La Corte dei Conti presenta il conto a Grisenti «100 mila euro per i danni di immagine»
È un conto da 100 mila euro quello che la procura regionale della Corte dei conti ha presentato all’ex presidente dell’Autostrada del Brennero Silvano Grisenti
È un conto da 100 mila euro quello che la procura regionale della Corte dei conti ha presentato all’ex presidente dell’Autostrada del Brennero Silvano Grisenti.
Il procedimento contabile è l’ultima «coda» giudiziaria dell’inchiesta passata alle cronache come «Giano Bifronte».
Concluso il tormentato iter penale - dopo cinque processi, tra cui due passaggi in Cassazione, e pena definitiva di un anno di reclusione per corruzione, truffa aggravata e tentata violenza privata - l’apertura di un procedimento contabile era un fatto scontato, pur a fronte di problemi di giurisdizione. Non a caso nel suo atto di citazione in giudizio, il procuratore regionale Paolo Evangelista ha chiesto la condanna al solo risarcimento per i danni d’immagine arrecati non alla società Autobrennero, ma ai suoi soci trentini: Regione, Provincia e Comune di Trento.
La discussione - l’udienza è in calendario ad ottobre - sarà combattuta soprattutto sul terreno del diritto. I fatti sono ormai accertati e cristallizzati nella sentenza penale della Cassazione.
L’ex presidente dell’Autobrennero scivolò su qualche piatto di «polenta e luganeghe», consumato insieme agli amici dell’Upt in un ristorante al Cimirlo. La truffa era per aver utilizzato in tre occasioni la carta di credito dell’A22 per pranzi che invece erano di partito o comunque non legati ad attività svolta per l’autostrada. C’era poi l’imputazione di violenza privata per aver sollecitato alla cooperativa Ccc, con toni pacati ma facendo riferimento a possibili pesanti conseguenze, di non avviare un contenzioso al Tar.
Infine la corruzione era per aver sollecitato alla Collini, che aveva vinto un appalto per il casello di San Michele, lavori di progettazione in favore della società di cui il fratello di Silvano Grisenti era socio.
La citazione della procura regionale tocca di riflesso queste tre vicende penali. La corte dei conti - come ha stabilito la Cassazione - non ha giurisdizione su eventuali danni patrimoniali perché l’A22 non è un ente ma una società di capitali. Dovrebbe eventualmente essere la stessa Autostrada a citare in un giudizio civile il suo ex presidente per chiedere, per esempio, la restituzione di quanto speso per le cene al Cimirlo.
L’A22 sin qui non pare aver avviato azioni risarcitorie di questo tipo e dunque è difficile pensare che lo faccia in futuro. Alla Corte dei conti rimane la possibilità di chiedere il risarcimento di eventuali danni erariali per lesione all’immagine. Anche qui potrebbero esserci problemi di competenza, non a caso il procuratore regionale Evangelista nell’atto di citazione sottolinea che la richiesta è per i soli danni d’immagine arrecati agli enti trentini soci di A22. Il conto è salato - 100 mila euro - ma secondo la procura commisurato al notevolissimo e ripetuto risalto che l’inchiesta «Giano Bifronte» ha sempre avuto sui media locali che ad indagini e successivi giudizi penali hanno dedicato decine di pagine di giornale e di servizi televisivi.
È facile prevedere che il legale di Grisenti, l’avvocato Vanni Ceola, anche sul terreno contabile darà filo da torcere. La difesa sarà su più livelli, dal contestare la giurisdizione della corte dei conti fino al negare che Regione, Provincia e Comune abbiano avuto «di riflesso» un danno d’immagine.
Intanto a giugno si discuterà in appello la causa di lavoro vinta da Grisenti contro la Regione: il suo licenziamento, deciso dopo il passaggio in giudicato della sentenza penale, era stato giudicato illegittimo dal Tribunale.