Truffa, notaio e geometra condannati a diciotto mesi
Elena Zambanini, scomparsa poche settimane fa alla veneranda età di 98 anni, è morta prima che il processo in cui era stata parte lesa si concludesse.
Parliamo di un delicato procedimento penale, nato dalla querela presentata nel 2012 dall'anziana signora di Madonna di Campiglio - persona dal tenore di vita essenziale, ma titolare di un patrimonio immobiliare milionario lasciato in beneficenza - contro un notaio e quella che all'epoca era la sua geometra di fiducia.
I due professionisti - il notaio di Tione Paolo Franceschetti e la geometra di San Lorenzo in Banale Angela Baldessari - dopo essere stati assolti in primo grado, sono stati condannati nei giorni scorsi dalla Corte d'appello di Trento a 18 mesi per truffa.
La vicenda è assai complessa e di difficile lettura come dimostrano le sentenze dei primi due gradi di giudizio giunte a conclusioni opposte. Dunque, in attesa di uno scontato ricorso in Cassazione da parte delle difese che potrebbe modificare ancora le carte in tavola, ricordiamo che fino alla sentenza definitiva resta la presunzione di innocenza dei due imputati.
Al centro del processo c'è un atto notarile, predisposto dal notaio Franceschetti, con cui la «nonnina» nel marzo del 2012 donò a Baldessari la proprietà di un maso in val d'Algone, uno degli angoli più belli del parco Adamello Brenta. Donazione che l'anziana donna sostiene di non aver mai voluto fare. A distanza di qualche mese dalla firma dell'atto, Elena Zambanini si sarebbe accorta casualmente di non essere più proprietaria di quell'immobile.
Disperata, disse che mai avrebbe venduto il maso a cui era particolarmente affezionata perché era stato comperato dal padre con il denaro risparmiato dopo essere emigrato negli Stati Uniti dove aveva lavorato nelle miniere di carbone. Convinta di essere stata indotta a firmare una donazione non voluta, la «nonnina» - molto anziana, ma battagliera - sporse querela. Già nel corso delle indagini preliminari entrambi gli indagati dissero che non c'era stato alcun raggiro. In particolare il notaio - come poi confermarono davanti ai carabinieri anche le dipendenti del suo studio che parteciparono come testimoni alla firma - sostenne che l'anziana donna venne informata nel dettaglio dei contenuti dell'atto che prevedeva la donazione in favore della geometra dell'immobile rurale in val d'Algone.
L'inchiesta della procura di Trento si chiuse con due rinvii a giudizio: il notaio, difeso dagli avvocati Alessandro Melchionda e Andrea Antolini, era accusato di falso ideologico; la geometra, difesa dall'avvocato Marcello Russolo, doveva rispondere di truffa e furto delle chiavi del maso.
In questo procedimento penale un peso rilevante lo hanno avuto gli accertamenti tesi a verificare lo stato di salute mentale dell'anziana che, a detta del perito nominato dal giudice, era in grado di intendere e di volere all'epoca della firma dell'atto, ma poi nei mesi successivi le sue capacità di ricordare i fatti erano andate scemando (e infatti aveva disconosciuto firme che invece aveva fatto lei). Pur continuando a respingere le accuse di truffa, nel corso del dibattimento la geometra decise di restituire la baita in val d'Algone alla vecchia proprietaria, un passo distensivo che contribuiva a spianare la strada verso l'assoluzione. La sentenza di primo grado, infatti, andò proprio in questo senso: nelle motivazioni il giudice rilevò l'assenza di prove certe a carico dei due imputati, ma anche l'irragionevolezza dell'accusa di falso contestata al notaio che dalla vicenda non aveva avuto alcuna contropartita.
Ma il caso era tutt'altro che chiuso: la procura impugnò l'assoluzione e in corte d'appello la situazione è stata ribaltata. La corte ha condannato entrambi gli imputati per truffa. Scontato è il ricorso delle difese in Cassazione quando, tra tre mesi, saranno depositate le motivazioni.
Nel frattempo, però, la «nonnina» di Campiglio è venuta a mancare. Eppure il cuore generoso di Elena Zambanini continerà a battere anche dopo la sua morte. Nel testamento, pubblicato qualche settimana fa, l'anziana ha lasciato tutto il suo patrimonio milionario ad una fondazione che opererà in favore dei bambini e dei minorenni bisognosi e svantaggiati con particolare riguardo agli orfani dell'Arma dei carabinieri, istituzione a cui Elena Zambanini era molto affezionata (abitava vicino alla caserma dei carabinieri di Campiglio). Il bilancio della fondazione sarà controllato da un giudice, così che ci sia la certezza che ogni euro della defunta «nonnina» vada a bambini e ragazzi in difficoltà.