Spaccio di droga in città: 54 stranieri a giudizio
Accolti in Trentino come richiedenti protezione internazionale, ma poi diventati mercanti di droga. È un destino che accomuna molti degli imputati finiti nell’inchiesta «Bombizona», la rete di spaccio smantellata nel giugno scorso dalla Squadra mobile di Trento: concluse le indagini, il pm Davide Ognibene ha firmato le richieste di rinvio a giudizio. Gli imputati sono 54. L’imputazione è di spaccio aggravato dal vincolo associativo.
Nel giro di pochi mesi i nigeriani erano riusciti a conquistare, dopo aver vinto il conflitto con i clan ghanesi e maghrebini, spazio nel lucroso mercato dello spaccio cittadino (eroina, cocaina, hashish, e marijuana). Prima che l’organizzazione venisse «decapitata» dalla Polizia, i nigeriani avevano di fatto conquistato Piazza Dante. Ma erano attivi anche in via Gazzoletti, lungo il fiume Adige in zona Muse, nei pressi dei centri commerciali di via Brennero e presso le stazioni ferroviarie di Rovereto, Mezzocorona ed Ala». Molti erano spacciatori «pendolari», nel senso che dimoravano in Veneto, con testa di ponte a Verona, da dove raggiungevano, anche più volte al giorno, Trento e Rovereto. Dei 54 imputati per cui è stato chiesto il giudizio - tutti di nazionalità nigeriana, tranne 4 trentini e un maliano - 23 soggetti in passato erano transitati attraverso il programma di accoglienza del Trentino, ma solo pochissimi sono rimasti nella nostra provincia.
I tre trentini che qualche mese fa vennero raggiunti da ordine di custodia cautelare secondo l’accusa erano organici all’organizzazione criminale. Uno di loro, per esempio, è accusato di aver gestito «l’attività di spaccio di eroina e metadone rifornendo assuntori locali per lo più dimoranti in zona Pergine e altipiano di Pinè».