Vita coniugale burrascosa, niente permesso per il fucile
Lo ha stabilito il Tar respingendo il ricorso con cui si chiedeva l'annullamento del provvedimento con cui il questore aveva revocato la licenza di porto fucile per uso tiro a volo
Niente porto d'armi a chi ha una vita coniugale burrascosa. Lo ha stabilito il Tar respingendo il ricorso con cui si chiedeva l'annullamento del provvedimento con cui il questore aveva revocato la licenza di porto fucile per uso tiro a volo. Secondo la difesa la situazione di grave crisi coniugale non sarebbe stata sufficiente a giustificare l'adozione del provvedimento impugnato. Il titolare del permesso sarebbe infatti persona integerrima ed equilibrata, tanto che al momento della separazione i figli erano stati affidati a lui. Argomenti che però non hanno convinto i giudici.
Il Tar ricorda che «il porto d'armi non costituisce oggetto di un diritto assoluto, rappresentando invece eccezione al normale divieto di portare le armi, e che esso può essere riconosciuto soltanto nei confronti di persone riguardo alle quali esista la perfetta e completa sicurezza circa il buon uso». Nel caso specifico i provvedimenti «appaiono congruamente motivati, laddove - oltre a richiamare l'adozione dell'ammonimento orale e le sue conseguenze in materia di armi e munizioni secondo la nuova disciplina, rilevano l'inequivocabile stato di grave crisi e tensione coniugale tale da determinare la necessità di prevenire la commissione di reati e da porre al contempo seri e fondati dubbi in ordine alla capacità di buon uso delle armi».