Docenti trentini: sono 9.000, di cui 6.500 di ruolo Stipendi, si punta al rinnovo del contratto fermo dal 2009
I docenti trentini sono a casa per il ponte di Pasqua, ma intanto politica e sindacati si stanno muovendo per loro. Il presidente Ugo Rossi ha annunciato lo stanziamento di 2,6 milioni di euro per pagare arretrati e scatti di anzianità a un migliaio di docenti, già nella busta paga di aprile. Poi è ufficialmente partita la trattativa per il rinnovo del contratto, fermo dal 2009.
Queste novità riguardano circa 9.000 persone, ovvero il personale docente che fa riferimento al Dipartimento scuola della Provincia. Di queste 6.500 sono di ruolo, mentre le rimanenti fanno parte del popolo dei precari e si dedicano a supplenze, lunghe o brevi, dovute soprattutto a malattie o maternità.
Quest'anno scolastico nelle varie classi della provincia ci sono 70.174 studenti, la somma di elementari, medie e superiori, ci sono 2.745 docenti alle elementari, 1.454 alle medie e 1.813 alle superiori. Non si tratta del numero massimo: il «picco» di personale è stato raggiunto quattro anni fa, mentre da allora (e verosimilmente per un bel po' di anni a venire) il numero di docenti sarà destinato a diminuire. Il calo demografico e il rallentamento dell'immigrazione, infatti, porteranno il totale di studenti a calare anno dopo anno: di conseguenza ci sarà bisogno di meno insegnanti e gli organici
Dal dipartimento della conoscenza di via Gilli, ma non si tratta certo di una novità visto che la politica dell'assessore competente e presidente Ugo Rossi è stata sempre indirizzata in questo senso, fanno sapere che l'obiettivo per i prossimi anni è duplice: da una parte ridurre costantemente e il più possibile la forbice tra personale di ruolo e precario, dall'altra investire sul capitale umano, aumentando qualità e competenze puntando sulla formazione.
Dal punto di vista economico i docenti hanno stipendi ovviamente differenti, a seconda del grado scolastico dove insegnano e, ovviamente, a seconda dell'anzianità.
Gli assunti in ruolo prima del 2012 avevano sette scatti di anzianità durante la loro carriera, i cosiddetti «gradoni». Dopo quella data sono diventati sei, con un accorpamento del primo e del secondo: in pratica se una volta il primo balzello in avanti dal punto di vista del trattamento economico avveniva dopo due anni (nella sostanza tre: si andava da 0 a 2, ma lo zero veniva conteggiato), ora avviene dopo 8 anni (nella sostanza nove perché il «gradone» va da 0 a 8 anni). Gli altri scatti sono rimasti fissi: il secondo (una volta terzo) va dai 9 ai 14 anni, il terzo dai 15 ai 20, il quarto dai 21 ai 27, il quinto dai 28 ai 34, il sesto dai 35.
Senza conteggiare gli scatti di anzianità e valutando solamente lo stipendio base esistono quattro tipologie differenti. Un insegnante delle elementari va dai 1.800 euro ai 2.700: si intende il minimo e il massimo mensile lordo, ovvero si va da un neo assunto a un «maestro» con 35 anni di anzianità. Con una cattedra alle medie lo stipendio aumenta: si va dai 1.950 euro ai 2.900. La differenza tra elementari e medie non è però proporzionale all'orario: alle primarie, infatti, il contratto parla di 24 ore settimanali, di cui 22 per l'insegnamento e 2 per la programmazione, mentre alle medie ci sono 18 ore settimanali tutte dedicate all'insegnamento.
Infine le superiori sono divise in due fasce: i diplomati vanno dai 1.800 ai 2.750 euro, i laureati dai 1.950 ai 3.050, senza differenze di sorta tra tipologie di istituto, ovvero professionali o licei.
Le mensilità sono tredici e per tutti, senza distinzione, va aggiunta l'indennità provinciale, che ammonta a circa 3.000 euro lordi (2.300 più 700 leggermente variabili).
«Rinnovo subito: più soldi ai prof»
Fermi dal 2009: e non serve fare grandi ricerche per rendersi conto che in questi 8 anni il mondo, scolastico e non, è cambiato radicalmente. Ecco perché l'esigenza di mettere mano al contratto dei docenti è sempre più forte: lo chiedono i professori stessi, i sindacati e anche la politica pare concordare sul fatto che ormai i tempi siano più che maturi per agire, nero su bianco. In Trentino, poi, a fine dicembre è stato firmato il nuovo accordo per i dipendenti pubblici, che ha riguardato tante categorie ad eccezione proprio degli insegnanti.
«Stiamo spingendo molto - racconta Cinzia Mazzacca della Flc Cgil - per accelerare le operazioni: ci siamo seduti al tavolo e ora abbiamo una bozza per il rinnovo della parte normativa. Non vogliamo attendere i movimenti a livello nazionale: i professori in Trentino sono di fatto dipendenti provinciali e quindi restano l'unica categoria esclusa dai rinnovi firmati qualche mese fa. Al tavolo con il presidente Rossi siamo riusciti a sederci alla condizione di mettere insieme la parte normativa e quella economica. Diciamo che l'iter è partito e c'è la volontà di tutti di sbloccare la situazione, anche perché i tempi lo impongono: dal 2009 sono cambiate moltissime cose e moltissime norme, basti pensare ad esempio alla sicurezza sui luoghi di lavoro».
Dal punto di vista economico, ovviamente, l'obiettivo dei sindacati è quello di veder lievitare le buste paga degli insegnanti. Ma anche il presidente Ugo Rossi ha lasciato degli spirargli, con la volontà di premiare i maggiori sforzi richiesti negli ultimi anni viste le novità, ad esempio, del trilinguismo e dell'alternanza scuola-lavoro.
«Per noi sarà fondamentale avere gli 85 euro di aumento mensile di cui si è parlato anche a livello nazionale e ottenuti anche per altre categorie. La cifra è media e indicativa, ci saranno ovviamente delle differenze, ma quella è una base di partenza».
Le tabelle alle quali fa riferimento anche la Provincia sono quelle nazionali e ministeriali. Poi, come autonomia «impone», ci sono delle variazioni e delle integrazioni.
«In sostanza rispetto ai tabellari c'è l'indennità provinciale, che ammonta a circa 3.000 euro annui lordi per tutto il personale insegnante».
Oltre agli aspetti economici si cercano convergenze anche dal punto di vista normativo.
«C'è la necessità, come detto, di adattarsi e adeguarsi alle novità degli ultimi anni. E poi qualcosa deve cambiare, ad esempio equiparando i diritti di chi ha un contratto a tempo indeterminato e di chi lo ha a tempo determinato. Pari lavoro e pari diritti si direbbe usando uno slogan: anche un supplente, che per il periodo di assunzione svolge esattamente gli stessi compiti dei colleghi di ruolo, deve avere lo stesso trattamento. Poi per quanto riguarda assenze, malattie o maternità ci deve essere un riferimento contrattuale che riunisca tutto il personale del comparto. Alcuni nodi riguardano anche le differenze che esistono tra gradi di istruzione: ad esempio a livello economico il trattamento per docenti di elementari e medie, che hanno anche delle differenze di orari su cui ragionare, dovrà cambiare».