Omicidio Cozzatti, il processo Si va verso il giudizio immediato
Il pubblico ministero Marco Gallina ha chiesto il giudizio immediato per Salvatore Roberto Mulas, il 56enne di origine sarda accusato di avere accoltellato a morte Andrea Cozzatti, 44 anni, di Vezzano, lo scorso 25 marzo. A meno di cinque mesi dal delitto di via Maccani, dunque, la procura ha chiuso l’indagine convinta che la responsabilità di Mulas, arrestato per omicidio volontario, sia chiara. Il giudizio immediato è infatti un procedimento speciale per l’assenza dell’udienza preliminare ed è disposto con un decreto del giudice per le indagini preliminari laddove sussista una prova evidente.
La palla passa ora alla difesa, sostenuta dall’avvocato Stefano Daldoss, che dovrà decidere se andare a dibattimento o chiedere riti alternativi - ipotesi che allo stato appare la più probabile - magari un rito abbreviato condizionato ad una perizia. Se sulla responsabilità materiale non ci sono dubbi - Mulas è reo confesso - è infatti in ordine alla qualificazione giuridica del fatto che si giocherà la partita giudiziaria, visto che il 56enne ha sempre negato la volontà omicida: «Mi sono difeso dopo essere stato aggredito». E intanto, dopo la perizia medico legale, pare destinato ad uscire di scena il tunisino che si trovava in casa (in un’altra stanza) e che, dopo avere estratto il coltello, è scappato, chiedendo ad alcuni giovani di allertare i soccorsi: il fendente ha infatti attinto un’arteria polmonare, provocando la morte pressoché istantanea del povero Cozzatti, che non avrebbe potuto essere salvato.
L’allarme, al civico 22 di via Maccani, era scattato la sera del 25 marzo. La prima indicazione ai sanitari era di una persona colta da malore, ma nell’appartamento i soccorritori avevano trovato Andrea Cozzatti riverso sul divano. Per il 44enne non c’era stato nulla da fare: fatale una coltellata inferta con forza alla schiena, sotto la scapola sinistra, che aveva reciso uno dei vasi principali, causando una copiosa emorragia. Un secondo taglio superficiale, invece, si trovava sotto l’avambraccio sinistro. Su chi abbia sferrato i fendenti non ci sono dubbi: Mulas, titolare del contratto di locazione dell’appartamento, ha ammesso di avere colpito la vittima. «Ho avuto paura, sono stato aggredito con una bottiglia e mi sono difeso», aveva raccontato poco dopo mezzanotte, davanti agli investigatori della squadra mobile e al pubblico ministero Marco Gallina. Sempre lui, poco prima, aveva indicato agli agenti l’arma del delitto: un coltello da cucina, che era stato lavato e riposto nel cassetto.
A quel punto il 56enne sardo aveva raggiunto la vicina pizza al taglio «Zac e tac», chiedendo di allertare i soccorsi per una persona
che si era sentita male. Mentre si consumava la tragedia, nella stanza accanto, c’era appunto un tunisino. «Li ho sentiti litigare e Andrea che diceva: “Che cosa mi hai fatto”», aveva raccontato. Una volta uscito dalla stanza lo straniero, convinto (erroneamente) di aiutare la vittima aveva afferrato il coltello, infilato fino al manico. «L’ho tolto e ho tamponato la ferita con una sciarpa». Lo straniero era poi fuggito, temendo di finire nei guai, essendo irregolare, senza chiamare il 112: «Ma uscendo ho detto a due ragazzi di chiamare i soccorsi», aveva raccontato un paio di giorni dopo, presentandosi alla polizia. Dichiarazioni confermate dalle indagini, che di fatto «scagionano» lo straniero, anche alla luce della perizia medico legale: nessuno avrebbe potuto salvare il 44enne, morto pressoché all’istante.
Sulla testa di Mulas pende invece un’accusa da 20 anni di carcere. Ma il 56enne nega di avere voluto uccidere il 44enne di Vezzano. Parla di una lite e racconta di avere agito in preda alla paura, dopo essere stato aggredito con una bottiglia (aveva una ferita alla nuca). Una ricostruzione che, nella prospettiva della difesa, lascerebbe quantomeno aperta la strada all’omicidio preterintenzionale. «Valutiamo gli atti - dice l’avvocato Daldoss - Poi decideremo se chiedere un interrogatorio».