Fece rubare l'auto dell'ex convivente Lo stalker patteggia due anni
Ad incastrare l’innamorato deluso, incapace di accettare la fine della relazione e trasformatosi in un odioso persecutore, erano state le intercettazioni telefoniche
Ad incastrare l’innamorato deluso, incapace di accettare la fine della relazione e trasformatosi in un odioso persecutore, erano state le intercettazioni telefoniche. Il suo cellulare non era sotto controllo, ma quello del bresciano che aveva incaricato di rubare l’Audi all’ex fidanzata sì, visto che faceva parte di una banda specializzata in furti e rivendita di veicoli all’estero. Così, un 40enne dell’Alta Rendena, è finito a processo per stalking, furto e appropriazione indebita: ieri mattina l’uomo ha patteggiato una pena di due anni di reclusione e 160 euro di multa davanti al giudice Enrico Borrelli, che ha subordinato la sospensione condizionale della stessa al pagamento in favore della vittima, rappresentata dall’avvocato Daniela Zucchelli, di 40 mila euro di risarcimento. Somma da versare entro due anni dal passaggio in giudicato della sentenza.
I fatti oggetto del procedimento penale, che hanno trasformato la vita della vittima in un vero inferno, sono stati innescati dalla fine di una relazione. Dopo una lunga convivenza la donna aveva deciso di dire basta. Un addio mai accettato dall’imputato che, come purtroppo sempre più spesso succede, avrebbe reagito mettendo in atto una serie di condotte persecutorie nei confronti dell’ex, «colpevole» di avere interrotto la relazione. Secondo quanto riportato nel capo di imputazione, nel corso del tempo - dal maggio 2012 al novembre 2013 - l’uomo si sarebbe reso protagonista di una serie di condotte particolarmente odiose, procurando alla vittima «un grave stato di ansia e di paura» e ingenerare anche nella donna «il fondato timore per la propria incolumità».
Tra i comportamenti contestati al 40enne vi sono le numerose telefonate anonime fatte verso la sua utenza, in particolare durante l’orario di lavoro e altre in cui rivolgeva insulti alla malcapitata. Ma c’è pure il danneggiamento (in prima persona o attraverso terzi), del cofano della macchina e delle quattro gomme, tutte forate. L’uomo non si sarebbe però limitato a colpire la vittima «in privato», spedendole pure lettere ingiuriose. Gli insulti rivolti alla donna, in più circostanze, sono stati affidati a striscioni e cartelloni affissi per le vie del paese. Messaggi nei quali la vittima veniva apostrofata con termini offensivi e che venivano spesso corredati anche dal suo numero di telefono.
Ma l’apice della vendetta è stato raggiunto con la decisione di fare rubare l’automobile della donna, una Audi A3. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, sostenuta dal pm Pasquale Profiti, l’uomo avrebbe contattato una banda specializzata in furti d’auto che operava nel bresciano, incaricandola di rubare l’Audi. Un furto semplice, visto che l’uomo aveva trattenuto le chiavi dell’auto (da qui anche l’accusa di appropriazione indebita), consegnate al malvivente incaricato di rubarla. E così avvenne: l’Audi, nel giro di poche ore, è stata prelevata, smembrata e i pezzi finiti all’estero. Ma la banda era già nel mirino degli investigatori ed i loro telefoni sotto controllo. Così, oltre ai malviventi, gli inquirenti hanno scoperto il piano diabolico dell’ex convivente.