Reintegrato il professore licenziato per aver fatto da ragazzo pipì in un cespuglio
Reintegrato nel suo ruolo di docente di filosofia, con tanto di pagamento degli stipendi arretrati. Ottime notizie per Stefano Rho, il prof bergamasco licenziato per non aver riferito un vecchio "precedente penale" relativo a un fatto avvenuto 11 anni fa, quando venne pizzicato dai carabinieri a fare la pipì in un cespuglio. Oggi il giudice del lavoro di Bergamo gli ha dato ragione. E all’uscita dal tribunale, Rho era atteso da un gruppo di ragazzi che l’ha applaudito e abbracciato.
Rho è uscito sorridente dal tribunale. Anche se sottolinea: «Avrei voluto fare qualcosa per i colleghi nella mia stessa situazione». Poi ha subito voluto ringraziare chi gli è stato vicino: «In primis i miei studenti, sempre vicini, ma anche colleghi, personale Ata e tutti coloro che su più fronti hanno seguito la vicenda». Il docente era stato licenziato per non aver dichiarato come precedente penale, nel questionario richiesto dalla scuola, un’ammenda ricevuta per essere stato sorpreso a fare pipì di notte a bordo strada.
E se quella condanna (a un’ammenda) l’aveva portato a perdere il posto, una seconda condanna - quella per mendacio, successiva e collegata alla prima - l’aveva invece messo nelle condizioni di lavorare in queste settimane da licenziato. Per scontare la pena, infatti, Rho ha fatto 40 ore di alfabetizzazione per minori stranieri in una comunità di Sorisole: «Un’esperienza molto bella», ha commentato. Sulla vicenda oggi è intervenuta Elena Bernardini, segretaria generale della Flc-Cgil di Bergamo, a cui il professore Rho è iscritto: «Moltissimi (e in aumento) sono i casi simili a quello salito gli onori della cronaca. Ecco perchè inviamo un appello al presidente della Repubblica, ai ministri della Pubblica amministrazione, dell’ Istruzione, dell’Università e della Ricerca ma anche dell’Economia e delle Finanze e a tutto il Parlamento».
La Flc-Cgil invita lavoratrici e lavoratori a seguire alcune indicazioni e accortezze: in caso di dubbi sulla propria situazione è consigliabile richiedere al tribunale la visura del casellario, un documento gratuito e anonimo, che viene rilasciato all’interessato privo dei suoi dati anagrafici e che non può quindi essere esibito come certificazione. Però è completo, riporta anche quanto non appare sul certificato ufficiale, cioè tutte le informazioni che la Pubblica amministrazione può acquisire.