Investimento pirata, a processo L'accusa è di omicidio stradale

di Flavia Pedrini

È arrivato il momento del giudizio per Loris Cocca, il giovane cuoco campano arrestato a Moena lo scorso 9 aprile con l’accusa di omicidio stradale pluriaggravato (dalla fuga e dall’alcol) per la morte del 19enne Mattia Sommariva, travolto e ucciso mentre si trovava sul suo inseparabile monopattino.

Il 33enne, che ora si trova agli arresti domiciliari con il permesso di recarsi al lavoro, tra qualche settimana comparirà davanti alla giudice Claudia Miori, chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di rito abbreviato condizionato avanzata dall’avvocato Marco Vernillo, difensore di fiducia insieme al collega Antonio Saracino, dopo il decreto di giudizio immediato chiesto dalla procura. La difesa chiede infatti una duplice perizia (cinematica e tossicologica), oltre all’esame dell’imputato.
La tragedia si era consumata a Someda, sulla strada tra Soraga e Moena, poco prima delle 18 del 9 aprile scorso, poco lontano dall’Hotel Vallechiara gestito dalla famiglia Sommariva.

Il ragazzo, come faceva spesso, aveva inforcato il suo monopattino e si era avviato lungo la strada de Pecé, dove era stato investito frontalmente dalla Ford Focus condotta dal 33enne campano. Il parabrezza del mezzo, a causa dell’impatto, si era rotto, ma il conducente non si era fermato, lasciando il 19enne riverso a terra, incosciente. I soccorsi erano stati rapiti, ma purtroppo per Mattia non c’era stato nulla da fare.

Era subito scattata la caccia al «pirata», con la zona battuta dalla polizia stradale di Predazzo, dalla polizia locale di Fassa e dai carabinieri. Una fuga durata meno di un’ora: grazie alla targa, trovata a terra, e alle immagini delle telecamere, l’uomo era stato rintracciato.
La Ford Focus grigia condotta dal cuoco era stata trovata parcheggiata in una stretta via di Moena. Cocca, invece, si era recato al lavoro: le forze dell’ordine lo avevano trovato nel ristorante di un hotel del paese, in cucina, intento a preparare la cena.

Per lui era quindi scattato l’arresto per omicidio stradale, aggravato dalla fuga e dall’essersi messo alla guida sotto l’effetto dell’alcol, oltre che dall’avere proceduto ad una velocità ritenuta non adeguata alle condizioni della strada.

Dopo l’arresto l’uomo aveva ammesso le sue responsabilità, negando però di essersi messo alla guida ubriaco e spiegando di essere scappato in preda al panico. «Non sono più stato in grado di ragionare - aveva raccontato Cocca al suo avvocato, dicendosi “disperato” per l’accaduto -  
- Ho avuto paura e sono andato a casa a Moena dove ho bevuto della birra.
Poi, ancora sotto shock, sono andato al lavoro in albergo».
 
Il cuoco aveva inoltre spiegato di avere tenuto una velocità moderata, perché aveva tutto il tempo di arrivare al lavoro. Mattia Sommariva con il suo monopattino stava viaggiando sul marciapiede. All’improvviso il 19enne - questa la versione dell’imputato - avrebbe però invaso la sede stradale di fatto tagliando la strada alla Ford Focus.
Una ricostruzione che cozza con quella dell’accusa, sostenuta dal pm Carmine Russo. Per questo la difesa ha chiesto che il rito abbreviato sia condizionato all’acquisizione di due perizie.

La prima è quella cinematica, affidata all’ingegner Fabio Boscolo, volta a dimostrare che il cuoco non procedeva ad una velocità sostenuta e comunque non adeguata, come emerso invece dalla consulenza affidata dalla procura all’ingegner Igor Gonnella e che non avrebbe potuto evitare l’impatto con la vittima. L’avvocato Vernillo ha inoltre chiesto una perizia tossicologia, affidata al dottor Sandro La Micela, per provare che il cuoco aveva bevuto solo dopo l’incidente e che non guidava ubriaco. Cocca era stato trovato positivo all’alcoltest: 1,57 e 1,60 sono i risultati delle due misurazioni prescritte per legge, tre volte oltre il limite consentito. L’avvocato ha inoltre chiesto l’esame dell’imputato: ora la parola passerà al gup Miori.

Intanto la difesa del cuoco, con l’avvocato Antonio Saracino che si occupa del versante civilistico, sta lavorando anche per arrivare a chiudere il fronte del risarcimento alle parti civili, sollecitando l’assicurazione, affinché si possa arrivare a definire un accordo stragiudiziale fra le parti prima del processo.

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