Gelate, chiesta la calamità Saltano 900 posti di lavoro
Le gelate di aprile sui frutteti trentini hanno provocato danni così gravi da mettere in pericolo 900 dei 1.900 addetti stagionali, in grandissima parte donne, che da settembre a giugno lavorano le mele e i piccoli frutti negli stabilimenti delle cooperative e organizzazioni di produttori. La stima viene dagli stessi consorzi come Melinda ed è stata comunicata ai lavoratori e ai sindacati. «È una situazione catastrofica - afferma Manuela Faggioni della Flai Cgil che insieme a Fulvio Bastiani della Fai Cisl segue la vicenda - Abbiamo chiesto un incontro urgente agli assessori Dallapiccola e Olivi». Intanto la Provincia, insieme alle Regioni, si è mossa col ministero per chiedere lo stato di calamità naturale a seguito delle gelate.
L'assessore provinciale all'agricoltura Michele Dallapiccola non ha ancora incontrato i sindacati. Conferma però che dieci giorni fa a Roma, all'assemblea degli assessori regionali all'agricoltura, si è dato mandato all'assessore pugliese Leonardo Di Gioia di esaminare col Ministero la percorribilità con Bruxelles della richiesta dello stato di calamità naturale. «Non potevamo muoverci da soli - spiega Dallapiccola - C'è stata un'alleanza, una risposta corale, perché tutti sono stati colpiti dalle gelate. Intanto una prima forte risposta viene dall'attrazione di fondi europei per l'assicurazione agricola. Il Trentino, che vale l'1% dell'agricoltura nazionale, ha avuto il 25% di questi fondi grazie alla capacità di gestirli».
In effetti, come ricordava nei giorni scorsi il Consorzio Vini, la migliore protezione delle aziende agricole contro gli eventi meteorologici avversi è l'assicurazione. Un quarto dei vigneti, 2.400 ettari circa, è stato colpito dalle gelate, un decimo, 1.000 ettari, in modo grave. Ora però la perdita di produzione che si annuncia mette a repentaglio l'occupazione.
«Come sindacati abbiamo incontrato le direzioni delle aziende coinvolte - afferma Faggioni - I danni alla frutticoltura sono molto gravi. Un po' meno a Sant'Orsola, dove sono state colpite le ciliege ma il grosso delle fragole no. Nel resto delle Op, Melinda, La Trentina, Sft, è durissima. Ci hanno detto che le giacenze di prodotto della scorsa stagione sono sufficienti per chiudere questa senza grossi contraccolpi, anche se qualche sospensione c'è. Invece nella prossima stagione, da agosto-settembre, rischiano centinaia se non migliaia di lavoratori».
Un primo contraccolpo potrebbe esserci già sulle migliaia di stagionali, trentini e stranieri, impiegati nella raccolta. Dei 1.900 addetti stagionali alla lavorazione invece, un migliaio hanno diritto alla riassunzione, gli altri potrebbero non essere richiamati. Melinda stima che, dei suoi 1.300 stagionali, a settembre ne richiamerà 780, più di 500 in meno. Nelle altre Op il taglio dovrebbe essere di altri 400 addetti.
«Il fatto grave - prosegue Faggioni - è che questi lavoratori non hanno ammortizzatori sociali. Quando cessano di lavorare, normalmente solo per uno o due mesi, a luglio dell'anno successivo gli viene pagata un'indennità di disoccupazione pari al 40% della media dei loro stipendi. Se però a settembre non verranno richiamati, resteranno senza alcuna indennità per un anno, fino al luglio 2018. Chiediamo alla Provincia, che ha la delega agli ammortizzatori, di attivare tutti gli strumenti necessari per sostenere questi lavoratori».