Pensioni d'oro, secondo l'Inps «Meno di 150 milioni di risparmio»
«Il disegno di legge d'iniziativa dei deputati D'Uva e Molinari - sottolinea Boeri - potrebbe portare ad una riduzione della spesa pensionistica inferiore ai 150 milioni l'anno.
Le correzioni attuariali intervengono su di una platea ristretta (meno di 30.000 persone) e operano, in tre casi su quattro, sulle pensioni di anzianità in essere. Nel 95% dei casi si tratta di uomini. La quota di ex-lavoratori pubblici è superiore a quella dei lavoratori privati sebbene gli ex-pubblici dipendenti rappresentino solo il 18% dei pensionati italiani. La riduzione massima applicata è del 23%, mentre la riduzione media è pari all'8%».
«Il ripristino di quota 100, invece, aggiunge, premia quasi in 9 casi su 10 gli uomini, quasi in un caso su tre persone che hanno un trattamento pensionistico superiore a quello medio degli italiani (e un reddito potenzialmente ancora più alto, se integrato da altre fonti di reddito). Si tratta nel 40% dei casi di dipendenti pubblici che, in un caso su 5, hanno trattamenti superiori ai 35.000 euro all'anno (in più di un caso su 10, superiore ai 40.000 euro)».
Boeri sottolinea che «c'è una sovrapposizione importante fra la platea interessata dalle quote e quella investita dalla correzione attuariale. Solo nel 2019, l'introduzione di quota 100 (62 anni e 38 di contributi) potrebbe interessare circa 4.700 persone con pensioni di importo superiore a 90.000 euro annui e soggette alla correzione attuariale nel caso il ddl 1071 diventasse legge dello Stato. In altre parole, questi lavoratori, da un lato, verrebbero spinti al pensionamento (a volte anche involontariamente), e, dall'altro, si vedrebbero, di lì a poco tempo, tagliare le prestazioni loro appena concesse. Consiglierei perciò vivamente a questa Commissione di esaminare i disegni di legge sottoposti alla nostra attenzione assieme ai provvedimenti che confluiranno nella Legge di Bilancio».