Sanità, sindacati e Ordine dei medici in allarme per il calo dei finanziamenti La Provincia: ma non tagliamo servizi
Preoccupazione per la prospettiva della sanità trentina, alla luce della riduzione di spesa annunciata dalla Provincia .
Piazza Dante avvia infatti la fase di riduzione della spesa pubblica. Alla luce del futuro calo di risorse, dovuto in particolare al graduale calo dei gettiti arretrati dallo Stato e alla loro successiva scomparsa dal 2023 - con scostamenti pari a centinaia di milioni di euro in meno - la giunta ha dato indicazioni a «tutti gli ambiti dell'amministrazione pubblica per un efficientamento, quindi anche l'Apss che può garantire servizi di qualità, rispettando gli obiettivi della giunta, in particolare sulla sanità decentrata».
«Credo che il risultato sia raggiungibile, anche perché nel 2022 cesseranno le quote variabili in arrivo dallo Stato». A spiegarlo è stato il governatore Maurizio Fugatti (in foto con Stefania Segnana) che ha confermato le indicazioni all'Azienda sanitaria per risparmi da qui al 2023 pari a 120 milioni di euro (10 milioni il prossimo anno, 20 nel 2021, 40 milioni nel 2022 e 50 milioni nel 2023).
Si tratta, ha detto il governatore provinciale, di un taglio di circa il 10% del budget complessivo annuale dell'Azienda sanitaria che viaggia sul miliardo e 200 milioni di euro. L'assessore Stefania Segnana ha confermato le cifre, sottolineando che saranno i tecnici a trovare le soluzioni.
«La sanità si migliora non con i tagli ai bilanci ma attraverso un lavoro paziente ed intelligente di prevenzione», replica Marco Ioppi, presidente dell’Ordine dei medici della Provincia, commentando il taglio di alla sanità trentina.
Ioppi ha sottolineato che «una risposta alle difficoltà, anche finanziarie, del settore sanitario può arrivare dal lavoro di prevenzione : prevenzione delle malattie che derivano dai danni ambientali. »Bisogna stimolare una maggior sensibilità, anche da parte dei medici, alla tutela dell’ambiente ed agli stili di vita delle persone. Basterebbe pensare - ha detto - solo ai danni ed alle malattie derivanti dall’inquinamento ambientale (malattie polmonari, malanni neuro vegetativi eccetera) per capire che un lavoro di prevenzione può essere determinante per garantire più salute e serenità. Più salute vuol dire meno spese per la sanità, vuol dire dare alle persone una ricchezza e tranquillità che poi si riflette sul lavoro, sulla produttività e quindi sullo stile di vita di una comunità».
«Dobbiamo abituarci - ha continuato Ioppi - a ritenere che parlare di ambiente è compito di tutti ed il medico ha potenzialità enormi per inculcare e consigliare stili di vita e abitudini comportali di tutti. L’aver consentito che tali temi diventassero ideologici e di parte non ha portato beneficio, anzi si sono avuti danni e ritardi nel realizzare una società consapevole che crescita economica e rispetto dell’ambiente possono tranquillamente convivere. Il dibattito ha poi approfondito vari temi evidenziando la necessità che i temi legati all’ambiente siano trattati in maniera sinergica e con la collaborazione dei vari soggetti, a partire naturalmente dalla pubbliche istituzioni».
Per parte loro, i segretari generali di Cgil Cisl Uil, Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti intervengono con una nota congiunta ai tagli annunciati nella sanità trentina.
«In vista dell’assestamento di bilancio la giunta provinciale naviga a vista, in maniera contraddittoria, dimostrando di non avere nessuna idea chiara di sviluppo per la nostra comunità. In maniera del tutto irrazionale, l’esecutivo fa trapelare un milionario piano di investimenti a sostegno della natalità, buono nelle intenzioni, non altrettanto nella traduzione concreta, ed aumenta in modo rilevante il finanziamento della sanità privata, anzichè aumentare la capacità di assorbimento dell’Azienda sanitaria, dei cittadini in attesa di visite e diagnostica provinciale. Appena 24 ore dopo si scopre, poi, che si chiede all’Azienda sanitaria di fare tagli per 120 milioni di euro nei prossimi quattro anni.
Il tutto senza aver mai aperto un confronto con le parti sociali in vista della definizione della manovra», si legge nella nota.
«Siamo, dunque, di fronte ad una situazione che definire preoccupante è poco - proseguono i confederali -: si rischia di tagliare servizi fondamentali per i trentini solo per dare corso ad alcune promesse elettorali, di cui beneficeranno in pochi.
Crediamo che tagliare la spesa sanitaria sia profondamente sbagliato per le pesanti ripercussioni che scelte di questo tipo, peraltro assunte in totale assenza di ogni tipo di confronto, avranno sulla qualità del servizio assicurato a tutti i cittadini, per il personale già ridotto ai minimi termini».«Risulta difficile inoltre comprendere come la giunta Fugatti pensi di gestire questi tagli di fronte al tanto sbandierato potenziamento dei presidi periferici, a cominciare dalla riapertura dei punti nascita di valle. L’unica certezza è che in questo modo a pagare ancora una volta saranno le persone più deboli. Auspichiamo che quanto prima l’esecutivo metta da parte la politica degli annunci e si concentri a governare con provvedimenti e decisioni, anche di politica finanziaria, che facciano realmente il bene dell’intera comunità», conclude la nota.
