Non è mai troppo tardi: Erika Nardon prende la maturità a 74 anni

di Matteo Lunelli

Un esempio: perseveranza, intraprendenza, voglia di imparare, curiosità, capacità di mettersi in gioco. Sono tutte doti della signora Erika Nardon, 74 anni compiuti da qualche giorno e capace, nel luglio scorso, di prendere la maturità. Dai 69 ai 74 anni ha dedicato tutte le proprie serate alla scuola, frequentando il liceo delle Scienze Umane Rosmini e riuscendo a ottenere quello che non è, soprattutto per lei, un semplice pezzo di carta. «Questa esperienza mi ha aperto gli orizzonti, mi ha tenuto allenato il cervello e mi ha permesso di vincere una sfida con me stessa».

Come e perché è nata questa avventura?
«Ho lavorato per tanti anni alla Grundig, poi in Comune e al Mart, e ho avuto la fortuna di andare in pensione abbastanza giovane, a 60 anni. Però, essendo una persona molto dinamica e iperattiva, volevo fare qualcosa di significativo e così mi sono iscritta alle scuole serali. Il primo anno non è stato facile e avrei voluto abbandonare. I professori mi hanno spronata e, superato il primo scoglio, ce l'ho fatta. Ho fatto pochissime assenze, andavo in classe anche con la febbre e studiare mi ha fatto ringiovanire».
Parenti e amici l'hanno sostenuta?
«In realtà no, ma per il semplice fatto che non ho detto niente a nessuno».
L'iscrizione alle superiori era quindi un segreto? Ma perché?
«Esattamente, era un segreto: nipoti, pronipoti, parenti, amici e vicini di casa, nessuno sapeva. Quando mi sono iscritta avevo il dubbio che non ce l'avrei fatta a finire, perché ho una certa età e magari avrei potuto avere qualche problema di salute. Mi avrebbe dato fastidio dover dare spiegazioni se avessi fallito, così ho preferito non dire niente a nessuno. Ora tutti sanno e faremo una grande festa insieme».
Il rapporto con i compagni di classe?
«Ottimo: i più giovani mi adoravano e mi telefonavano sempre per sapere cosa studiare o se ci fosse stato qualche tema il giorno seguente. Però, in generale, i giovani di oggi sono troppo presi dal telefonino e dai tablet, non ho visto grande voglia di impegnarsi e di studiare. Non voglio generalizzare, ma credo di avere l'età per poter dare dei piccoli consigli: la scuola e lo studio aprono la mente».
L'esame di maturità? Ha dormito la famosa notte prima dell'esame?
«Le dirò che avevo studiato molto e mi sentivo preparata. Però l'ansia e l'emozione hanno preso il sopravvento davanti alla commissione e non ho dato il massimo. Mi dispiace perché speravo di prendere dei voti più alti, anche perché ho presentato una tesina secondo me molto interessante sulle crisi del 1929, del 1970 e del 2008»
Tutto bellissimo in questa esperienza?
«L'unico aspetto negativo è che sono un po' ingrassata: troppo tempo seduta a studiare. Ero una grande sportiva, facevo atletica leggera, in particolare salto in alto, poi tennis e sci. Per il resto rifarei tutto».
Il futuro?
«Io ho una mezza idea di provarci».
Provare a fare cosa?
«Beh, l'università, è ovvio. Una triennale magari. Il problema è che in questi cinque anni mi sono appassionata di molte materie e non saprei che facoltà scegliere. Mi piace la filosofia, mi sono appassionata di matematica e ho sempre avuto un grande amore per l'arte, quindi la scelta è difficile. Ora devo fare una piccola operazione al menisco, poi mi informerò e, se la salute lo permetterà ci penserò molto seriamente».

I COMPLIMENTI DELLA PRESIDE

«Alla fine dell'esame di maturità la signora Erika Nardon è venuta nel mio ufficio e non ho potuto fare a meno di abbracciarla e ringraziarla». La preside del Liceo Rosmini, Matilde Carollo, ricorda benissimo la «sua» ormai ex studentessa. «È stata una grande soddisfazione vederla arrivare alla maturità: credo sia un esempio della scuola che svolge appieno il proprio compito e il proprio ruolo culturale. I corsi serali sono spesso visti come una sorta di recupero professionale, infatti solitamente vengono promossi dagli istituti tecnici. Noi, invece, siamo un Liceo e le serali servono proprio come stimolo culturale: la signora Nardon con grande impegno ha dimostrato che la voglia di crescere non ha età. O, meglio: la crescita culturale non guarda l'anno di nascita». Due settimane fa il nuovo anno scolastico è stato inaugurato ricordando proprio la vicenda della 74enne: «Abbiamo portato il suo esempio e anche alla fine dello scorso anno scolastico abbiamo parlato dei lei: era bellissimo vedere tra tutti i diciottenni schierati anche la signora Erika».

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