Sanifonds, 39 mila dipendenti nel caos Pronti 5,2 milioni, ma non ci sono informazioni
Polemiche senza fine
Dopo l'articolo uscito sull'Adige di mercoledì la polemica riguardante Sanifonds non si è placata. Anzi. Riuscire a fare chiarezza non è facile: versioni diametralmente opposte, punti di vista differenti, interpretazioni soggettive, comunicazioni ufficiali o non fatte o fatte in fretta senza un perché. Comunque ci proviamo. Al centro di tutto c'è Sanifonds, un fondo sanitario integrativo che coinvolge, anzi coinvolgerà, anzi dovrebbe coinvolgere la bellezza di 39 mila persone. Trentanovemila dipendenti pubblici (Provincia, Comune, Apss, Case di Riposo) del Trentino che vi accederanno pagando 128 euro. Anzi, non pagando visto che la quota è a carico del datore di lavoro (soldi pubblici) e quindi nessuno, che aderisca o meno, vedrà mai quei soldi in busta paga. Il fondo, ad oggi, è sostanzialmente vuoto, ma a breve (non siamo poco precisi noi, nessuno sa quando) conterrà 5 milioni e 250 mila euro. Queste, in buona sostanza, le uniche tre certezze: un fondo che si chiama Sanifonds, 39 mila persone coinvolte, oltre 5 milioni di euro.
La quarta certezza è il nome del presidente della "cassa", ovvero Roberto De Laurentis. Lui, uomo del fare, dell'organizzazione, della concretezza, è indispettito dalla situazione che si è venuta a creare: «Mi chiede dell'11 gennaio? È una data che non mi dice assolutamente nulla. Ci hanno già chiamati per sapere come si effettuano i rimborsi, ma ad oggi non possiamo dire nulla perché non si sa nulla. Il fondo, oggi, è sostanzialmente vuoto. Sto assistendo a una caciara indegna».
L'11 gennaio, vi chiederete: cosa rappresenta questa data? Si tratta di una delle poche cose scritte nero su bianco, ed è pure quella che ha creato maggior agitazione e polemica. Il 21 dicembre scorso l'Apss ha inviato ai propri 8.000 dipendenti la Fast News, una comunicazione ufficiale con novità, notizie, indicazioni. Il titolo del terzo punto è «Sanifonds, entro l'11 gennaio va comunicata la non adesione». Poi qualche riga con i vari passaggi degli accordi e un link, funzionante solo dai computer aziendali, per scaricare il modulo da consegnare agli uffici stipendi per chi non volesse aderire. In chiusura si dice che «sono state richieste a Sanifonds un numero di telefono e un sito per avere informazioni più specifiche e verranno comunicati ai dipendenti non appena disponibili». A oggi quel numero di telefono e quel sito restano sconosciuti per gli ottomila dipendenti. La Fast News si chiude senza un indirizzo email, come avviene di prassi, per avere ulteriori informazioni.
Questa comunicazione getta nel caos 8.000 persone prima e altre 31.000 (gli altri dipendenti pubblici) poi. In Comune e in Provincia, ad esempio, nessuno ha ricevuto alcuna comunicazione su questo fondo. «Siamo già iscritti?»; «Come si fa a non aderire?»; «Come funzionano i rimborsi?»; «A chi devo chiederli?» sono alcune delle domande che i dipendenti si pongono, come confermano alcuni rappresentanti dei sindacati (vedi articolo sotto). Ma perché l'Apss ha inviato una comunicazione in fretta e furia spiegando come si fa a non aderire? Cesare Hoffer di Nursing Up prova a interpretare: «Forse il mondo della sanità è un po' più reattivo rispetto ad altri e forse sarà anche il periodo di nervi scoperti. Poi nella sanità c'è la maggior polemica per Sanifonds: basti pensare che solo Cgil e Cisl hanno firmato l'accordo e loro rappresentano solo il 30% dei lavoratori sindacalizzati. Tutte le altre sigle della sanità hanno detto no». Pierachille Dalledonne della Cisl (favorevole a Sanifonds) non capisce: «L'Apss con quella newsletter ha messo fretta e non si capisce perché. Ho chiesto anche a Luciano Flor dove sia nata l'esigenza di quell'11 gennaio, mi ha detto che verificherà».
