Uccise un clochard in stazione Preso poliziotto fuggito in Colombia
Aveva deciso di cambiare vita aprendo un’agenzia di viaggi a Bogotà, forse convinto di aver maturato una certa esperienza sugli spostamenti da una nazione all’altra durante i due anni di latitanza in giro per il Sudamerica.
Emiliano D’Aguanno, ex poliziotto della Polfer di 35 anni, è stato catturato tre giorni fa dagli agenti della Squadra mobile di Milano e dell’Interpol che lo cercavano dal primo ottobre 2014, ovvero da quando la Cassazione ha emesso la sentenza definitiva per l’omicidio di Giuseppe Turrisi, il clochard di 58 anni che il 6 settembre 2008 è stato ucciso durante un pestaggio negli uffici della Polfer all’interno della stazione Centrale di Milano.
Dodici anni per omicidio preterintenzionale per D’Aguanno e per il collega Domenico Romitaggio, 29 anni, che però si è consegnato il giorno dopo e da allora sta scontando la pena in carcere.
D’Aguanno, invece, a settembre 2014 ha preso un biglietto aereo per Madrid e si è spostato a Buenos Aires, dall’Argentina è salito su autobus diretto in Ecuador e da lì ha raggiunto a piedi la Colombia.
Da quel momento ha provato a costruirsi una nuova vita, senza però riuscire ad abbandonare un’eterna passione: il calcio.
È stata questa debolezza a tradirlo. «Aveva iniziato a giocare con una squadra di calcio universitaria di Bogotà, la Cun, che ha inserito la sua scheda su Internet - ha spiegato Lorenzo Bucossi, dirigente della Squadra mobile milanese - Del resto nessuno poteva immaginare il suo passato.
E così è scattato l’alert che ha ci ha permesso di individuarlo. In tre mesi abbiamo concluso le indagini e tre giorni fa i poliziotti lo hanno bloccato al campo dove avrebbe dovuto giocare una partita».
D’Aguanno non ha opposto resistenza, ha mostrato i documenti e ha seguito i suoi ex colleghi. «È un pò cambiato da allora, è più magro e con i capelli lunghi raccolti in un codino - ha continuato Bucossi - Viveva in un monolocale del centro, si manteneva dando lezioni di italiano e si era iscritto all’università. Aveva ottenuto prima un permesso di soggiorno per studente e poi una carta d’identità. Tra i suoi progetti futuri c’era l’apertura di un’agenzia di viaggi».
L’omicidio del clochard sarebbe nato da una discussione banale avuta con i due poliziotti che, secondo quanto riportato in sentenza, «nutrivano astio» nei suoi confronti. «È stato un pestaggio debordante e selvaggio», disse il sostituto procuratore generale della Cassazione Pasquale Fimiani alla lettura del verdetto emesso dalla V sezione penale.
«C’è un fotogramma - spiegò - che mostra il povero Turrisi mentre entra vivo, con i suoi piedi, nella stazione dell’ufficio della Polfer. Rimase per 35 minuti in balia dei due», dalle 20.05 alle 20.40, «e se non fosse stata disposta l’autopsia dal pm di turno, non saremo qui a processo perché nell’annotazione redatta dai due agenti si dava notizia solo di un barbone che si era sentito male e poi era morto».
Il senzatetto, che frequentava la stazione da tre anni, morì poco dopo il trasporto in ospedale, gli fu fatale «un calcio sferrato con gli anfibi che ha causato delle emorragie interne».
D’Aguanno e Romitaggio finirono anche in carcere nell’aprile nel 2009 per omicidio volontario ma poi tornarono in libertà e attesero la sentenza finale. Il 15 luglio 2011 la corte d’Assise aveva condannato per omicidio preterintenzionale a 10 anni solo D’Aguanno, mentre per Romitaggio l’accusa era caduta ed era stato condannato a tre anni per falso (in relazione all’annotazione di servizio stilata dopo l’aggressione) con la concessione delle attenuanti generiche.
Attenuanti che in appello non sono state riconosciute a nessuno dei due e i giudici (seconda sezione penale, presidente Anna Conforti) hanno condannato entrambi per omicidio preterintenzionale a 12 anni.