Lotta senza confini alla zanzara tigre
Sono Lungadige e Lungo Fersina, le zone più colpite. Lo dicono i primi dati pubblicati dal Muse sul suo sito, una specie di bollettino di guerra sulla battaglia contro la zanzara tigre, il nemico pubblico numero uno dell'estate trentina.
In particolare, entrano nella «zona rossa» (con una media settimanale che va dalle 93 alle 180 uova) le vie attorno al Briamasco e alle Albere, il cimitero e via Endrici, dove c'è l'Arcivescovile, il giardino del Lungo Fersina e, oltre l'Adige, il sobborgo di Piedicastello. Si sono invece registrate in media dalle 52 alle 92 uova a settimana nelle vie attorno all'ospedale Santa Chiara, in via Bolghera e nel giardino Einaudi, così come a Centochiavi, Roncafort, Cognola e Romagnano.
Le uova della zanzara tigre, le hanno contate una per una al microscopio gli scienziati del Museo di Scienze, che a partire da metà maggio avevano piazzato nelle zone di Trento più a rischio - parchi, aree verdi, fontane e corsi d'acqua - le loro «ovitrappole». Le quali - al di là del nome fantasmagorico - in realtà sono dei semplici vasi di plastica nera, pensati per raccogliere le uova della zanzara tigre. E tenere d'occhio la sua diffusione.
Ma questi dati danno solo una vaga idea della battaglia in corso. Anche perché, se le 93 uova trovate lunedì scorso in via Piave possono fare una certa impressione, si sappia che ogni femmina di zanzara tigre è in grado di deporre tra le 40 e 60 uova dopo ciascun «pasto di sangue».
Per questo, oltre al monitoraggio, il Comune è già passato alle maniere forti, con un piano sistematico di disinfestazioni. Nello specifico, il Consorzio di Bonifica si occupa delle rogge a cielo aperto, il Servizio Gestione Strade dei tombini nelle vie pubbliche e il Servizio Funerario delle aree del cimitero di via Giusti - nidifica anche nei sottovasi dei fiori, la farabutta.
A coordinare il tutto c'è la dottoressa Annapaola Rizzoli , della Fondazione Edmund Mach, che si occupa della questione a livello provinciale e ha contribuito a redigere le linee guida utilizzate dai comuni della Provincia. I dati del Muse non la sorprendono. «La zanzara tigre vive vicino all'uomo - spiega - e quindi nelle aree molto urbanizzate. Ama il caldo, perché è un insetto di origine tropicale: la troveremo nel fondovalle. E depone le uova nell'acqua stagnante». Si tratta di un problema nuovo, per noi, dice la Rizzoli. Fino agli anni 90, infatti, della zanzara tigre non si era mai sentito nominare. «La zanzara tigre viene dall'Asia. È originaria delle foreste, dove viveva come parassita dei primati. Oggi, complici la deforestazione e la perdita della biodiversità delle scimmie, si è adattata a vivere in condizioni nuove». E, a differenza di altri, ha reagito bene alla globalizzazione. «È arrivata da noi grazie al commercio internazionale: si nascondeva nei container e nidificava nei copertoni usati. Ma anche per colpa di qualche turista inconsapevole, che magari l'ha portata con sè in valigia. O per l'importazione di piante ornamentali». In tutto questo, ovviamente, «c'entra anche il surriscaldamento globale», dice la dottoressa, che del tema è un'esperta. «Il nostro clima sta diventando sempre più caldo, sempre più piovoso e sempre più umido. La tropicalizzazione del clima favorisce senz'altro la diffusione della zanzara tigre». Che è più grossa e aggressiva della zanzara comune. Tanto che, dice la Rizzoli, si sono «registrate prove di una competizione». Rubano il lavoro alle nostre zanzare italiane, verrebbe da dire. Ma sulla questione non c'è da scherzare. «Oltre al fastidio, la puntura della tigre potrebbe trasmettere virus pericolosi e "non tipici", come il virus Dengue, il virus Zika, o la Chikungunya». Infatti il piano trentino segue più generali norme europee e nazionali per la prevenzione delle epidemie. In collaborazione con la Fondazione Kessler, gli scienziati hanno preparato «un modello matematico per stimare la probabilità di rischio zona per zona».
Ma non basta. «Bisogna che anche i privati facciano la loro parte, in orti, balconi e giardini». E si tenga alta la guardia.