«Efficientare i servizi razionalizzando la spesa non significa tagli», risponde la Provincia di Trento in riferimento alla lettera con la quale, il 30 aprile scorso, l’assessorato alla Salute ha richiesto al direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari (APSS) la predisposizione di un Piano di efficientamento contenente le possibili razionalizzazioni da operare alla spesa nel quadriennio 2020 -2023.
I resoconti giornalistici, nei quali si parla di «tagli alla sanità», hanno indotto l’assessorato alla Salute ad «una serie di precisazioni e puntualizzazioni».
Ulteriore e distinta precisazione riguarda anche il finanziamento delle strutture sanitarie private.
«Si tratta di un passaggio - premette l’assessorato - che è stato condiviso con la presidenza ai fini dell’impostazione della prossima manovra di bilancio 2020-2022, avuto riguardo alla futura decrescita complessiva del bilancio provinciale, dal momento che la spesa sanitaria vale oltre 1,3 miliardi di euro all’anno. In buona sostanza è stato richiesto alla direzione aziendale lo sforzo di individuare e quantificare dal punto di vista tecnico i possibili e percorribili efficientamenti che consentono di mantenere in maniera stabile e duratura per il futuro l’equilibrio di bilancio».
Così proseguono, nel merito, le precisazioni dell’assessorato: »È di tutta evidenza che un piano di efficientamento per essere costruito presuppone alcune indicazioni e direttrici di minima, fra le quali vi sono gli obiettivi finanziari; in questo senso l’assessorato ha ritenuto di stimare i valori target secondo una logica di progressività nel tempo e comunque in misura minore rispetto alla reale decrescita del Bilancio Pat - questa sì da considerarsi draconiana - se rapportata all’incidenza della spesa sanitaria sul totale anche tenuto conto, come noto, che la spesa sanitaria, per sua natura, è una tipologia di spesa in crescita fisiologica«.
«Ciò premesso, occorre ricordare che la giunta, presidente ed assessori non possono esimersi dal valutare possibili strade di contenimento della spesa a fronte di una evidente e risaputa diminuzione delle risorse pubbliche a disposizione. Agire, al contrario, dimenticandosi questa scomoda verità sarebbe sì un comportamento incoerente e non in linea con le responsabilità in capo al governo provinciale. Va inoltre ricordato che la competenza sulla programmazione finanziaria e sulla programmazione sanitaria è in capo alla giunta provinciale e pertanto risulta fuorviante parlare di «tagli»; è invece corretto parlare di ipotesi tecnica di razionalizzazione della spesa sanitaria che il direttore generale dell’Apss formulerà alla giunta; e questo nell’ambito delle competenze gestionali e organizzative proprie di un organo tecnico quale egli stesso è.
Sarà infatti la giunta provinciale che si assumerà la responsabilità politica di decidere se e quali azioni di razionalizzazione del piano potranno (o dovranno) essere attuate, nonchè, naturalmente, il livello di finanziamento del nostro servizio sanitario provinciale per il prossimo triennio».
«Per completezza si segnala che nel compito affidato al direttore generale non poteva non essere contemplato, oltre alle diverse aree entrata e di spesa della gestione corrente, anche un focus sulle modalità di localizzazione, gestione e acquisizione delle tecnologie sanitarie, area questa assolutamente strategica per un sistema sanitario moderno ed efficiente. In questo processo non verranno messe in discussione le politiche sugli ospedali periferici e sulle guardie mediche, come ben stabilito nel programma della maggioranza provinciale«, si legge nella nota.
«In relazione inoltre alle competenze del direttore generale si ricorda infine che con deliberazione n. 498 del 12 aprile scorso la giunta provinciale ha assegnato allo stesso, ai sensi dell’art. 26 della legge sulla tutela della salute, gli obiettivi annuali specifici per l’esercizio 2019. Gli obiettivi annuali devono tradursi in azioni organizzative e gestionali finalizzati al miglioramento dell’efficienza del servizio sanitario provinciale da realizzare nell’anno di riferimento, che non comportano oneri aggiuntivi e rispetto ai quali la Giunta provinciale effettuerà la valutazione; si tratta quindi di azioni calate su un orizzonte temporale di breve e di brevissimo periodo che riguardano prevalentemente i processi.
Pertanto la citata assegnazione degli obiettivi per il 2019 è indipendente dalla definizione del Piano di efficientamento quadriennale come quello richiesto».
La Provincia - questa la precisazione dell’assessorato - a oggi ha mantenuto interamente i budget 2018. »Nell’articolo apparso nei giorni scorsi su un quotidiano - afferma l’Assessorato - non si teneva conto che i budget delle strutture private, riportati nell’articolo stesso, dovevano essere ancora rivisti e assestati, cosa che poi si è perfezionata con la nuova intesa Pat-Apss-strutture private 2018-2020 del 17 luglio 2018, recepita con delibera della precedente Giunta provinciale (delibera n. 1653 del 7 settembre 2018) a cui poi ha fatto seguito la deliberazione del direttore generale dell’Apss».