«L'Itas non perda la sua trentinità» Il governatore sulla nuova nomina Agrusti al posto dell'indagato Grassi
«Non sindaco sulle scelte degli amministratori Itas, ma constato che la nomina del direttore generale non è stata unanime e su di essa c’è malumore tra i delegati trentini. Da Itas ci attendiamo che non sposti la sede da Trento e che a Trento resti la testa e la parte più importante della sua attività». Così il presidente della Provincia Ugo Rossi commenta il modo in cui è stato nominato Raffaele Agrusti alla direzione generale.
«I cda - afferma Rossi - amministrano fino a che hanno la fiducia dell’assemblea e il cda di Itas ha deciso per questo assetto» alla direzione generale. Rispetto alle aspettative che «i soci trentini e i delegati hanno verso la compagnia» spiega Rossi, e con loro tutta la comunità, il fatto che «nel dirigere la compagnia ci sia la conferma di quei valori di prudenza e di buona gestone tipica dei trentini e che fanno parte del Dna del gruppo assicurativo».
Tra i delegati scontenti ci sono anche Marina Mattarei e Mario Ramonda. Per la prima «non aver recepito alcunché del lavoro del contributo di pensiero dei delegati la dice abbastanza lunga sul rispetto dei ruoli in Itas» attacca la delegata solandra.
«La decisione presa è nelle prerogative del consiglio, ma se si voleva mediare e trovare un minimo di senso si poteva andare verso l’unanimità sulla nomina, che non c’è stata in consiglio». Sulle iniziative da fare, come la richiesta di un’assemblea (basta il 10% dei delegati che firmi) per arrivare anche all’estrema scelta di azzerare il cda, spiega Mattarei, c’è in atto un confronto tra i delegati storici trentini.
Ma se tale iniziativa sembra difficile da percorrere, probabilmente si lascerà l’iniziativa al presidente e al cda in vista della futura nuova battaglia sul cambio dello Statuto, per portare a 5 i mandati possibili per il presidente Giovanni Di Benedetto.
Modifiche che erano state accantonate nell’assemblea dello scorso marzo. «Il presidente non è uno sprovveduto e se diventa una prova di forza i numeri potrebbero essere dalla sua anche sullo statuto e potrebbe anticipare la straordinaria e portare a casa il quarto e quinto mandato. A meno che non ci sia un sussulto rispetto al fatto di individuare una discontinuità nella gestione.
Se, invece, si si ritiene che questa rappresentazione di Itas sia coerente, allora la compagnia diventerà analoga alle altre e perderà la distintività valoriale sacrificandola al successo aziendale. Ma poi smettiamola con la retorica dei valori» afferma ancora Mattarei.
«Una scelta imposta - afferma Mario Ramonda, delegato Itas - e che non è stata presa all’unanimità come chiedevamo. Una decisione che non ci soddisfa e che ora vedremo come sarà comunque accolta dalla struttura la nomina di Agrusti».
Anche il sindacato non vede nella scelta effettuata quella svolta richiesta: «La nomina è certo legittima dal punto di vista aziendale e i numeri in cda li abbiamo visti, prendiamo atto che c’è un riconoscimento territoriale con Molinari.
Ma di fronte alla richiesta di discontinuità su una gestione con tantissimi momenti di imbarazzo e di perdita di credibilità, la vicinanza così forte al presidente del direttore generale non va verso la discontinuità auspicata.
Ma anche i delegati devono far sentire la loro voce» spiega Franco Ianeselli, segretario generale della Cgil. «Quello che emerge sono indiscrezioni sul clima interno che speriamo non siano confermate, ma comunque vorremmo una nuova fase in cui Itas, che gode di risultati economici importanti, tornasse ad avere una reputazione positiva nella comunità.
Questa reputazione si è infranta e non è con questa nomina che tutto si ricompone, anzi si acuisce un senso di sfiducia». Per Ianeselli «il successo di Itas dipende dalla reputazione di serietà del territorio, se il rapporto si incrina il marchio della credibilità si incrina e ne avrà dei danni anche Itas alla fine».