Niente contratto alla prof perché lesbica Istituto Sacro Cuore di Trento condannato
Condannato dal Tribunale di Rovereto l'Istituto paritario Sacro Cuore di Trento per discriminazione nei confronti di una insegnante cui era stato chiesto di smentire voci per le quali avrebbe intrattenuto una convivenza sentimentale con un'altra donna.
Al rifiuto dell'insegnante di accettare ingerenze nella propria vita privata da parte del datore di lavoro, alla donna l'allora dirigente dell'Istituto aveva almeno chiesto di impegnarsi a "risolvere il problema", ricorda il legale della docente, l'avvocato Alexander Schuster. Tale proposta suscitò l'indignazione della docente, la quale non venne riassunta e perse il diritto ad ottenere la conversione del proprio contratto in un rapporto a tempo indeterminato.
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Il giudice di Rovereto ha riconosciuto come l'istituto stesso cambiò nel giro di pochi giorni la propria versione dei fatti più volte, inclusa quella per la quale l'insegnante avrebbe turbato i propri alunni con discorsi inappropriati sul sesso. Ha inoltre accolto le domande della Cgil del Trentino e dell'Associazione radicale Certi diritti di accertare "il carattere di discriminazione collettiva delle diverse dichiarazioni rilasciate dall'Istituto con le quali si rivendicava il diritto di non assumere persone omosessuali, ritenute inidonee ad avere contatti con minori".
L'Istituto Sacro cuore è stato così condannato a risarcire 25.000 euro alla docente per danni patrimoniali e non patrimoniali e 1.500 euro a ciascuna delle organizzazioni ricorrenti. "È il primo caso di condanna mai pronunciata per discriminazione individuale per orientamento sessuale e la seconda per discriminazione collettiva" sottolinea l'avv. Schuster. "Si tratta - aggiunge - della prima sentenza che condanna per discriminazione un'organizzazione di tendenza dopo l'entrata in vigore della normativa antidiscriminatoria del 2003".
L'intervista
Tutta la vicenda era partita dopo questa intervista all'insegnante: leggila.
Il comunicato stampa dell'avvocato
Su incarico e nell’interesse della cliente, si rende noto quanto segue. Con ordinanza comunicata alle parti il 22 giugno 2016 e che si rende nota oggi, il Tribunale di Rovereto (TN) ha fatto chiarezza sul caso assurto alle cronache nazionali nel mese di luglio 2014 in merito alla discriminazione subita da una docente, condannando l’Istituto Figlie del Sacro Cuore di Gesù, scuola paritaria di Trento. Il ricorso è stato presentato nel 2015 dall’insegnante e per i profili di discriminazione collettiva dalla CGIL del Trentino e dall’Ass. radicale Certi diritti.
Dichiarazione della prof
«Nel tentativo di difendersi, l’Istituto mi aveva anche accusata sul TG1 e altrove di aver turbato studenti con discorsi impropri sulla sessualità. In giudizio l’Istituto ha addirittura rinunciato a dimostrare queste falsità. Con questa decisione lo Stato italiano garantisce il diritto mio e di ogni altra persona a non essere discriminata. La dignità di ogni lavoratore è un principio supremo della Costituzione repubblica»
Reazioni
- L'Altra Europa con Tsipras chiede l'immediata sospensione del finanziamento della Provincia di Trento all'istituto Sacro Cuore e l'utilizzo dei fondi destinati alla scuola paritaria per sostenere le scuole pubbliche della città. La richiesta dopo la condanna per discriminazione asessuale da parte del Tribunale di Rovereto nei confronti dell'istituto paritario di Trento. "Resta forte - si legge in una nota - la perplessità sulle dichiarazioni di Ugo Rossi che, all'epoca, nel riferire gli esiti di un'ispezione tecnica, dava rassicurazioni sull'inesistenza di ogni forma di discriminazione. Avendo letto i verbali dell'ispezione non c'erano dubbi già lì e allora della discriminazione subita dalla docente".
- «Si tratta di una sentenza importante che ribadisce come il diritto alla libertà di religione non significhi “diritto” a discriminare. Un concetto che nel nostro Paese è bene ripetere spesso». Ha accolto così il segretario dell'Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti (Uaar), Stefano Incani, la notizia che il giudice del lavoro di Rovereto, in Trentino Alto Adige ha condannato una scuola paritaria cattolica per aver discriminato un’insegnante in base al suo presunto orientamento sessuale. «Per noi dell'Uaar si tratta di un atto dovuto anche in considerazione del fatto che le scuole paritarie ricevono cospicui fondi pubblici e a maggior ragione dunque non possono porre in essere differenze di trattamento che violano la legge».
- "Una sentenza importante, una parola definitiva su una storia che deve riaprire un dibattito politico". A dirlo è Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay. "Non solo il giudice sottolinea il carattere diffamatorio della difesa dell'istituto, al punto da riconoscere un danno collettivo, ma soprattutto si mette in chiaro che nessuna convinzione religiosa può legittimare la discriminazione di una persona gay, lesbica, bisessuale o trans, anche all'interno di un luogo che su quella religione è fondato. Un punto tutt'altro che banale,perchè proprio su questo confine è inciampato il testo di legge contro l'omotransfobia, fermo da anni al Senato e pasticciato con cavilli ed eccezioni che paradossalmente reiterano la discriminazione anzichè contrastarla". "La parola dei tribunali - conclude - ancora una volta striglia la politica e sottolinea l'urgenza di riaprire la discussione sul testo della legge contro l'omotransfobia, liberandolo da zavorre contrarie al buonsenso e che con ogni probabilità porterebbero alla chiamata in causa delle Alte Corti. La politica recuperi il proprio ruolo e faccia tesoro delle indicazioni dei tribunali per approvare leggi giuste ed efficaci, libere da equilibrismi e ragionamenti di opportunità".
- "La decisione assunta dal Tribunale di Rovereto sul caso della docente dell'Istituto Sacro Cuore riafferma un importante principio: un istituto religioso, nonostante sia portatore di una tendenza, non può discriminare i propri insegnanti sulla base del loro orientamento sessuale, in quanto questa sfera riguarda esclusivamente la dimensione privata del lavoratore e della lavoratrice". Commentano così il segretario generale della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli, e Gloria Bertoldi della segreteria confederale, che ha seguito il caso, la sentenza del Giudice del lavoro di Rovereto. "Per noi è una significativa affermazione che riconosce i diritti e la dignità dei lavoratori contro ogni forma di discriminazione. Al di là dell'importante riconoscimento del danno e della discriminazione subita dall'insegnante, c'è un'affermazione che va oltre il singolo caso e assume una portata generale".