Ragazza ridotta in schiavitù dal compagno tunisino Dopo anni da incubo lo denuncia
Segregata in casa, continuamente controllata, limitata nelle sue libertà più elementari, spesso picchiata e minacciata, anche con un coltello.
È un vero e proprio incubo, quello nel quale era stata trascinata una ventisettenne trentina. E dal quale è riuscita a divincolarsi, grazie anche all’aiuto degli agenti della squadra mobile del capoluogo che, coordinati dal pubblico ministero Antonella Nazzaro, hanno arrestato il compagno della giovane, un ventinovenne tunisino.
La ragazza, nel giro di pochi anni, aveva visto quel giovane che aveva saputo conquistare la sua fiducia ed il suo affetto tramutarsi in un autentico aguzzino. Le prime avvisaglie della vera natura del compagno avevano iniziato a manifestarsi pochi mesi dopo l’inizio della loro convivenza in un appartamento della zona nord del capoluogo, due anni fa.
Sempre più spesso il ventinovenne si rivolgeva alla ventisettenne con modi aggressivi, fino a costringerla a chiudersi in camera in occasione delle visite degli amici di lui, arrivando a picchiarla se non eseguiva quelli che erano veri e propri ordini.
Che lui - in base a quanto ricostruito dai poliziotti grazie alle testimonianze della vittima e di alcuni conoscenti della coppia - impartiva perentoriamente anche in altre occasioni, di fatto considerando la ventisettenne una propria schiava, chiamata ad eseguire in silenzio. Con il tempo il ventinovenne era riuscito anche ad isolare la compagna, impedendole di vedere i propri familiari.
Ad impedire alla giovane di troncare una relazione divenuta insana, durante questi lunghi mesi sono stati i suoi vani tentativi di far sì che il compagno tornasse quello di un tempo, uniti ai timori legati al trovarsi immersa in una solitudine che lui stesso aveva fatto in modo di creare attorno a lei.
All’inizio del mese di luglio, tuttavia, la ventisettenne ha trovato il coraggio di dire basta: a scatenare la sua liberatoria reazione, l’ennesimo sopruso del giovane che, al termine di una discussione legata alle pulizie di casa, aveva impugnato un coltello, brandendolo di fronte a lei e poi poggiandoglielo su una spalla con fare intimidatorio. A quel punto, nonostante il ventinovenne si fosse già impossessato del cellulare della giovane per impedirle di chaimare i suoi cari o le forze dell’ordine, la ragazza è riuscita a lasciare l’appartamento, fuggendo e chiedendo aiuto. In pochi minuti ha potuto mettersi in contatto con le forze dell’ordine, che hanno raccolto la sua testimonianza.
Impossibile per lei fare ritorno a casa, anche perché il ventinovenne era costretto a rimanervi, trovandosi ai domiciliari per precedenti vicende giudiziarie di altra natura.
Anche per questo, oltre che per la gravità del quadro indiziario a suo carico, il ventinovenne è stato così arrestato e trasferito in carcere: il giudice per le indagini preliminari Enrico Borrelli ha pienamente accolto la richiesta del pubblico ministero e l’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita con la massima urgenza.
«È doveroso sottolineare come si sia provveduto con la massima celerità ad affrontare la situazione, a tutela della vittima», ha commentato il procuratore Sandro Raimondi: «A pochi giorni dall’approvazione in Senato del “Codice rosso” contro la violenza sulle donne, prima ancora della sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale, abbiamo proceduto con le tempistiche che prevede la nuova normativa, con la parte offesa che deve essere sentita entro massimo tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato e le indagini che devono procedere rapidamente».