Dal governo tassa sulla plastica: su bottigliette, imballaggi e tappi per fermare l'invasione ambientale
Bottigliette per acqua e bibite, buste dell’insalata. Ma anche contenitori del latte in tetrapak e materiali per proteggere il trasporto di oggetti, come il polistirolo. I tappi e le etichette. È lunga la lista dei prodotti di plastica che saranno soggetti alla nuova «plastic tax» prevista dalla manovra.
La nuova tassa sulla plastica, dalla quale sono escluse quelle compostabili, ha già messo in allarme i consumatori: si teme che i nuovi costi saranno «scaricati» dalle aziende sui consumatori, con le famiglie che rischiano di spendere fino a 138 euro in più, secondo Federconsumatori. Secondo i calcoli del Codacons la «stangata» può arrivare a 165 euro, considerando anche lo stop, sempre in chiave ecologista, alle agevolazioni sul gasolio per l’autotrasporto anche agli euro 3.
La tassa sulla plastica si applicherà a tutti i prodotti monouso, escluse le siringhe e taniche, secchi e i contenitori per custodire oggetti vari. Sono coinvolti, spiega la relazione che accompagna la bozza della legge di Bilancio, tutti i prodotti per di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari. Tra questi appunto bottiglie, buste e anche le vaschette per gli alimenti, ma anche i contenitori in tetrapak utilizzati per latte, bibite o vini nonché i contenitori per detersivi realizzati in materiali plastici.
Coinvolti anche gli imballaggi in polistirolo espanso, i rotoli in plastica pluriball e le pellicole e film in plastica estensibili, che servono per la protezione o la consegna di prodotti come elettrodomestici o apparecchiature informatiche.
Il problema nasce dal fatto che l’Italia è il paese che ha il record di consumo di imballaggi, e la situazione è così grave che occorre affrontare il problema seriamente (come hanno fatto i paesi nordici da tempo). Secondo dati statistici, nello scorso anno sono stati utilizzati in Italia circa 2,2 milioni di tonnellate di imballaggi plastici, di cui 409mila in polietilene tereftalato. Solo il 35% del Pet utilizzato per produrre bottiglie di acqua minerale è stato avviato al riciclo. E molta della plastica si ritrova poi - in forma di microparticele - nelle acque, nel mare e persino negli acquedotti.
L’Italia è il Paese che consuma più acqua in bottiglia al mondo, con una media di quasi 190 litri a testa; il 65% è in bottiglie di plastica, e circa 9 miliardi di bottiglie che ogni anno percorrono, soprattutto su camion, migliaia di chilometri contribuendo fortemente al riscaldamento globale del Pianeta ed ai gas nocivi.
Sempre in Italia, solo nello scorso anno, per la sola produzione delle bottiglie c´è stata un´emissione di gas serra di circa 910 mila tonnellate di anidride carbonica equivalente. Ma anche la fase del trasporto dell´acqua minerale influisce non poco sulla qualità dell´aria: solo il 18% del totale di bottiglie in commercio viaggia sui treni, tutto il resto lo fa su strada.
Accanto alla nuova imposta ecologica il governo giallorosso introduce però anche degli incentivi «green» per le aziende che puntano a riconvertirsi alla produzione di bioplastiche. Queste imprese avranno a disposizione un credito d’imposta del 10% per le spese sostenute nel 2020 fino a un massimo di 20mila euro.