Bordon (Apss): «Non abbiamo scoperto alcuna falla, e potremmo non trovare mai la causa del contagio»
Non ha in mano nessun esito degli accertamenti e nessuna relazione ufficiale il direttore dell'Azienda sanitaria, Paolo Bordon. Ha appreso la notizia che le bambine del Burkina ricoverate e la piccola Sofia avrebbero avuto lo stesso ceppo di malaria venerdì notte. Ieri mattina era all'Ordine dei medici dove era in corso un incontro di formazione sulla medicina al femminile. Deluso per la mancanza di comunicazione, rammaricato per la fuga di notizie, preoccupato per il fatto che comunque una causa ancora non è stata trovata.
«Abbiamo appreso da fonti giornalistiche, peraltro autorevoli, questa possibile coincidenza del ceppo. L'Azienda ha da sempre tenuto un rapporto di massima collaborazione con tutte le istituzioni che in questo caso per noi sono il Ministero della salute, l'istituto superiore di sanità e la Procura della Repubblica di Trento che aveva aperto un'indagine contro ignoti. Noi ci siamo messi a completa disposizione. Dal punto di vista dell'Azienda abbiamo sempre ragionato ipotizzando il percorso più difficile, cioè che il contagio potesse essere avvenuto all'interno, e abbiamo nominato una Commissione anche avvalandosi di una figura esterna con grande esperienza come il professor Ippolito dello Spallanzani di Roma che ci ha supportato nell'indagine».
E a quali conclusioni siete arrivati dopo questa indagine interna?
L'indagine non ha portato a scoprire falle nelle nostre procedure. Il nostro intento era capire se c'era qualcosa da correggere nel nostro protocollo per evitare un possibile caso 2. Va anche detto che gli esiti degli accertamenti molecolari noi non li abbiamo, non siamo stati informati di nulla. Questo ci dispiace e ci fa esprimere un sentimento di profonda amarezza soprattutto per i familiari della piccola Sofia che hanno appreso in questo modo questa possibile verità e per gli operatori della pediatria, che sono professionisti di una serietà incredibile e che sono molto provati da questa vicenda. A questo punto io mi aspetto dalla Procura informazioni ufficiali e se ci sarà conferma della coincidenza dello stesso ceppo si apre il filone che il contagio possa essere avvenuto nel nostro ospedale e si dovrà capire come. Ma ripeto: le indagini, fino ad ora, non hanno portato a scoprire alcuna possibile causa.
Quindi l'amarezza per noi è anche questa.
Dalle vostre indagini interne voi avete escluso che il contagio possa essere avvenuto per l'utilizzo dello stesso ago?
Le nostre indagini sono state serie, in piena collaborazione con le istituzioni, visionando più volte il materiale che è solo monouso, ma al di là di questo, che diamo per scontato, sono state ripercorse anche tutte le procedure e i momenti di contatto. Anche martedì abbiamo consegnato ultima relazione alla Procura che non contiene elementi che possano far ritenere che ci sia stato un errore. Lavoreremo ancora e ci metteremo a disposizone di tutti i soggetti e istituzioni che vorranno. Dico solo che la verità è dovuta principalmente ai genitori delle bambini ma anche al personale che si è impegnato e continua a farlo. L'errore ci può stare nell'organizzazione perché nessuno è infallibile ma per noi è molto importante la serietà delle nostre procedure.
Da questo punto di vista l'indagine che stiamo portando avanti non risparmia niente a nessuno perché dobbiamo verificare che il nostro comportamento sia corretto e al momento sembra essere tale.
Se dovesse esserci stato errore da parte del personale sanitario come procederete?
L'Azienda dovrà tutelarsi in tutte le sedi, lo devo a tutti gli operatori coinvolti. Ma stiamo parlando di ipotesi visto che non abbiamo ancora in mano gli esiti e ovviamente tifo per una soluzione diversa. Se fosse confermata l'ipotesi della coincidenza di ceppi e che quindi l'infezione è stata ragionevolmente contratta all'interno dell'ospedale, cercheremo di capire ancora meglio come questo possa essere avvenuto.
Esclusi gli aghi, quale altra ipotesi rimane in piedi di possibile contagio avvenuto all'interno dell'ospedale?
Sono state verificate tutte le procedure dal momento in cui la bambina è stata accolta dalla nostra struttura. Ma, ripeto, se ci fosse una risposta chiara sarebbe già emersa da tempo. Al momento per noi resta una soluzione difficile, non c'è certezza. L'accertamento molecolare può dare informazioni importanti. Ci aspettiamo riscontri ufficiali.
Intervista completa sull'Adige in edicola