In Italia in questo weekend 22 morti con la motocicletta: sono oltrre mille in un anno
Sono stati 22 i motociclisti morti in incidenti stradali nel fine settimana sul territorio nazionale (compreso l’uomo di Schio morto uscendo di strada vicino a Segonzano), secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Asaps, l’associazione sostenitori della Polstrada. «Tacciamo di responsabilità quanti nella politica e nelle agenzie di controllo non intervengono per stoppare questa assurda catena di vittime», commenta il presidente Asaps, Giordano Biserni, definendola una «carneficina silenziosa di cui nessuno parla». E quando si fanno le classifiche delle priorità per la sicurezza nazionale, si parla di cannabis, di immigrati e di reati, ma mai dei mille morti sulle due ruote ogni anno.
«Non è questa - dice - la sede per aprire la solita sequela di polemiche: la colpa è dei motociclisti, è delle moto troppo potenti, no la colpa è dei guardrail, degli automobilisti distratti e troppo veloci, degli anziani, dei giovani. Allora aggiungiamo anche la scarsità dei controlli col calo di pattuglie sulle strade, la criminalizzazione dei mezzi tecnici di contrasto (autovelox ed etilometri), la mancanza di campagne informative, la mancanza di educazione civica/stradale».
Intanto «fra lunedì e martedì verranno celebrati 22 funerali di motociclisti, spesso giovani, molte volte padri di famiglia».
Le statistiche (le ultime disponibili sono della fine del 2018) lo confermano: dal Rapporto Aci-Istat sugli incidenti stradali si evinve che scende il numero dei morti in sella ai ciclomotori (-20,7%) ma sale quello dei decessi di motociclisti (735, +11,9%). In assoluto sulle strade italiane l’anno scorso sono morte più persone (3.378 contro i 3.283 del 2016, +2,9%) anche se sono diminuiti gli incidenti (174.933 contro i precedenti 175.791, -0,5%).
Guidare una due ruote in Italia, quindi, resta molto pericoloso: sommando il numero dei morti a cavallo di motocicli, ciclomotori e biciclette si arriva a 1.081 decessi, quasi un terzo del totale. I restanti sono pedoni (600) e conducenti o passeggeri di autovetture (1.464).
Come commentava Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobile Club d’Italia, «La rete viaria nazionale è davvero vasta, in molti casi obsoleta, non aggiornata nei sistemi di sicurezza passiva quali guard-rail, asfalto e aree di sosta. Mi auguro che a breve venga avviato un piano strategico di riordino dell’intero sistema infrastrutturale, nelle città così come per le grandi arterie. Un contributo fondamentale per la sicurezza - conclude Sticchi - potrebbe essere fornito dagli ADAS, tanto che l’ACI auspica da tempo la loro obbligatorietà su tutti i nuovi modelli».
Cercando qualche buona notizia nei numeri statistici, si può evidenziare il calo dei decessi nei grandi centri urbani, probabilmente correlato al -20,7% dei morti su ciclomotore. Purtroppo su extraurbane e autostrade i morti tornano a salire, e qui spesso la velocità ha un ruolo importante.