Comelli verso la presidenza del Soccorso alpino

Gino Comelli, 62 anni a maggio, un'istituzione nel mondo del soccorso della valle di Fassa ma non solo, guida alpina e tra i fondatori dell'Aiut Alpin Dolomites, potrebbe essere il prossimo presidente del Soccorso alpino trentino. Davanti alla sua candidatura anche l'attuale presidente Adriano Alimonta sembra pronto a fare un passo indietro. «Me lo ha detto lui stesso - rivela Comelli - che se avessi accettato lui si sarebbe messo da parte». L'appuntamento con le elezioni è per il 23 febbraio.
Come è arrivato a questa scelta di accettare la candidatura?
Prima, quando ero capostazione, era una questione di tempo. Ora il tempo lo avrei. Sono nel soccorso alpino dal 1980 e i ragazzi mi hanno detto che questo sarebbe il mio ultimo gradino. In effetti li ho fatti tutti. Da volontario a capostrazione. E poi istruttore, istruttore nazionale, soccorritore d'elicottero, tecnico. 
E Alimonta cosa dice?
Ci siamo parlati, lui dice che sarebbe contento di riposare un po', ma ovviamente non vuole lasciare a chiunque. Mi ha detto che ci fossi io....Ci vuole una figura carismatica. 
La sua elezione sarebbe un successo anche per l'intera valle, per una zona che a livello di cariche non ha mai avuto grandi riconoscimenti?
E infatti sono proprio i miei uomini i miei più grandi sponsor. Dall'Alta valle di Fassa non c'è mai stato nessun consigliere e nessun presidente del soccorso alpino e questo nella storia di tutto il soccorso. All'inizio, negli anni ?50 e 60, i problemi erano legati agli spostamenti, poi c'era la questione della mancanza di tempo per l'elevato numero di interventi. Quest'anno, come Alta Val di Fassa, ne abbiamo fatti 130, siamo tra i cinque primi centri in Italia insieme a Courmayeur, Cortina e la val Gardena. Ora la stazione è ben diretta e io ho tempo. Ma non è solo quello, vorrei anche mettere a disposizione quel bagaglio immenso di esperienza.
Sul suo nome crede che le varie anime del soccorso alpine si ricompatteranno o ci sarà qualche divisione?
No, divisioni non credo. Qualcosa c'è, ma poco. Noi qui abbiamo capito sulla nostra pelle che il volontario è la cosa più importante della stazione. Le persone sono i pilastri. Sì, abbiamo super elicotteri, ma quello che fa la differenza è sempre la persona. Se non ci sono i volontari il soccorso non esiste e bisogna investire nei volontari e nella risorsa umana. Il Trentino è un promotore di questo, la solidarietà è data dall'uomo.
Negli ultimi anni però anche il soccorso alpino si è spostato verso il mondo dei professionisti.
Questo è vero, anche per un oggettiva esigenza. Però il volontario non ha perso importanza. Ci deve essere 24 ore su 24 e 365 al giorni all'anno. Il professionista che è abbinato alla macchina e ai mezzi non sempre c'è. Ovvio che quando c'è fa la differenza. Anche tra di noi c'è chi pende un po' da una parte e chi dall'altra, ma alla fine si trova una strada per lavorare tutti insieme.
Dalle sue parole sembra che lei penda più dalla parte dei volontari?
Io ho fatto il soccorritore dal 1980, quando l'elicottero non c'era. E lì era un'altra cosa, ci si muoveva in dieci ogni volta. Ora spesso quando arriva la chiamata basta che parta un volontario o due. Però gli uomini vanno motivati e bisogna far capire loro l'importanza del ruolo che hanno. Noi, in Alta Fassa, con 130 interventi, sappiamo che usciamo un giorno sì e due no. Ma chi fa venti interventi all'anno deve essere pronto comunque. 
Quale sarà il suo mandato se verrà eletto?
Cercare di ridare stimoli ai volontari, ai ragazzi che sono la colonna del soccorso. Senza di loro non si fa niente. Prendiamo ad esempio gli interventi in valanga. Posso avere due o tre professionisti, ma non bastano. Ho bisogno di 30- 50 volontari per sondare. Ecco, questo è quello che tutti devono capire.
Quello di membro del soccorso alpino rimane un ruolo che comunque attrae sempre i ragazzi?
Si, ogni anno ci sono cinquanta ragazzi nuovi che entrano. Io dico che siamo volontari un po' particolari. Per andare in montagna e fare questa attività pericolosa non bisogna essere normali. Bisogna essere eccezionali.

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