Ghiacciai in estinzione ed acqua sempre più scarsa: l'allarme al Festival di Bressanone
«Tornando in Nepal per salire sul Manaslu, 26 anni dopo il primo tentativo in cui persi due amici, non ho più riconosciuto il Manaslu di allora. I ghiacciai si sono ristretti in maniera estrema». Lo ha detto l’alpinista Hans Kammerlander, intervenendo al Festival dell’Acqua di Utilitalia, a Bressanone, in Alto Adige.
«Anche sul K2, in Pakistan, la situazione è cambiata completamente nel corso degli ultimi 25 anni: questo deve farci riflettere», ha aggiunto Kammerlander. Lui, che ha scalato dodici ottomila e realizzato imprese alpinistiche in tutti i continenti, ha a che fare con il ghiaccio fin dall’infanzia. «Da bambino - ha raccontato - frequentavo le aree ghiacciate della Zillertal: da allora, si sono completamente disciolte».
«Quel che mi lascia più scioccato - ha proseguito lo scalatore appena tornato dal Nepal - è assistere all’inquinamento delle risorse idriche in molti Paesi stranieri, dalla Cina, al Pakistan, ma anche in America Latina».
«Sono cresciuto fra contadini, mio padre mi ha insegnato a rispettare la natura. Dobbiamo comprendere che la natura non ci appartiene, ma ci viene solo consegnata per un breve tempo», ha concluso Kammerlander.
Nel corso del Festival, anche l’allarme locale: «Nel 2050, la metà della massa dei ghiacciai alpini sarà scomparsa indipendentemente da come ci comporteremo fino ad allora». Lo ha detto Roberto Dinale, dell’Ufficio idrografico della Provincia di Bolzano.
Presentando un’indagine sui ghiacciai dell’Alto Adige, Dinale ha ricordato che in ambiente alpino, negli ultimi 100 anni, le temperature sono aumentate di 2 gradi, il doppio della media del pianeta. «I grandi ghiacciai si sono ritirati di oltre 2 km rispetto alle rilevazioni dell’800. Secondo l’ultimo catasto dei ghiacciai altoatesini - ha detto il ricercatore - questi hanno subito un’ulteriore perdita di ghiaccio del 20/25% rispetto al 2006». «I ghiacciai sono una cartina al tornasole dei cambiamenti climatici - ha aggiunto - e ormai incidono molto poco nel ciclo dell’acqua».
«Se riusciremo a limitare il riscaldamento globale a fine secolo sopravvivrà un terzo dei ghiacciai, in caso contrario sulle Alpi si esauriranno».
L’allarme sulle riserve idriche è reale: «Tutti gli indicatori ci dicono che andremo incontro ad ondate di caldo sempre maggiori e sempre più frequenti. Di conseguenza aumenteranno i consumi di acqua e dovranno diminuire gli sprechi, iniziando dal rafforzamento delle reti idriche» ha detto Luca Mercalli, climatologo e presidente della Società meteorologica italiana, intervenendo al Festival dell’Acqua di Utilitalia, a Bressanone.
A causa della sua particolare collocazione geografica, l’Italia è molto esposta agli effetti dei fenomeni climatici estremi, per cui ha sostenuto Mercalli, «è necessario investire in infrastrutture che favoriscano l’adattamento delle città al clima che cambia».
È necessario anche cambiare modello di sviluppo e stili di vita. «Stiamo consumando troppo - ha avvertito ancora il climatologo - ma non è possibile una crescita infinita in un pianeta finito». L’aumento delle temperature, ha sottolineato Mercalli, che ha tenuto anche una lectio magistralis agli studenti della facoltà di Scienze della formazione della Libera università di Bolzano, è «ben documentato dalla riduzione della banchisa polare, il cui spessore è ai minimi dal 1979», ma anche dai ghiacciai alpini «la cui superficie nell’ultimo secolo si è dimezzata».
«Ormai è chiaro perchè la temperatura aumenta: per l’incremento del C02 fossile in atmosfera», ha spiegato ancora Mercalli. Ai ritmi attuali, sino a fine secolo la temperatura aumenterà di 5 gradi. Per limitare, se non scongiurare questa «escalation», è stato firmato l’Accordo sul clima di Parigi del 2015. «La defezione di Trump ci ha regalato 0,3 gradi in più - ha osservato Mercalli - ma se non si fa nulla si va verso uno scenario più che catastrofico ignoto, che non fa parte dell’esperienza della nostra specie».