Trento si appresta a salutare Antonio Robbie Williams e i Coldplay colonna sonora

LE EMOZIONI DI UNA GIORNATA DI SILENZIO
 
«Quando perdi qualcosa che non puoi riavere, quando ami qualcuno ma va tutto in fumo, le lacrime iniziano a scorrere sul tuo viso». La frase è della canzone Fix You dei Coldplay: tutto il mondo l'aveva sentita dallo stesso Chris Martin a Manchester, dopo gli attentati. Ieri è invece risuonata in un Duomo gremito, prima dell'inizio della cerimonia funebre, e lieve è arrivata anche in piazza D'Arogno, dove in centinaia si sono riuniti per salutare Antonio. Sì, solo e semplicemente Antonio: perché in questi giorni, purtroppo, chiunque ha sentito vicino quel giovane giornalista e può chiamarlo per nome, grazie a racconti e testimonianze, direttamente sue o degli amici. E anche chi non l'ha mai incrociato sulla propria strada ne è rimasto colpito, affascinato, contagiato. Ha lasciato questo mondo in un modo drammatico, assurdo, animalesco, ma sono state poche le parole di odio e di rancore sulla vicenda. Tante quelle di amore e di speranza, di futuro e di condivisione.
Il cielo a Trento ieri era blu, di un blu intenso come quello della bandiera dell'Europa. Sotto quel cielo in migliaia si sono radunati per salutare «quel pezzo di cielo sceso in terra e che ora vi fa ritorno» come ha detto il vescovo Tisi: tanti, tantissimi i ragazzi. Quelli che si riconoscono subito, con la loro sciarpona al collo e lo zaino con l'immancabile bottiglietta d'acqua. E tantissime le persone comuni, normali, che si confondevano tra le autorità presenti. «Il dolore toglie il fiato e domanda silenzio» ha detto ancora Tisi, ma non c'era bisogno di chiederlo: dalle 14 la zona di piazza Duomo è stata avvolta in un silenzio surreale. Non un urlo, non una voce troppo alta al telefonino, non un rumore fuori posto. Solo, all'uscita della bara, un grande applauso, convinto, commosso e non certo di circostanza. Dietro ad Antonio la sua famiglia e la sua fidanzata, ovvero chi lo amava più di tutti. Vedendo i loro occhi, i loro sguardi, veniva solo la voglia di andare a stringerli, provando a «fix you», a consolarli. Hanno stretto quella bara, hanno stretto la mano di presidenti, premier, ministri, con sofferenza e dignità, con un coraggio da prendere come esempio. Le luci degli addobbi natalizi si sono accese sopra la bara proprio quando stava per partire, l'ultimo viaggio di Antonio, non in Ryanair o in Flixbus, come lui e tutti quelli della sua generazione. «Le luci ti guideranno a casa» dice ancora la canzone. La sua casa era l'Europa, lo diceva lui stesso. Ma quelle luci di Natale l'hanno guidato verso il cimitero. Tutti l'hanno detto, ma senza banalità e retorica il suo insegnamento, le sue idee troveranno casa in chiunque voglia portarle avanti. Per un'Europa migliore, un'Europa che deve essere «fix», aggiustata. «Ti conosce tutto il mondo e tutto il mondo parla di te, ma dovevi essere tu a parlare del mondo» ha detto un'amica di Antonio dall'altare. Esatto: oggi, purtroppo, Antonio lo conoscono tutti e tutti ne parlano, e domani magari tutti conosceranno le idee di Antonio e tutti ne parleranno, e dopodomani tutti lotteranno per quelle idee. Allora, se succederà, i Coldplay avranno avuto torto e non «tutto sarà andato in fumo». Oggi la storia di Antonio può ricominciare, senza di lui ma per lui. E sarebbe il modo più bello per «fix you» chi lo amato più di tutti, la mamma, il papà, la sorella, la fidanzata, gli amici. 
IL RICORDO DEGLI AMICI nel nostro articolo di ieri.

TRENTO AL CENTRO DELL'EUROPA

Trento è stata per un giorno il cuore dell'Europa ferita. Perchè in città si è ricordato un ragazzo ucciso, Antonio Megalizzi, 29 anni, che dell'Europa aveva fatto un sogno ed è stato colpito a morte l'11 dicembre, a Strasburgo, dove collaborava a una Radio web che racconta il Vecchio Continente e le sue istituzioni, da un coetaneo che, più o meno consapevolmente, nei confronti dell'Europa aveva maturato odio: Cheriff Chekatt, poi ucciso dalla Polizia.   

Davanti al Duomo di Trento, città in cui Antonio aveva studiato e vissuto, è parsa un'icona del dolore che ha attraversato l'Europa la figura del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, immobile per lunghi minuti davanti alla bara, avvolta nelle bandiere italiana ed europea, nel silenzio assoluto dei molti che hanno voluto essere in Cattedrale.   

