Il monito di Tisi: svecchiare le parrocchie
«È sotto gli occhi di tutti che le parrocchie della nostra città, così come ci sono state consegnate dalla storia, oggi sono superate. Questo perché nessuno ne conosce precisamente i confini: il criterio territoriale non può più essere il criterio con cui pensare ad una parrocchia».
Sono quasi le dieci del mattino, e i banchi della Chiesa di San Pio X sono gremiti di fedeli. Tutti accorsi dalle 21 parrocchie di Trento per prendere parte all’Assemblea pastorale che ha fatto tappa sabato in città; tutti accorsi per prendere parte ad un’intensa giornata di riflessione e di ascolto, che ha avuto inizio con le parole dell’arcivescovo Lauro Tisi.
Un intervento che si apre idealmente con una provocazione, dopo aver preso in esame «la bassa significatività delle parrocchie negli spazi urbani», non solo nella città di Trento. «E se questa realtà non ci permettesse di realizzare una rivoluzione missionaria nelle nostre comunità?», chiede l’arcivescovo ai fedeli, per poi proseguire: «La risposta è che, in realtà, tutto ciò rappresenta un’opportunità: Dio abita le città. È finito un sistema pastorale, ma si aprono nuove porte che il passato non ci permetteva di oltrepassare per vivere dentro la città».
La zona della città di Trento, con i suoi 129.362 abitanti, è la più popolata della Diocesi. Sono 21 i sacerdoti parroci in attività e 37 i sacerdoti collaboratori residenti; 14 invece le comunità religiose presenti sul territorio che abbraccia, oltre alla città, gli ex decanati di Povo e Mattarello.
Un territorio vasto ed eterogeneo per sua stessa natura, in cui si delinea necessario, per monsignor Tisi, «un risveglio da parte dei fedeli» e la cessazione «di risposte mediocri, litigiose e ideologiche». «Per troppo tempo - ha aggiunto - all’interno dei consigli pastorali c’è stato un clima di stanchezza. Dentro la nostra città siamo chiamati a fermare il lamento continuo. Come ricordava Antoine de Saint-Exupéri: “Se vuoi costruire una barca, dai alla gente la voglia di mare”». Quali sono dunque i possibili percorsi di rinnovamento delle parrocchie? Superato il modo di «concepire la chiesa come un presidio strettamente legato al territorio», il vescovo di Trento ha invitato i fedeli, in primis, a essere «segno reale di profezia e ad essere sacramento di Cristo». «Io immagino le comunità di Trento come segno e strumento, come un insieme di uomini e donne che vivono e scelgono di frequentare la parola di Gesù di Nazareth», ha proseguito.
Ed è proprio attorno alla parola che «le comunità sentono di convocarsi» ma, per Tisi, «ci dovrebbero essere tante messe quante assemblee celebrative: non un frettoloso rito a distanza di dieci minuti l’uno dall’altro celebrato da preti trafelati, ma messe se è presente l’assemblea celebrante, non se c’è il prete». In conclusione un appello per una «città in grado di chinarsi per aiutare i suoi poveri», nonché un invito a «vivere la comunità all’insegna della fraternità», stimandosi e percependo nella vicinanza un’opportunità.
«Tutto questo - ha osservato in conclusione monsignor Tisi - è la Pastorale, il resto è burocrazia ecclesiastica. Più che ragionare sull’operatività, dunque, concentriamoci sulla nostra fede, sui poveri e sulla fraternità. E saremo segno e profezia di cambiamento per la nostra città».