Stranieri: in Trentino sono l'8,7% della popolazione Più numerosi i romeni, poi albanesi e marocchini

di Patrizia Todesco

In Trentino nel 2017, dopo tre anni di calo, il numero di stranieri è leggermente aumentato (+1%) anche se rispetto al 2013 la diminuzione è consistente. I dati Istat hanno registrato a fine anno 46.929 stranieri residenti. Rappresentano l’8,7% del totale della popolazione, poco meno della percentuale altoatesina che è del 9,1.

I numeri sono stati diffusi ieri nella sede di Cinformi dove è stato presentato il «Dossier Immigrazione 2018» realizzato da Idos.  Un volume che partendo delle migrazioni a livello mondiale, scende poi nel dettaglio europeo, italiano e poi si addentra ad analizzare i numeri regione per regione. A presentarli la ricercatrice Serena Piovesan, il coordinatore di Cinformi Pierluigi La Spada e Silvio Fedrigotti, direttore del dipartimento salute e solidarietà sociale che hanno evidenziato come in Trentino, come in Italia, non ci sia «un’invasione di stranieri».
Ad aumentare sono esclusivamente i maschi, che rispetto al 2016 sono cresciuti di 500 unità (+2,3%), mentre per le donne il valore è rimasto invariato.



Nell’insieme la presenza delle donne è maggiore (53,4%), soprattutto per la massiccia presenza di donne ucraine e moldave.
Lo scostamento più forte, rispetto agli anni precedenti, riguarda la diminuzione delle acquisizioni di cittadinanza scese del 48,2% rispetto al 2016. 1.916 i «nuovi» trentini. Il calo è stato riscontrato anche a livello nazionale ed è stato spiegato da una parte per la riduzione della platea di aventi diritto, ma anche da motivi di ordine amministrativo legati alla nuova modalità di presentazione della domanda introdotta nel 2015.  

Ma da dove arrivano gli stranieri residenti in Trentino?

La comunità più numerosa è quella dei romeni. Sono oltre 10.300, il 22% del totale. Seguono a forte distanza gli albanesi che sono 5.580 (11,9%), i marocchini che toccano quota 3.735 (8%) e i pakistani la cui presenza è in aumento. A seguire ucraini, moldavi, macedoni, cinesi, polacchi, tunisini, serbi e indiani. Del totale, la maggior parte proviene da paesi europei (63,6%) e tra gli extracomunitari gli africani sono i più numerosi (24%).

Un dato interessante arriva anche dalla natalità che si rivela in diminuzione anche tra le donne straniere. I bambini nati da queste ultime, infatti, sono passati da 949 nel 2012 a 698 nel 2017 (15,5% sul totale delle nascite). Dopo un decennio di crescita, iniziano a diminuire anche gli stranieri nelle scuole che nel 2016/2017 erano l’11,8%. In aumento, invece, la quota dei nati in Italia che rappresentano il 67,7% degli stranieri, passata in cinque anni da circa 5.200 a 6.400. Proprio sul fronte scuola è stato evidenziato che tra gli stranieri è più alta la percentuale di insuccesso.

I relatori ieri hanno sottolineato come gli stranieri non «rubino» lavoro ai trentini, ma come alcuni settori economici come quello agricolo e turistico, continuino a dipendere dall’apporto della manodopera immigrata. Lo stesso vale per i servizi domestici e assistenziali che, nonostante la contrazione registrata negli ultimi anni, con i dati Inps confermano il massiccio apporto degli immigrati (77,5% del totale degli occupati), soprattutto donne. In generale il tasso di disoccupazione è più alto per gli stranieri, soprattutto tra le donne.

In merito alle attività autonome degli immigrati si osserva che nel 2017 si sono contati 2.419 titolari di impresa nati all’estero di imprese individuali. Si occupano soprattutto di edilizia, commercio e alberghi e ristoranti. I più intraprendenti dal punto di vista imprenditoriale sembrano essere gli albanesi, seguiti dai romeni e dai marocchini.

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