Con il capo dello Stato, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il ministro Riccardo Fraccaro, il presidente del Consiglio europeo Antonio Tajani. In chiesa anche Maurizio Martina, del Pd, Laura Boldrini e Mara Carfagna, con le autorità trentine. "Un pezzo di cielo è sceso in terra e ora vi fa ritorno - ha detto durante l'omelia l'arcivescovo di Trento, Lauro Tisi - . Nella terra che ha dato i natali a uno dei Padri fondatori del sogno europeo Antonio ha immaginato un'Europa senza confini e senza pregiudizi, alla quale non vedeva alternative". "Antonio, tu ci hai insegnato che l'unico confine da difendere è il volto dell'altro - ha proseguito il celebrante -. In tanti stanno testimoniando da giorni le sue doti di umanità, intelligenza, simpatia, generosità e altruismo non comuni. Figlio della terra italiana, in lui riunita, non solo idealmente, dalla Calabria al Trentino, dal Sud al Nord della Nazione, egli si è formato in questa città, alla quale la Storia ha consegnato la vocazione ad esserèpontè con l'Europa". Gli ha fatto eco un'amica di Antonio, Federica Leonardo: "Non volevi fare il vip, ma il giornalista e ora hai combinato un casino. Ti conosce tutto il mondo e tutto il mondo parla di te, ma dovevi essere tu a parlare del mondo".   

"Vorrei - ha detto - dire che Antonio era speciale, non come si dice di tutti, lui lo era lo era davvero. Mega era il suo soprannome, era il suo biglietto da visita, qualcosa di megagalattico e straordinario, un amico sincero in grado di esserci nei momenti bui ma anche più belli. Aveva equilibrio, curiosità, interessi, ci spiegava la politica. Amava la musica. Eravamo orgogliosi del suo cammino e nessuno aveva dubbi che ce la potesse fare. Amava scrivere, una necessità per lui, diceva che lo aiutava ad autoanalizzarsi". Mattarella in chiesa, ha preso tra le sue le mani dei genitori e della sorella di Antonio prima delle esequie solenni. Si sono ritrovati fuori, nella piazza gelata, per salutare per l'ultima volta il ragazzo che un altro amico, da pulpito, aveva definito un "Don Chisciotte" che però, per l'Europa non promuoveva assalti "contro i mulini a vento dell'indifferenza nei confronti dell'Unione europea", che la difendeva e amava con la sua passione e competenza.


 IL RICORDO / 1

"Non volevi fare il vip, ma il giornalista e ora hai combinato un casino. Ti conosce tutto il mondo e tutto il mondo parla di te, ma dovevi essere tu a parlare del mondo". È stato il toccante ricordo di Federica Leonardo, un'amica di Antonio Megalizzi, sottolineato da un applauso di tutti presenti.   

"Vorrei - ha detto - dire che Antonio era speciale, non come si dice di tutti, lui lo era lo era davvero. 'Megà era il suo soprannome, era il suo biglietto da visita, qualcosa di megagalattico e straordinario, un amico sincero in grado di esserci nei momenti bui ma anche più belli. Aveva equilibrio, curiosità, interessi, ci spiegava la politica. Amava la musica. Eravamo orgogliosi del suo cammino e nessuno aveva dubbi che ce la potesse fare. Amava scrivere, una necessità per lui, diceva che lo aiutava ad autoanalizzarsi".   

"Antonio credeva nel concetto dell'asterisco, marchio di fabbrica che accompagna la persone speciali. Quella persona era lui. Cerchiamo di essere forti per lui e la famiglia, ma questo mondo non può portarci via un amico in quel modo. Ciao Mega, arrivederci", ha detto l'amica. 


 

IL RICORDO /2

"Se Europhonica fosse una metafora facile, sarebbe un Don Chisciotte che va contro i mulini a vento dell'indifferenza nei confronti dell'Unione europea. Antonio non solo era il primo a guidare la carica contro i mulini, aveva mille idee giornalistiche e imprenditoriali al giorno su come raccontare l'Unione Europea". Lo ha detto Andrea Fioravanti collega dell'emittente radiofonica universitaria Europhonica.    "Antonio - ha aggiunto - pensava che il suo fosse il lavoro più bello del mondo e voleva farlo per sempre. Basta leggere l'hashtag sulla sua bacheca Twitter: 'il mio lavoro è meglio della vostra vacanzà". Fioravanti ha ricordato alcuni pensieri dell'amico ucciso a Strasburgo. "'Le parole mi danno da vivere, quindi do loro il giusto pesò, disse, come anche 'Sono felice, ma perchè non posso ambire ad essere più felice?', scriveva ai colleghi della radio. Antonio non diventerà un simbolo cristallizzato, una figurina, continua a vivere dentro di noi. Porteremo avanti il suo sogno, il nostro sogno", ha detto con voce rotta dall'emozione l'amico e collega.    "Antonio ha condiviso con noi tre anni della sua vita, tre anni fatti di viaggi dell'ultimo minuto su qualsiasi mezzo in giro per l'Europa. Corse nei corridoi del Parlamento europeo a caccia di dichiarazioni. Audio registrati in posti improbabili. Ma anche tante risate, battute e confidenze", ha ricordato Fioravanti.


 

LA CRONACA IN DIRETTA DI IERI

AGGIORNAMENTO: Un lungo, commosso abbraccio ha accompagnato l’uscita del feretro dalla cattedrale.

