Premio Pezcoller a Mantovani «Contro i tumori integreremo terapia immunologica, radio e chemio»
«Voglio continuare a vivere in un paese dove una persona che si ammala di cancro non deve preoccuparsi del costo della terapia. In un paese, quale è oggi l’Italia, dove la sopravvivenza media dei malati di cancro è superiore alla media europea. Io lo chiamo il “Miracolo italiano” alla base del quale c’è la forte dedizione del personale negli ospedali; l’esistenza di un Sistema sanitario nazionale e una buona ricerca. Dove si fa ricerca si cura meglio». Così il professor Alberto Mantovani, considerato tra i 10 immunologi migliori al mondo, che ierii, durante una cerimonia pubblica al teatro Sociale, ha ricevuto il premio di 75 mila euro dai vertici della Fondazione Pezcoller e dell’associazione americana di ricerca sul cancro.
A consegnare il riconoscimento il presidente della Fondazione Pezcoller Enzo Galligioni insieme ai rappresentanti della Aacr, la past president Elizabeth Jaffee e la ceo Margaret Foti. «Il prof. Alberto Mantovani è un grande scienziato italiano del nostro tempo, molto rigoroso sul piano scientifico, che crede nel lavoro di squadra, nell’importanza dell’etica, della corretta comunicazione della scienza e del rispetto delle regole, ma anche nell’obbligo di riaffermare e difendere le conquiste della scienza, in particolare quelle che hanno fatto il bene all’umanità», ha affermato Galligioni
Classe 1948, dal 2005 è direttore scientifico dell’istituto Humanitas di Milano e presidente della Fondazione Humanitas per la ricerca, Mantovani è stato premiato per aver scoperto che esiste una stretta relazione tra infiammazione e tumori. Una relazione basata sui macrofagi (globuli bianchi che in condizioni normali intervengono per primi contro le infezioni) che, come «poliziotti corrotti», anziché combattere facilitano la crescita del cancro.
Questa scoperta ha rivoluzionato le conoscenze precedenti: l’infiammazione, che normalmente rappresenta il primo meccanismo di difesa contro le infezioni, nel cancro svolge invece un ruolo opposto: ne favorisce la crescita. Queste conoscenze hanno aperto la strada a nuove strategie nella lotta contro i tumori. «Ora - ha spiegato il professore durante l’incontro - la nuova sfida è quella di combinare in modo efficace la terapia immunologica con radioterapia e chemioterapia, oltre che individuare i soggetti sui quali l’immunoterapia risulta efficace e questo sia a vantaggio dei pazienti che della sostenibilità dei costi per il sistema sanitario».
Mantovani si è poi soffermato sull’importanza degli studi immunologici nel campo della prevenzione. «Esistono al momento due vaccini preventivi: quello contro il virus contro l’epatite B e quello contro il Papilloma virus. Nel nostro paese muoiono oggi anno 1000 donne per cancro alla cervice uterina e 250 mila nel mondo. Morti evitabili con il vaccino che ora viene offerto anche ai maschi. Io mi auguro che i miei nipotini lo facciano perché protegge anche contro il cancro anale, contro una serie di tumori del capo-collo e poi c’è un problema di solidarietà di genere. C’è poi la grande sfida dei vaccini terapeutici da somministrare dopo la diagnosi e personalizzati in base al tipo di tumore. Stiamo iniziando a scalare una grande montagna che potrebbe portarci a panorami inaspettati».