Poste, dieta forzata per i dipendenti Failp Cisal: i buoni pasto rifiutati
I buoni pasto li ricevono regolarmente, ma è quasi impossibile spenderli: il problema ormai è condiviso da molti dipendenti delle Poste del Trentino Alto Adige.
La società che ha in appalto il servizio dei buoni pasto pare tardi moltissimo (si parla di mesi di attesa) nel rimborsare ristoratori, bar ed esercizi commerciali. «Il risultato - commenta il segretario regionale della Failp Cisal, Marcello Caravello, che su questo problema ha aperto un conflitto con Poste Italiane - è che 1.200 lavoratori postali trentini sono stati di fatto messi a dieta!».
Come tanti altri dipendenti, anche i postali ricevono il buono pasto, un benefit apprezzato soprattutto da chi non ha stipendi da favola perché, risparmiando sulla spesa del pranzo (o in qualche caso spendendo il buono per acquisti diretti al supermercato), a fine mese qualche decina di euro resta nel portafogli. Certo, anche quando i buoni pasto dati ai postali venivano accettati senza indugio da un congruo numero di esercizi, non c’era il rischio che il personale «ingrassasse»: con i 5 euro al giorno riconosciuti ai portalettere e ai dipendenti del settore logistico o con i 3,50 euro assegnati al personale di sportelleria si mangia un panino e, forse, si beve un caffè.
Per molti dipendenti di Poste - denuncia la Failp Cisal - beneficiare del buono pasto che pure viene regolarmente accreditato sulla Poste Pay dei dipendenti, è diventato impossibile. Secondo il sindacato un gran numero di esercizi convenzionati ha smesso di accettare il buono perché la società che gestisce il servizio, un colosso che si definisce «gruppo italiano leader nel settore dei titoli di servizio», da circa un anno non pagherebbe gli esercenti. E così molti esercizi hanno iniziato a non accettare il buono.
«Non ultimo - sottolinea Caravello - segnalo il cartello appeso all’ingresso dell’Eurospar: informa che a partire dal 5 gennaio 2018, non verranno più incassati i nostri buoni pasto. Non comprendiamo cosa aspetti Poste Italiane a sostituire l’azienda a cui ha affidato l’erogazione di questo servizio».Il problema è sorto qualche mese fa, soprattutto nelle valli dove postini e personale di sportelleria non trovavano più locali dove spendere il buono, ma poi si è esteso ed ora toccherebbe anche le città.
Il sindacato autonomo Failp Cisal l’8 di gennaio ha aperto con Poste un conflitto di lavoro regionale chiedendo l’attivazione delle procedure di raffreddamento previste dal contratto nazionale. Poste ha risposto in tempi rapidi, convocando un incontro con i sindacati per l’11 di gennaio. Il confronto non è stato risolutivo perché l’azienda ha deciso di trattare il problema a livello nazionale visto che l’appalto riguarda tutta Italia e il problema segnalato in Trentino sarebbe sorto anche altrove.
«Nel confermare che la situazione, nella provincia di Trento, sta ormai diventando insostenibile - ha aggiunto Caravello - nelle more del confronto da noi richiesto invitiamo l’azienda ad attivarsi urgentemente affinché sia prorogata la scadenza dei ticket al momento inutilizzabili e fornisca al tempo stesso un elenco aggiornato delle strutture convenzionate in Trentino onde consentire l’esercizio del diritto alla refezione previsto dall’articolo 85 del contratto».
Il sindacato comunque è riuscito a trovare anche «un dato positivo: il valore del colesterolo dei dipendenti postali di certo non aumenterà!