Stranieri in Trentino, leggera crescita Nel 2018 i residenti erano 47.393
Segna una lenta ripresa l'andamento percentuale della presenza di cittadini stranieri in provincia di Trento. Le tabelle appena diffuse dall'Istituto di statistica della Provincia (Ispat) rafforzano infatti un'inversione di tendenza nella fotografia scattata alla fine del 2018 e un certo incremento sull'anno precedente.
Al 1° gennaio scorso, infatti, nel territorio provinciale risultavano ufficialmente 47.393 persone straniere, contro le 46.929 indicate dodici mesi prima. Il dato del 2015 era superiore a quello di un anno fa: 48.466 cittadini stranieri, più o meno in linea con quanto registrato nel quinquennio ancora precedente (ma nel 2014 erano 50.104). Una flessione sensibile si è avuta nel 2016 (46.456), con una prima, leggera inversione già nel 2017. Il dato richiede una ponderazione riguardante le acquisizioni di cittadinanza italiana, che sottraggono persone alla quota totale degli stranieri: questi casi nel 2018 sono stati 1.552, l'anno prima 1.916 e nel 2016 addirittura 3.461. In ogni modo, in termini percentuali, gli stranieri residenti nel 2018 rappresentano l'8,8% del complesso della popolazione trentina, un dato leggermente superiore alla media nazionale, che è scesa all'8,5% (nel 2017 era l'8,8%).
Se compariamo Trento con alcune province confinanti, possiamo osservare che la percentuale di stranieri è maggiore in Alto Adige (9,5% nel 2018), a Brescia (12%), Verona (12%) e Vicenza (9,7%); mentre è minore nell'altra provincia dolomitica, Belluno (6,5%), così come a Sondrio (5,5%).
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale in Trentino (vedi i dati completi nella tabella accanto), il primo posto è condiviso dal Territorio val d'Adige e dalla Comunità di valle della Rotaliana, con una percentuale di stranieri sul totale dei residenti pari all'11,3 per entrambi gli ambiti (in termini assoluti rispettivamente 13.884 e 30.362 cittadini iscritti all'anagrafe). Segue la Comunità dell'Alto Garda e Ledro, con il 9,7%, equivalente a 4.936 non italiani su un totale di 51 mila residenti. Sopra il 9% anche val di Non (3.632 cittadini stranieri) e Vallagarina (8.347). Fanalino di coda il Primiero, che registra una presenza appena del 3,9% (386 persone), seguito da Valsugana e Tesino (5,8%, 1.572) e Paganella (5,9%, 293).
Complessivamente, in provincia di Trento sono presenti 145 cittadinanze straniere diverse. I romeni sono la comunità più numerosa (10.487, pari al 22,0%), seguiti da albanesi (5.571, 12%), marocchini e pakistani. Il 53,3% del totale è femminile. Le donne sono la componente più rilevante tra i cittadini dell'Ucraina, del Brasile, della Polonia e della Moldova. Gli uomini, invece, prevalgono in modo particolare tra i senegalesi, i pakistani, i nigeriani e gli indiani. La maggior parte degli stranieri residenti sono cittadini del'Unione europea e la quota dei giovani è molto consistente: il 21,4% è minorenne, il 62,9% ha meno di quaranta anni. Gli anziani (65 anni e oltre) sono, invece, solo il 4,8%. Sul totale dei nati la percentuale di stranieri è del 15,9, quindi in termini relativi si ha un tasso di natalità più elevato rispetto agli italiani.
In generale, il Trentino anche l'anno scorso ha segnato una crescita demografica, arrivando a quota 541.098 persone (quasi 100 mila in più rispetto a trent'anni prima, un salto che è di oltre 60 mila unità al confronto con il dato del 2000, quando all'anagrafe provinciale risultavano 477 mila persone).
Nel 2018 il Trentino è stata una delle poche zone d'Italia a registrare un incremento demografico, malgrado un saldo naturale che è stato negativo (661 i morti più dei nati) per il quarto anno consecutivo, dopo un trend positivo che era in atto dalla seconda metà degli anni Novanta, come spiega il Rapporto dell'Ispat. Il saldo migratorio o sociale (iscritti meno cancellati) indica dunque un valore positivo pari a ben 2.869 persone.