Le reazioni trentine alla morte di Fidel Juantorena: «Hasta siempre Comandante»
«Hasta la victoria siempre, Comandante». Così, questa mattina, il cubano più famoso e amato del Trentino, il fenomenale pallavolista Osmany Juantorena, ha salutato sul proprio profilo Instagram Fidel Castro. Aggiungendo: «Come hai detto in uno dei tuoi discorsi, la storia ti assolverà. Riposa in pace». La notizia della morte del Líder Máximo ha fatto il giro del mondo e le reazioni sono arrivate da tutti, a prescindere da come la pensassero sulla politica di una figura che ha fatto la storia del secolo scorso.
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Restando in ambito sportivo e pallavolistico locale, anche Rogelio Hernandez, ormai trentino d’adozione e conosciuto per aver allenato tante squadre locali di volley, dai tornei nazionali a quelli giovanili, dal maschile a femminile, è rimasto scosso dalla notizia. «Nel bene e nel male è stata una persona che ha segnato la mia generazione e deve essere rispettato. Personalmente ho tanti ricordi e pensieri contrastanti: non posso odiarlo, perché è un uomo che ha fatto grande Cuba. Ricordo i miei nonni, che abitavano in una casa con il pavimento di terra: Fidel ha cambiato loro la vita e ridato dignità alle persone. Prima il Paese era in mano agli americani, dopo la rivoluzione era in mano a cubani: meglio avere un “padrone” di casa propria, perché so che lotterà per gli interessi del suo popolo. Detto questo, ovviamente, il suo sistema era repressivo e basato sul controllo. Riconosco il suo carisma e la sua capacità intellettuale, era un leader ammirato da tantissimi. E questo lo dice una persona che se n’è andata da Cuba e che non era d’accordo con lui».
Molto colpito dalla notizia è anche Eugenio Izquierdo, 74enne ex ingegnere meccanico ora in pensione, che da undici anni vive a Trento. “La sua scomparsa è solamente fisica, la sua eredità resterà. Certo il colpo è stato durissimo questa mattina: il popolo cubano è in lacrime, per tutto il giorno ho guardato la televisione e ascoltato tante testimonianze. Fidel Castro è il padre non solo di Cuba, ma del continente, perché ha cambiato la nostra storia. Cosa cambierà ora? Nulla, e proprio in questo sta la grandezza di Castro”.
Chi si trova a L’Avana è il trentino Alex Bombardelli, che nell’isola lavora e vive, occupandosi di import ed export. E che una cubana l’ha anche sposata. Non una “qualsiasi”, tra l’altro, ma la nipote di quell’Alberto Granado reso celebre dal mitico viaggio in moto in sella alla «Poderosa» insieme a Ernesto Guevara. «Chiaramente la famiglia di mia moglie è molto colpita, vista anche la relazione personale che avevano con figli e nipoti di Castro per via di nonno Alberto, che ho avuto la fortuna di conoscere. Qui l’atmosfera è surreale, c’è una stranissima e inusuale tranquillità. I locali sono chiusi e ci saranno nove giorni di lutto nazionale. La notizia, d’altra parte, è stata scioccante, nonostante l’età e la malattia facessero capire che prima o poi sarebbe dovuta arrivare. Comunque, andando oltre l’ideologia politica, la figura di Fidel resterà per sempre nella storia».
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Un’altra testimonianza sul lutto cubano arriva da Silvano Tartarotti, segretario del circolo trentino dell’Associazione Italia-Cuba. «La morte di Fidel non può che lasciarci di stucco. Lui è stato l’emblema della rivoluzione, per tantissima gente un faro da seguire. Nella versione occidentale la sua è stata una dittatura, ma Cuba è un Paese sviluppato che non ha nulla a vedere con altri di quell’area. Poi, per capire la grandezza del Líder Máximo, basti pensare che Mandela, appena uscito dal carcere, ha scelto proprio Cuba per la prima visita».