Paga l'auto 26 mila euro, ma poi la concessionaria scompare
Automobili, salone e uffici: spariti. È una truffa degna di un copione cinematografico quella messa a segno ai danni di decine di persone in provincia di Treviso, dove un autosalone ha smobilitato e i titolari sono scomparsi, portandosi via le caparre versate da ignari clienti convinti di acquistare veicoli di lusso a prezzo scontato e rimasti a mani vuote. Tra le vittime anche un imprenditore trentino, al quale non è rimasto altro da fare che sporgere denuncia e affidarsi ad un legale, l'avvocato Nicola Zilio: ha pagato una caparra di 26mila euro per aggiudicarsi una Mercedes che ne valeva 45mila, ma che non gli è mai stata consegnata.
I fatti, che sono ora al vaglio della procura di Treviso, risalgono all'autunno del 2017. Tutto è cominciato quando l'ignaro acquirente ha notato un annuncio su un sito tedesco, che pubblicizzata una Mercedes coupé. Un veicolo che risultava in vendita presso una concessionaria in provincia di Treviso. A quel punto la vittima, ha fatto una prima telefonata presso l'autosalone multimarca, una società che commercializza Audi, Mercedes e Porsche. Spesso automobili a chilometri di zero, offerte a prezzi particolarmente appetibili. Da Treviso un rivenditore gentile gli ha confermato che il veicolo era disponibile. Il giorno seguente, dunque, l'imprenditore si è recato presso il salone per vedere di persona la Mercedes. E la messinscena - perché di questo si sarebbe trattato - avrebbe tratto in inganno anche il più attento degli acquirenti.
Nel piazzale erano visibili varie automobili, altre erano nel salone, con parte riservata agli uffici, con tanto di fax e fotocopiatrice. Le caratteristiche della Mercedes corrispondevano a quelle che cercava il malcapitato, che si è dunque mostrato interessato all'acquisto. Per parte sua, il venditore, lo avrebbe invitato a prendersi tutto il tempo necessario, confermando che l'auto era disponibile. E così, il giorno seguente, la vittima è tornata in concessionaria ed ha sottoscritto un contratto di acquisto. L'accordo prevedeva un primo bonifico bancario, su conto corrente italiano, regolarmente intestato alla società multimarca. Una caparra da 10mila euro, che il trentino ha pagato, ricevendo poi regolare fattura di pagamento. Insomma, anche dal punto di vista contabile, l'operazione sembrava essersi svolta senza alcuna anomalia. A rendere tutto più credibile, anche la presenza di un altro cliente, che magnificava la serietà dell'azienda e di un collaboratore, che in realtà sarebbero stati però complici dei truffatori.
A questo primo pagamento ne è seguito un secondo del valore di 16mila euro. Al momento della consegna del veicolo, invece, la vittima avrebbe dovuto saldare il conto da 45mila euro. Ma quel momento non è mai arrivati. Trascorsi alcuni giorni, l'imprenditore ha telefonato in salone per chiedere quando avrebbe potuto ritirare la Mercedes. Ma i responsabili hanno iniziato a prendere tempo. Dopo avere atteso una settimana, dunque, la vittima ha fatto la scelta più ovvia: ha deciso di tornare a Treviso per accertare di persona cosa stesse accadendo. Ma una volta arrivato davanti alla concessionaria è rimasto di stucco: i vetri erano oscurati, dentro non c'era più nulla ed anche le macchine esposte erano sparite. Sulla porta c'era solo un cartello, con la scritta: «Chiuso per gravi motivi familiari». A quel punto ha cercato di contattare nuovamente l'azienda, che ha accampato altre scuse, facendo poi cadere nel vuoto richieste di chiarimenti.
Al malcapitato non è rimasto altro da fare che recarsi presso la caserma dei carabinieri di Cles e sporgere denuncia, con l'assistenza dell'avvocato Zilio. Il caso del trentino, come detto, non è purtroppo isolato e sono decine le vittime del raggiro. Non solo. I truffatori, usando questa sorta di concessionaria fantasma, avrebbero colpito in altre zone. Di questi giorni l'operazione condotta a Chioggia da parte delle Fiamme gialle e dei carabinieri: anche qui una concessionaria ha chiuso all'improvviso i battenti dopo avere venduto le auto e incassato le caparre, lasciando a piedi almeno 44 vittime. Una truffa fruttata un milione di euro.