Guai per le trasferte fantasma a favore degli invalidi
Il rimborso spese per le trasferte, pari a 750 euro al mese, gli ha portato nelle tasche 27mila euro in tre anni. Denaro che non gli sarebbe spettato. Con l’accusa di truffa è finito nei guai il commissario pro tempore dell’Associazione nazionale mutilati ed invalidi civili, l’Anmic di Trento: davanti al gup Marco La Ganga, ha scelto di patteggiare.
L’uomo, 71 anni, era stato nominato commissario nel 2013, ma il sospetto sui «rimborsi fantasma» è nato solo quest’anno, grazie ad un controllo effettuato dalla polizia nell’ambito di periodici accertamenti sulle associazioni. Come è possibile che la stessa Anmic non si fosse accorta di nulla, nei due anni precedenti? Semplicemente perché non sarebbero risultate evidenti anomalie nella contabilità.
L’indagine è stata assai delicata, dato che si ipotizzava che qualcuno, all’interno di un’associazione che a livello nazionale è stata riconosciuta Ente morale con decreto del Presidente della Repubblica, avesse tenuto un comportamento poco limpido. Il ruolo dell’ente è prezioso per gli invalidi che possono fare riferimento alla sede di via Benevoli per chiedere un aiuto, un’informazione, una consulenza.
Gli investigatori della squadra mobile hanno innanzitutto vagliato la documentazione, poi sentito alcuni collaboratori per chiarire la situazione. È stata importante la testimonianza del personale degli uffici amministrativi, che ha confermato che non sarebbero emerse anomalie rispetto alla precedente gestione dell’ente. Questo perché i 750 euro chiesti dal commissario pro tempore come rimborso spese per le trasferte non differivano di molto da quanto in passato spettava come indennità ai suoi predecessori. Ma c’è una differenza sostanziale, come gli investigatori hanno evidenziato nel corso dell’indagine, che ha portato ad una svolta penale della vicenda: il commissario pro tempore non si sarebbe mai mosso dalla scrivania o, comunque, non si sarebbe mai spostato in auto per così tanti chilometri per motivi di lavoro. Le trasferte dichiarate sarebbero state inesistenti. L’imputato accusato di truffa ha deciso di chiudere questa vicenda con un patteggiamento: quattro mesi di reclusione e 200 euro di multa, pena sospesa.
Il settantenne, che ha ricoperto la carica di commissario fino alle dimissioni nel marzo 2016, era stato al centro di un’interrogazione presentata a giugno dal consigliere provinciale del Movimento 5 Stelle Filippo Degasperi, per sapere se la Provincia fosse al corrente delle motivazioni delle dimissioni, e se fossero arrivate segnalazioni di anomalie nella gestione dei finanziamenti ottenuti dall’Anmic di Trento. Nella risposta, l’assessore provinciale Luca Zeni evidenziava che il Servizio politiche sociali svolge annualmente verifiche a campione sulla veridicità di quanto indicato a consuntivo dalle istituzioni private cui vengono concessi i contributi provinciali, che negli anni scorsi l’Anmic non è risultata fra le istituzioni sorteggiate per le verifiche. Tuttavia, ha concluso Zeni, «il Servizio politiche sociali non ha ricevuto comunicazione di alcuna anomalia».