AGGIORNAMENTO: Dopo la benedizione del vescovo Tisi, sono risuonate in Duomo le note dell’Inno alla Gioia, inno ufficiale dell’Europa. 

AGGIORNAMENTO: Toccante testimonianza di un’amica di Antonio, che tra le lacrime ha commosso l’intera cattedrale: «Volevi fare il giornalista, dicevi, beh, adesso hai fatto un casino... e ti conoscono in tutto il mondo».

AGGIORNAMENTO: Ecco il testo dell’omelia pronunciata dall’arcivescovo Lauro Tisi:

«Una violenza cieca e assurda, ancora una volta, ha decapitato una giovane vita, colpito al cuore per sempre una famiglia, tramortita una comunità.
“Le grandi acque non possono spegnere l’amore”(Ct 8, 7), ci ha ricordato il testo del Cantico.
La vita di Antonio lo conferma con forza.
In tanti stanno testimoniando da giorni le sue doti di umanità, intelligenza, simpatia, generosità e altruismo non comuni.   
Figlio della terra italiana, in lui riunita, non solo idealmente, dalla Calabria al Trentino, dal Sud al Nord della Nazione, egli si è formato in questa città, alla quale la Storia ha consegnato la vocazione ad essere “ponte” con l’Europa.
Nella terra che ha dato i natali a uno dei Padri fondatori del sogno europeo, Antonio ha immaginato con grande libertà ed entusiasmo, ma anche con profondo realismo, un’Europa senza confini e senza pregiudizi, alla quale non vedeva alternative.
Egli ne è stato testimone anche all’interno della comunità accademica, dove germogliano straordinarie risorse d’innovazione e cambiamento, che hanno nei giovani i veri protagonisti.  
Tutto questo non cancella il dramma che avvolge questa morte. Il dolore di Annamaria, Domenico, Federica e Luana toglie il fiato e domanda silenzio.
L’accorata confessione di Gesù ai discepoli “L’anima mia è turbata, Padre salvami da quest’ora” (Gv 12,27) racconta un Dio che si fa compagno del dolore dell’uomo, della sua paura e angoscia.
Gesù di Nazareth, che sei passato nel guado della morte, prendi per mano questa famiglia, e apri un varco nell’oscurità di quest’ora!
L’intensità dell’amore che avvolge il vostro dolore possa divenire rassicurazione che Antonio vive nelle braccia del Padre. Il Padre stesso “lo onorerà”. Possiate sperimentare che Antonio continua ad accompagnarvi, a sostenervi, ad amarvi.
Il Vangelo di Giovanni, sorprendentemente, chiama “gloria” il morire di Gesù. Quel morire non è tomba, ma grembo carico di vita, come il chicco di grano che cade in terra, muore, e porta molto frutto. Questa “gloria”, il Dio di Nazareth l’ha regalata agli uomini. Per questo Egli è venuto.
Gloria di Dio è la straordinaria lezione di questa famiglia che oggi è qui, in preda al dolore più atroce, ma con il cuore libero dall’odio.
Gloria di Dio sono le commoventi e profetiche parole di Antonio: “Il tempo è troppo prezioso per passarlo da soli. La vita troppo breve per non donarla a chi ami. Il cielo troppo azzurro per guardarlo senza nessuno a fianco. Nulla muore e tutto dura in eterno”.   
In Gesù parola e vita coincidono. Non c’è distanza, vita e parola si identificano. In quest’epoca in cui le parole rischiano di non essere abitate, di essere svuotate, o addirittura utilizzate per trame di morte e per immettere nel cuore degli uomini odio e rancore, ti diciamo grazie, Antonio.
Grazie per aver creduto nella forza della parola che s’interroga, si pone domande e rinuncia a facili risposte. La parola che non s’impossessa di un microfono, ma offre voce agli altri e gode della loro ricchezza.
Un pezzo di cielo è sceso in terra e ora vi fa ritorno.
Per tutto e per sempre, grazie Antonio!».

AGGIORNAMENTO: L'arcivescovo Tisi ha iniziato la messa, dopo aver scambiato qualche parola di conforto con i familiari di Antonio. In precedenza, la cantante italo-americana Mia De Luca, amica di Antonio, giunta appositamente dagli Stati Uniti, aveva cantato in chiesa «Angels» di Robbie Williams e «Fix you» dei Coldplay.

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AGGIORNAMENTO: Pochi minuti fa ha fatto il suo ingresso in Duomo anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

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AGGIORNAMENTO: Sono arrivati anche Mara Carfagna, Antonio Tajani e Riccardo Fraccaro.

AGGIORNAMENTO: Poco fa è arrivato il presidente del consiglio Giuseppe Conte.

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AGGIORNAMENTO: Il Duomo si è ormai riempito; moltissimi trentini assisteranno alle esequie in piazza D’Arogno, dove è stato allestito un maxischermo. Molti anche i cittadini in piazza Duomo, che attendono in un silenzio surreale. Un cordone di forze dell’ordine annuncia l’arrivo imminente delle autorità.

 

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