La Sat non arretra di fronte ai biker «Pressioni forti, ma i sentieri si fanno a piedi»
«Pressioni forti, ma sentieri a piedi»
Non sembra placarsi l’ormai annosa polemica tra i biker e gli esponenti della Sat (Società degli alpinisti tridentini) in merito alla possibilità di utilizzare i sentieri di montagna quali tracciati per la mountain-bike. Nell’assemblea annuale degli alpinisti, tenutasi nella mattina di ieri presso il Teatro della Valle dei laghi di Vezzano, la questione è tornata a far discutere i quasi trecento delegati presenti, che hanno ribadito la propria contrarietà ad un’apertura generalizzata dei sentieri di montagna alle biciclette, avanzando problemi in merito alla sicurezza degli escursionisti, alla sostenibilità ambientale della pratica e alla conservazione dei percorsi in quota. La posizione è stata presa soprattutto in relazione al dibattito delle ultime settimane in merito alla possibilità di aprire alla ciclabilità i sentieri del Parco Adamello Brenta, in Val di Sole, quale opportunità di rilancio economico e turistico della zona.
Ad ogni modo, un richiamo ad un uso consapevole della mountain-bike è stato fatto per tutti i tracciati in quota e in relazione alla diffusione delle due ruote con motore elettrico, considerate pericolose soprattutto per i meno esperti, che impiegano la pedalata assistita per avventurarsi su percorsi che altrimenti sarebbero loro preclusi.
«Registriamo - ha detto il presidente Claudio Bassetti, a margine dell’assemblea - una forte pressione per quanto riguarda la possibilità di percorrere con le biciclette percorsi di ogni tipo, in relazione ad un domanda crescente da parte degli appassionati. Noi siamo disposti a ragionare assieme a cosa si può fare, e mettiamo a disposizione di un uso promiscuo alcuni tratti dei sentieri che abbiamo in gestione e che curiamo per conto di tutti. Ma ciò è possibile solo laddove viene garantita la sicurezza di chi li percorre a piede, la sostenibilità dell’ambiente e la tenuta del fondo. I rischio è che i conflitti si incentivino e vi siano incidenti, e questo per noi è inaccettabile: la rete sentieristica è nata per chi la percorre a piede, mentre vi sono centinaia di chilometri di mulattiere e strade forestale adatte anche alle bici».
Le biciclette non sono l’unica fonte di apprensione per gli oltre 26.700 soci della Sat, che negli ultimi anni devono fare i conti anche con il problema della diffusa siccità in quota e con i costi fissi di manutenzione e di ripristino dei rifugi, in particolare in relazione alla diminuzione dei contributi provinciali (passati dai 1,8 milioni di euro del 2015 a 1,3 milioni dell’anno passato).
In merito, tuttavia, non mancano le buone nuove, tra cui l’avvicendamento nelle gestioni dei rifugi Altermoia e sull’Altissimo, e la determinazione dimostrata dalle istituzioni pubbliche (Provincia e Comune di Arco) nel reperire i finanziamenti per gli interventi sul rifugio Stivo. Anche per quanto riguarda il rifugio Tonini, divorato dalle fiamme lo scorso anno, vi sono notizie positive. In questo caso, le perizie ufficiali hanno escluso il dolo o la colpa, garantendo - ha fatto sapere Bassetti - la possibilità di ricevere un rimborso assicurativo e dare avvio così alla fase di progettazione e di ricerca dei finanziamenti necessari al ripristino.
PROBLEMA ACQUA NEI RIFUGI MONTANI
Ancora prima dell’avvio della stagione estiva, la Sat è in preallarme per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico dei rifugi in quota. Lo ha evidenziato ieri, all’assemblea annuale dei delegati, il presidente Claudio Bassetti ponendo l’accento sulle stagioni invernali poco nevose degli ultimi anni, sull’assottigliamento dei ghiacciai e sulla necessità di cambiare le abitudini dei «clienti» della montagna, informando adeguatamente i più assidui frequentatori ed i turisti sul va[[{"type":"media","view_mode":"media_preview","fid":"1579336","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"180","style":"float: right;","width":"180"}}]]lore dell’acqua in vetta.
La parola d’ordine per la stagione escursionistica imminente sarà: vietato sprecare l’acqua. A subire maggiormente la mancanza di risorse idriche, a quanto riferito, sono i rifugi posti nell’area dolomitica e carsica.
«La questione delle risorse idriche - ha precisato il presidente - sta diventando davvero problematica: l’acqua, che per noi sembrava una risorse illimitata, è diventata nel corso del tempo un bene davvero prezioso. Abbiamo delle forti preoccupazione per la prossima stagione estiva, perché i rifugi risentono della scomparsa delle vedrette dettata dalla scarsità delle precipitazioni nevose».
Per fronteggiare il problema, la Sat ha intenzione di investire allo scopo di dotare le strutture in quota di infrastrutture in grado di mitigare il problema.
Tuttavia, la società si impegnerà anche sul fronte culturale, allo scopo di far conoscere il valore dell’acqua agli escursionisti, perché diminuire i consumi è necessario. «Chi va nei rifugi - dice il presidente - deve essere consapevole sull’utilizzo adeguato delle risorse idriche, limitando al massimo gli sprechi».