Picchiata dal compagno perché non vuole abortire
Di storie come questa, purtroppo, se ne sentono parecchie in tribunale: un uomo accusato di stalking che si dichiara innocente ed una donna che ha denunciato i maltrattamenti e le percosse subìte nel periodo della gravidanza da parte del compagno. Lui è imputato, lei si è costituita parte civile, pronta a testimoniare come l’amore possa trasformarsi in ossessione e la passione in ansia e in paura.
L’uomo, trentenne nato in Marocco, e la donna, quarantenne trentina, hanno vissuto per un periodo sotto lo stesso tetto. Poi arrivarono i maltrattamenti: molestie e minacce di morte che cagionarono alla donna uno stato di perenne ansia e di paura, tanto da chiedere aiuto ad un centro antiviolenza per affrontare psicologicamente quel periodo travagliato. La situazione peggiorò ulteriormente quando lei, scoprendo di essere in attesa di un bimbo, aveva espresso chiaramente al compagno l’intenzione di portare avanti la gravidanza.
Sentendo che non voleva abortire, l’uomo si fece violento fino a puntarle il coltello contro, a premerle il cuscino sul volto per tentare di soffocarla, a picchiarla. Nonostante la compagna portasse in grembo suo figlio, in un’occasione lui la prese per il collo e la sbattè contro il muro. Dopo questa escalation di violenza, la donna si allontanò da casa, andò a vivere per alcuni giorni con un’amica finché i servizi sociali non le trovarono un posto in una struttura protetta, dove potè portare a termine la gravidanza. Non appena l’uomo venne a sapere dove la ex abitava, iniziò ad attenderla sotto casa, a suonare a lungo il campanello, ad urlare pretendendo di vedere la figlia.
All’udienza di ieri, davanti al giudice Marco La Ganga, l’imputato non è voluto mancare, evidenziando l’intenzione di difendersi da solo perché vittima di accuse infondate. Tuttavia, ci sarebbero testimonianze e interventi dei carabinieri che confermerebbero la presenza dell’imputato vicino all’abitazione della ex compagna, assistita nel procedimento dall’avvocato Elena Biaggioni. Se ne riparlerà in aula in novembre: l’avvocato d’ufficio, dopo che ben due difensori dell’imputato hanno rimesso il mandato, ha chiesto i termini a difesa e l’udienza è stata rinviata.