La figlia: offesa e minacciata di morte A processo papà, mamma e sorella
Di denunce per molestie e minacce sono pieni i tribunali. Nel corso della vita, del resto, può capitare di incappare in persone che pensano di risolvere i problemi non attorno ad un tavolo ed in maniera civile, ma a suon di insulti e di colpi bassi, dai dispetti alle aggressioni verbali.
Quando a «comportarsi male» sono i familiari, la questione diventa delicata. Ancor più delicata e dolorosa è la vicenda che è arrivata ieri in aula: la vittima è una 50enne della val di Fiemme; imputati per stalking sono la mamma, il papà e la sorella, che avrebbero ripetutamente dato della «schifosa» e della «bastarda» alla congiunta (altri insulti, più pesanti, non li pubblichiamo), minacciandola anche di morte.
È una storia lunga quasi sedici anni, che ha come sfondo una casa in cui vivono genitori e figlie, a piani diversi e divisi per proprietà. Come avviene in ogni condominio, ci sono delle aree in comune, come il giroscale ed il piazzale, e la convivenza di più nuclei non è sempre rose e fiori.
Nel caso arrivato ieri in tribunale a Trento, ci sarebbe stato un accanimento particolare contro una donna, il marito ed i figli minorenni, da parte non di estranei, ma dei genitori della signora e della sorella. Anni di «guerre» intestine con dispetti, rumori molesti, offese, al punto che la vittima ha deciso di presentare denuncia per stalking, in quanto è stata costretta a cambiare le abitudini sue, dei marito e dei figli, pur di evitare di incontrare la famiglia d'origine, con uno stato grave di ansia e di paura. La vittima anni fa aveva anche tentato di vendere l'appartamento in cui abita, ma gli imputati avrebbero spaventato gli acquirenti, che pretesero la restituzione della caparra.
Nella storia ci sono tutti gli ingredienti di una vita d'incubo. C'è il capitolo dei rumori molesti, soprattutto negli orari in cui il marito della vittima, che lavora su turni, era solito riposare: non si tratta solo del disturbo recato dallo sbattere i tappeti e dallo spostamento dei mobili, ma anche dell'accensione di una motosega a scoppio all'interno del giroscale. Era accaduto nel settembre di due anni fa: all'ennesimo rumore improvviso (una cassetta della legna buttata contro la porta dell'appartamento), la vittima si era affacciata al giroscale ed era stata insultata e minacciata di morte dalla sorella. «Ti uccido» le era stato detto.
C'è la parte relativa ai dispetti, come l'opporsi al rifornimento dei gasolio perché l'arrivo dell'autocisterna non era stato «autorizzato» dagli imputati.
Ci sono urla ed ingiurie quasi quotidiane, con minacce che, dette da familiari, fanno davvero male. In un'occasione sarebbe stato il padre, come emerge dalla denuncia, ad incitare la sorella della vittima: «Perché non l'hai ancora ammazzata?» avrebbe detto. Sempre l'uomo, come emerge dalla testimonianza, aveva detto alla figlia che l'avrebbe dovuta uccidere già alla nascita, soffocandola.
L'atteggiamento ostile ed aggressivo degli imputati era anche verso i figli della vittima, ossia i loro nipoti. Dopo anni di dura sopportazione (e addirittura di cure mediche per controllare lo stato di ansia) la donna ha presentato denuncia. Non deve essere stato facile portare davanti ad un giudice i genitori e la sorella: l'ha dovuto fare anche per salvaguardare i figli, ancora piccoli.