Città per i giovani e per la musica? I consiglieri chiedono di osare di più
Un mese fa c'era stato l'incontro con le varie parti: Comune, of course, esercenti, I Know a Place e forze dell'ordine. Seduti intorno a un tavolo per esporre ognuno le proprie idee e le proprie esigenze. Da quella serata è nato un primo documento, intolato «Attività degli esercizi pubblici in ore serali e notturne», che ieri sera è stato nuovamente discusso dai consiglieri della commissione cultura. Un documento che avrebbe potuto anche chiamarsi «Un colpo al cerchio e un colpo alla botte», nel quale si chiedeva di rispettare il diritto al divertimento e quello al riposo, si esplicava la volontà di fare musica e quella di farla solo in determinati luoghi e orari, si invitava a dividere la responsabilità dell'ordine pubblico tra gestori e Comune.
Tutto bello, tutto giusto, ma subito è emersa una richiesta: «Osiamo di più, azzardiamo, schieriamoci», è stato detto da Paolo Castelli. E poi ribadito, in buona sostanza, da tutti. La questione, si sa, è complicata. In primis per la presenza di tantissi attori: giovani, universitari, forze dell'ordine, artisti, residenti, baristi, ristoratori. In pratica tre quarti della città: e mettere d'accordo tre quarti di popolazione senza scontentare nessuno è impossibile. Ecco quindi l'esigenza e la volontà di fare una scelta, analizzando bene la situazione e poi, inevitabilmente e finalmente, schierandosi, sbilanciandosi, sapendo che qualcuno sarà più contento e qualcuno meno. Tante le richieste: allungare fino alle 24, ogni giorno della settimana, l'apertura dei locali (Moranduzzo, Lega); dare spazio all'autocertificazione per i gestori (Bungaro, Pd); non fare un ghetto per i giovani, non sportarli in zone come l'interporto (Castelli, Cantiere civico); creare un quartiere ad hoc, ad esempio alle Albere, per i locali (Osele, Lega);collaborare di più e meglio con gli esercenti (Bozzarelli, Pd). Poi Marianna Demattè (M5S), ha tirato le somme: «Possiamo osare di più: il raggio di azione per la commissione si amplia. Al prossimo incontro chiuderemo il documento». E forse, dopo anni di parole, saranno fatti.