«Da anni mancano i corsi per i medici d'emergenza»
Se mancano medici per coprire i turni nei pronto soccorso è colpa della Provincia che da anni ha sospeso i corsi per i medici dell’emergenza sanitaria territoriale.
A sostenerlo è il segretario nazionale Cisl medici del Trentino, Nicola Paoli.
«In riferimento alla notizia della mancanza di personale medico nei pronto soccorso trentini per 12.000 ore lavorative all’anno, corre l’obbligo DI segnalare che, secondo l’art.92 del contratto nazionale 2005, in ogni Regione comprese le due Province autonome, andavano e devono essere assegnati e/o retribuiti tuttora i posti vacanti e non vacanti degli organici in dotazione ai servizi di emergenza sanitaria territoriale, con idoneità all’attività anche sui mezzi di soccorso. Ciò che è stato controfirmato da Rossi nell’accordo provinciale del 2013, ma mai messo in pratica, unicum nel firmamento nazionale, dalla Provincia Autonoma di Trento».
In pratica, secondo Paoli, esiste una figura professionale che in Trentino è completamente «snobbata». Si tratta di una categoria di medici che, dopo un corso di specializzazione di due anni, possono lavorare sulle ambulanze o nei pronto soccorso.
«In Emilia Romagna ve ne sono 400, a Napoli 800 ma in Trentino sono in esaurimento. Dal 2000 non si fanno più corsi e vi è un’unica dottoressa in servizio a Trentino Emergenza come convenzionata a 22,90 euro all’ora, molto meno di quanto previsto dalla libera professione».
Per Paoli si tratta di «una bizzarra forma di autolesionismo. Passi la forma non giuridicamente corretta compiuta sul nostro contratto di lavoro, ma se, come strumentalmente e pervicacemente portato a compimento negli anni, il sistema trentino non prevede tuttora la formazione obbligatoria per diplomare provincialmente queste figure fondamentali oggi nei Pronto soccorsi periferici, si possono comunque bandire concorsi pubblici con trasferimento dalle altre Regioni, dove tale figura è in esubero rispetto alle necessità locali. Invece la Provincia Autonoma di Trento, carente di programmazione in previsione della mancanza di professionisti ospedalieri che appare oggi eclatante, dichiara di cercare liberi professionisti che verranno retribuiti fino a 67,16 euro l’ora, quanto l’accordo nazionale e provinciale della categoria convenzionata prevede un esborso di parte pubblica di soli 22,90 euro per ora lavorata per medici fidelizzati al territorio a tempo indeterminato o determinato».
Per Paoli, anziché chiudere le guardie mediche, sarebbe stato meglio fidelizzare quei professionisti, formarli ed inserirli là dove oggi c’è carenza come è avvenuto in Emilia dove il corso è stato indetto anche quest’anno per 40 professionisti.
Sul tema della remunerazione la cifra massima di 67,16 euro all’ora per chi lavora nel settore non è comunque da considerarsi alta soprattutto perché chi presta servizio con un contratto di libera professione deve pagarsi un’assicurazione privata per rischi professionali (circa 5 mila euro all’anno) e deve muoversi sul territorio provinciale con mezzi propri. «Per questo sarà difficile che riescano a coprire le 12 mila ore».