Scuolabus, per il Cta addio appalto da 83 milioni Colpa di un omesso pagamento da 123 euro
Un omesso versamento contributivo da 123 euro e una guida in stato di ebbrezza fanno perdere al Consorzio trentino autonoleggiatori un appalto da 83 milioni di euro
Un omesso versamento contributivo da 123 euro e una guida in stato di ebbrezza contestata la sera del 24 dicembre - reati entrambi estinti - fanno perdere al Consorzio trentino autonoleggiatori, un appalto da 83 milioni di euro per quattro anni di servizio scuolabus sul territorio provinciale. Il Tar ha infatti respinto il ricorso presentato dal Cta che tuttavia continuerà a garantire almeno fino al 31 agosto 2017 il prezioso servizio di trasporto grazie ad un affido diretto da parte della Provincia.
La sentenza porta con sé un'altra, pesante, conseguenza per il Cta e le 118 aziende consorziate che partecipavano alla gara: ora la Provincia incasserà il deposito cauzionale da 1.675.000 euro versato per partecipare all'appalto. È una botta finanziaria pesante anche per un colosso che fattura ogni anno 23 milioni di euro.
Per capire i termini della vicenda - per alcuni versi paradossale - occorre tornare a febbraio, quando la Provincia al termine delle procedure di gara affida al Cta l'appalto per il servizio quadriennale di scuolabus. Ma nel corso delle successive verifiche, la stazione appaltante scopre un'anomalia nel modulo compilato da una delle 118 aziende consorziate. La legale rappresentante aveva correttamente riempito il modello, non così avevano fatto i due figli soci dell'impresa di trasporto. Questi ultimi non avevano indicato due condanne, bagatellari ma capaci di far saltare un appalto da 83 milioni.
Si trattava di un mancato pagamento contributivo di 123 euro del 2002 (reato nel frattempo depenalizzato) e una guida in stato di ebbrezza a ridosso del Natale 2012 da parte di uno dei fratelli soci dell'azienda (impiegato nel settore amministrativo e non autista di mezzi). Le due fattispecie di reato - sottolineava nel suo ricorso al Tar l'avvocato del Cta, Maria Cristina Osele - sono entrambe estinte.
Le due condanne, qualora fossero state dichiarate, non avrebbero portato alla "bocciatura" dell'offerta. Infatti la ditta continua a lavorare al servizio scuolabus affidato al Cta. L'omissione, però, ha portato all'annullamento dell'aggiudicazione dell'appalto milionario. Questo anche se la modulistica era ingannevole: sul modello compilato era prevista la dichiarazione da parte dell'amministratore dell'azienda «o» del socio di maggioranza (e così era stato fatto), ma sul bando di gara quella «o» era una «e»: dunque servivano le dichiarazioni di entrambi.
Il Tar, che in fase cautelare aveva sospeso il provvedimento impugnato, alla fine ha respinto il ricorso confermando dunque la revoca dell'appalto inizialmente affidato al Cta. Questo non ha conseguenze immediata sul servizio, comunque garantito per tutto l'anno scolastico. Conseguenze pesanti invece si prospettano per il Cta: in questi casi parte una segnalazione all'Anac, l'autorità anticorruzione (e ciò potrebbe essere d'ostacolo per partecipare ad una eventuale nuova gara). Inoltre la Provincia ora escuterà la fideiussione da 1,675 milioni di euro prevista come deposito cauzionale. Il Consorio ha le spalle larghe, ma certo si tratta di una gran brutta botta.
Non a caso nel giudizio al Tar il legale del Consozio aveva depositato documentazione contabile per dimostrare che il Cta rischiava di finire al tappeto. Su questo però il presidente del Cta, Lorenzo Laner, tranquillizza: «Non vedo problemi né per l'utenza, né per le nostre aziende - sottolinea - siamo solidi, fatturiamo 23 milioni di euro all'anno. Se necessario faremo un mutuo. Convocherò al più presto il cda per decidere il da farsi. Le strade sono due: presentare appello e proseguire il contenzioso visto che riteniamo di avere valide ragioni, oppure rinunciare e andare a nuova gara in tempi rapidi».