Cosa accadrà ora? Non possiamo che chiederlo al presidente De Laurentis. «La prima cosa da capire, già questa mattina, è cosa sia successo e perché, senza alcuno scarica barile. Forse qualcuno ha voluto fare il furbo per farsi bello, ma non deve funzionare così. La parte sindacale e la parte esattoriale pubblica hanno fatto accordi ma nessuno sa nulla. Stupisce che chi fa questi accordi sia anche chi siede in consiglio di amministrazione. Comunque tutto ciò dipende da scarsa capacità organizzativa e se ci fosse qualcosa di privato non ci sarebbe di sicuro tutto questo caos. Noi ad oggi abbiamo in mano un file con 39.106 nominativi di dipendenti. Poi di ufficiale non c'è altro. Il cda è provvisorio e l'assemblea dei soci deciderà». Quando sarà l'assemblea? De Laurentis sospira. Immaginiamo stia anche scrollando la testa. La data non c'è, non si sa.
I SINDACATI
Quando a domande molto ovvie e banali non ci sono risposte chiare e immediate, anzi spesso contrastanti, allora si capisce la confusione regna sovrana. Mentre i sindacati discutono ancora nel merito (nomenclatore, adesione, rimborsi, ticket), le domande che si fanno 39 mila dipendenti pubblici sono molto più pratiche. In 8 mila, quelli dell'Apss, si chiedono cosa debbano o meglio cosa convenga loro fare entro lunedì 11 gennaio. Gli altri 31 mila, molto banalmente, non si fanno domande perché nessuno li ha informati di nulla. Forse sanno di essere iscritti in automatico a Sanifonds, ma la questione non si ferma certo all'adesione: con il fondo hanno un rimborso su una visita dal dentista? Possono recarsi da qualsiasi dentista o solo da quelli aderenti? E chi sono quelli aderenti? A chi, quando e come devono consegnare la ricevuta della visita? Quando avviene il rimborso? Domande alle quali, ad oggi, nessuno, tra favorevoli e contrari al fondo, sa rispondere. Le certezze sono che i 128 euro sono «gratuiti», ovvero nessun dipendente avrà un prelievo nella propria busta paga.
A riassumere bene la situazione è Paolo Panebianco della Fenalt: «Cerco di essere onesto e sincero: i dipendenti pubblici hanno due scelte. Una è non aderire: chi sceglie questa opzione lo fa per una questione etica, di principio, addirittura politica. L'altra è fare una scelta pratica e pragmatica, ovvero dire "quei duecento euro potrebbero fare comodo, l'adesione è gratuita e non si rischia nulla, almeno per quest'anno resto e sfrutto questo fondo". Poi ovviamente noi invitiamo a fare la prima scelta, perché Sanifonds è un gran pasticcio».
Ma perché si è arrivati al punto di non sapere nulla (non intendiamo i giornali, ma chi è coinvolto direttamente) sulle questioni organizzative, pratiche, quotidiane di questo fondo realizzato con oltre 5 milioni di euro pubblici?
«Non è stata fatta alcuna informazione in merito - prosegue Panebianco -, nemmeno da chi ha firmato l'intesa. Questo è paradossale. Dopo la Fast News si è creato il panico perché tanti vogliono sapere ma non sanno a chi rivolgersi. Sono nate anche leggende metropolitane sul fondo. I meccanismi dei rimborsi non sono chiari: ad esempio per avere i 200 euro di rimborso all'anno bisogna in realtà spenderne 400. Per alcune spese grosse conviene quindi detrarre dal 730. Poi: perché dipendenti che prendono 800 euro al mese e dirigenti che ne prendono 14.000 contribuiscono in maniera uguale? E chi gestirà il fondo, che costa 400 mila euro all'anno? Laborfonds, si dice, ma quindi ci dovranno essere assunzioni: quante? E intorno a tutto ciò c'è anche la politica, con una polemica targata Pd».
