Indumenti per Belgrado «Refresh» a Sociologia
Dal 23 al 27 febbraio il collettivo studentesco Refresh - quello che a Trento si è reso protagonista delle proteste contro i vertici dell’Università e della Provincia (accusati di sprecare soldi per la nuova biblioteca centrale e di pensare poco al bene degli iscritti all’ateneo) e dell’occupazione del Cial - andrà a Belgrado.
Si tratta di una trasferta annunciata. E gli studenti del collettivo sono a Sociologia hanno promosso la raccolta di indumenti che verranno portati all’associazione indipendente «Are You Syrious?» che si occuperà di trasportare i vestiti in Serbia.
«Per motivi di spazio e trasporto, possiamo raccogliere solo certi tipi di indumenti».
Vengono raccolti:
- guanti
- calze e calzini
- sciarpe
- cappelli e cappellini
Sono indumenti per maschi sopra i 14 anni».
Sono in gran parte minori non accompagnati e vivono in uno stato di totale abbandono privati della loro dignità, sprovvisti di cibo, elettricità e acqua corrente
«I confini degli Stati lungo la rotta balcanica stanno diventando sempre più impenetrabili - hanno scritto nei giorni scorsi. Questa è la volontà dell’Unione Europea, che lo scorso 18 Marzo 2016 ha siglato con la Turchia degli accordi in tale direzione.
Malgrado ciò, i muri, il filo spinato e i manganelli non sono riusciti ad arrestare questo flusso. L’area balcanica è ancora teatro di violenze, deportazioni, respingimenti, rastrellamenti e rapimenti ai danni dei/delle migranti che tentano di attraversarla.
Chi si trova in Serbia oggi cerca di muovere verso nord, imbattendosi in centinaia di chilometri di reti e filo spinato, pattugliati da polizia e civili fascisti e xenofobi ungheresi (talvolta assieme). Lungo i confini si verificano giornalmente respingimenti che vedono il ricorso indiscriminato a cani d’assalto, violenze sistematiche e pratiche di tortura.
Non è raro quindi incontrare migranti che raccontano di essere stati respinti più volte e che ora si trovano nella capitale serba abbandonati a se stessi, ostaggio delle infami politiche europee in materia di immigrazione.
Attualmente in condizioni igieniche disumane, tra spazzatura e fumi tossici dentro ai vecchi magazzini della stazione centrale di Belgrado, sono presenti circa seicento migranti di origine principalmente afgana o pakistana. Sono in gran parte minori non accompagnati e vivono in uno stato di totale abbandono privati della loro dignità, sprovvisti di cibo, elettricità e acqua corrente.
Ciò che viene loro faticosamente garantito è frutto del lavoro di gruppi di volontari indipendenti, di associazioni e di Medici Senza Frontiere che, nonostante le continue pressioni della polizia e del governo serbo, riescono a garantire loro un pasto al giorno e provano a sopperire alle enormi esigenze di chi si trova a vivere i condizioni disumane.
Lo scorso gennaio due compagni del Collettivo sono scesi a Belgrado, attraverso l’associazione veronese «One Bridge to Idomeni», che opera in loco organizzando staffette di volontari che da gennaio si sono impegnati a scendere ogni fine settimana per monitorare la situazione e per portare aiuti umanitari».
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