«Disagio tra i detenuti, mancano gli psichiatri»
Il Sindacato nazionale autonomo polizia penitenziaria: «Sovraffollamento e pochi spazi»
Sono a disposizione la palestra, il teatro, due biblioteche. Ma si contano anche cento detenuti oltre la capienza prevista: un sovrannumero - all'interno del carcere di Trento, struttura progettata per 240 persone ed inaugurata nel 2011 - che è d'ostacolo all'organizzazione completa delle attività (anche di quelle lavorative) e contribuisce ad alimentare tensioni. Fino allo scoppio della rivolta di sabato: coinvolti più della metà dei detenuti; un centinaio quelli che rischiano di essere spostati in altri penitenziari.
Il Sinappe, sindacato nazionale autonomo polizia penitenziaria, da sempre in prima linea per migliorare la situazione nel carcere di Spini di Gardolo, punta il dito sul sovraffollamento della struttura e sul conseguente disagio patito dai detenuti, oltre che sulla mancanza di un numero adeguato di figure di sostegno, dagli educatori agli psichiatri, la cui presenza è stata calcolata per una struttura con capienza inferiore al numero dei detenuti di oggi, quasi 350.
«Questi specialisti hanno un lavoro maggiorato del 35%» evidenzia il sindacato. Un esempio su tutti: «Ora uno psichiatra anziché visitare un detenuto in difficoltà una volta alla settimana, può vederlo ogni quindici o venti giorni». Proprio di medici ci sarebbe necessità in carcere a Trento: per arrivare ad una copertura 24 ore su 24 (ora non c'è presidio notturno) e per garantire assistenza specialistica.
«Fino a qualche anno fa c'erano gli ospedali psichiatrici giudiziari, gli Opg, mentre ora i detenuti che hanno problemi finiscono negli istituti di pena. Dunque ci troviamo ad avere a che fare con persone che avrebbero bisogno di uno psichiatra regolarmente e che invece si interfacciano con agenti della polizia penitenziaria. Noi ci mettiamo la buona volontà, ma non siamo preparati - spiega il segretario regionale del Sinappe Andrea Mazzarese, responsabile del sindacato per il Triveneto - Ciò non toglie che questo non può giustificare la distruzione quasi totale di un istituto penitenziario. Come Sinappe, chiediamo che ci sia un trattamento differente tra detenuti meritevoli e detenuti che non dimostrano la capacità di vivere in comunità. Questi ultimi dovrebbero essere allocati in regime detentivo con camere chiuse, come previsto dal regolamento di sorveglianza per coloro che commettono reati di particolare gravità, ad esempio per danneggiamenti e distruzione all'interno dell'istituto penitenziario. Il Sinappe ha sempre sostenuto che la rieducazione non può che passare da questo: dare, ossia concedere agevolazioni, a chi si comporta bene, mentre punire come previsto dalla legge chi si comporta male».
Nel carcere di Trento le camere sono aperte ed i detenuti per almeno otto ore al giorno possono stare sul corridoio o spostarsi in altre stanze. Tutti, anche coloro che manifestano problemi di equilibrio, hanno a disposizione lamette da barba. «Il Sinappe ha insistito anche in passato affinché si torni al regolamento di qualche anno fa, con la distribuzione ed il ritiro quotidiano delle lamette evitando il rischio che possano essere utilizzate per gesti di autolesionismo o per l'utilizzo contro gli altri, dando comunque ai detenuti il tempo necessario per radersi».
Riguardo al sovraffollamento della struttura il sindacato evidenzia la mancanza di spazi e di aule. «Le camera di pernottamento, quelle che una volta venivano chiamate celle, sono ammobiliate con armadietti per due o tre persone. Ora si ritrovano a dormire nella stessa camera in quattro o cinque detenuti, che non sanno dove mettere la loro biancheria. Sono costretti a lasciarla nel sacco nero, che viene sistemato sotto il letto oppure sopra l'armadietto degli altri - prosegue Mazzarese - Il disagio legato alla mancanza di spazi si ripercuote anche sul personale della polizia penitenziaria. Quando i detenuti erano 240 o 250 non si verificavano episodi di malessere e di violenza con questa frequenza. Negli ultimi due mesi abbiamo avuto due suicidi ed un tentativo di suicidio: in quest'ultimo caso la polizia penitenziaria è intervenuta in tempo e con le manovre di primo soccorso ha salvato il detenuto». Il Sinappe infine ringrazia gli agenti di polizia penitenziaria che sabato sono rimasti in servizio dalle 8 del mattino alle 7 di sera per l'emergenza e tutte le forze dell'ordine intervenute.