A proposito di Pd: Pierachille Dalledonne si rivolge a Monica Ioris, che sull'Adige di ieri ha sollevato la questione. «Ora ci mancava anche un'esponente del Pd che invita a non aderire a Sanifonds: la storia di questa "cassa" è stata travagliata, ma ora non ne possiamo più di disinformazione e di chi innesca dubbi e paure. Non è un'assicurazione privata, è un fondo nel quale la Provincia versa per i suoi lavoratori per un sistema di welfare aggiuntivo e non sostitutivo».
Dalledonne, sottolineando che chi fa parte del cda lo fa gratuitamente, invita «l'Azienda Sanitaria ad allungare i tempi per non aderire, visto che la Provincia non ha ancora indicato nessun termine».
L'ACCORDO
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LA PROVINCIA
Ecco il comunicato emesso oggi pomeriggio dalla Provincia dopo i nostri servizi:
«Sanifonds Trentino» è un nuovo strumento di sanità integrativa che interessa attualmente i dipendenti della Provincia autonoma di Trento (e dei suoi enti strumentali pubblici), dei Comuni e delle Comunità, delle Aziende pubbliche servizi alla persona. Al Fondo Sanitario Integrativo sono iscritti d’ufficio tutti i dipendenti di questi enti, «salvo diversa indicazione scritta da parte del lavoratore».
Attualmente è in corso la fase che porterà alla effettiva attivazione del fondo, prevista nei prossimi mesi.
Per l’avvio dell’attività operativa di «Sanifonds» un adempimento necessario è la comunicazione al fondo dei nominativi dei dipendenti che vi aderiscono. Su questo punto ogni ente sta procedendo autonomamente fornendo al fondo l’elenco dei propri dipendenti.
Per ragioni organizzative, dovendo comunicare al fondo i nominativi dei propri dipendenti, l’Azienda provinciale per i servizi sanitari, ha individuato la data dell’11 gennaio come scadenza per comunicare l’eventuale volontà di non aderirvi. Va detto che, comunque, la decisione di non aderire al fondo può essere manifestata dal dipendente in qualsiasi momento. In ogni caso, anche l’azienda sanitaria posticiperà il termine al 31 gennaio 2016.
Inoltre va ricordato che l’adesione al fondo non comporta per il dipendente alcuna spesa, e, grazie all’iscrizione d’ufficio, nessun adempimento amministrativo. Per contro invece chi è iscritto al fondo può beneficiare dei rimborsi - previsti dagli accordi che ne regolano l’operatività - che copriranno parte delle spese sostenute per prestazioni non coperte, o coperte in parte, dal servizio sanitario o da altri enti pubblici. Nel caso in cui il dipendente pubblico decida di non aderire al fondo dovrà quindi comunicarlo per iscritto e non potrà beneficiare dei rimborsi previsti dagli accordi. La mancata adesione non comporta però vantaggi né diretti né indiretti di alcun tipo. All’iscrizione del personale seguirà il versamento da parte dell’ente-datore di lavoro delle quote di adesione e, successivamente, l’apertura delle procedure per la presentazione della documentazione prevista per le richieste di rimborso. Le richieste di rimborso riguarderanno le spese per prestazioni sanitarie fruite a partire dall’1 gennaio 2015, per espressa previsione del nomenclatore approvato da «Sanifonds» nel 2015.
Va infine ricordato che l’istituzione di «Sanifonds Trentino» nasce da una iniziativa delle parte sociali, datoriali e sindacali, finalizzata a introdurre l’assistenza sanitaria integrativa nei settori dove questa non esisteva (pubblico impiego in primo luogo, ma non solo) e a promuoverne l’utilizzo «territoriale» dove già esistente. I fondi sanitari integrativi sono infatti un istituto in genere previsto dalla contrattazione collettiva nazionale o aziendale che appartiene alla categoria dei cosiddetti «fringe benefits» o «retribuzioni in natura». Ciò significa che all’interno della contrattazione, sia pubblica che privata, una parte di risorse destinabili alla retribuzione è invece finalizzata alla copertura di prestazioni sanitarie, con vantaggi di carattere fiscale e contributivo. Infine è il caso di precisare che «Sanifonds Trentino» rispetta pienamente la normativa che disciplina la materia.