Infermieri tuttofare al posto dei medici di guardia: è un coro di critiche
Infermieri delle Rsa al posto dei medici di guardia, non sempre facili da reperire. Il progetto pilota è sul punto di decollare nel Tesino, intanto il progetto ha giù provocato un polverone di reazioni non proprio entusiaste.
«Un progetto - sottolinea in una nota Daniel Pedrotti, presidente dell’Ordine professioni infermieristiche - che, a nostro avviso, nasce male perché assolutamente non condiviso con gli Ordini professionali, distante dal modello di integrazione inter-professionale e di presa in carico più volte da noi ribadito, soprattutto rischioso per cittadini e professionisti».
Perché? «Per la copertura degli ambulatori - sostiene Pedrotti - l’Apss ha aperto un bando tra i propri dipendenti, senza prevedere alcun requisito di competenza specifico. Inoltre gli infermieri della Rsa di Pieve Tesino in turno di notte, da febbraio saranno punto di riferimento della comunità per interventi di primo soccorso». L’Opi critica il metodo («del tutto scorretto») di introduzione di questo nuovo modello, ma anche il merito. «Da tempo il nostro Ordine - ricorda Pedrotti - si sta occupando delle condizioni lavorative degli infermieri di Rsa, chiedendo che vengano garantite le dotazioni organiche che permettano un adeguato rapporto infermiere/ospiti per poterli assistere in sicurezza. Invece di garantire quanto da noi chiesto, la Giunta decide di aggiungere un’ulteriore attività all’infermiere in turno di notte in Rsa, un’attività completamente diversa e imprevedibile rispetto a quelle che quotidianamente gli infermieri di Rsa prestano, con rischi per la sicurezza di professionisti e cittadini».
Perplesso anche il sindacato dei i medici. «Sicuramente - scrive in una nota Nicola Paoli, segretario generale Cisl medici del Trentino - questo nuovo servizio non sopperisce, nelle periferie ed i fini settimana, alle improvvise richieste di certificazioni di malattia per i lavoratori turnisti e alle ricette per le medicine, che obbligherà comunque il cittadino ad andare in Pronto soccorso oppure nelle sedi istituzionali di guardia medica.
Sarebbe il momento della condivisione, per affrontare al meglio le scelte relative alle carenze di medici di continuità assistenziale, dovuta non per colpa nostra ma per errori di programmazione della classe politica e aziendale». Ma questo, secondo Paoli, sarebbe anche il tempo per sedersi nel Comitato istituzionalmente preposto per sviluppare una forte sinergia tra tutte le professioni sanitarie: «È comunque il momento di mettere ognuno le proprie competenze al servizio del cittadino, sia egli in Tesino, in Val di Ledro, in Pinè o in qualsiasi altro Comune e Comunità del Trentino.
Portando a livelli sempre più elevati la qualità delle prestazioni, anche attraverso la telemedicina, e sviluppando, tutti insieme, modelli di collaborazione nelle strategie assistenziali. Non quindi “nel frattempo che si troveranno i medici di guardia”, ma al loro fianco nelle sedi oggi esistenti».
Il sindacato degli infermieri Nursin up è pronto a mettersi in gioco, ma chiede che la professionalità maturata sia riconosciuta anche a livello economico: «Noi - ricorda Cesare Hoffer, coordinatore Nursing up Trento - non vogliamo certo essere un surrogato della carenza medica, figura professionale titolare di alcune competenze sanitarie esclusive e che deve essere a nostro avviso assolutamente presente sul territorio; ma nel contempo vogliamo affermare e ribadire con forza che la nostra categoria ha molte competenze da mettere in campo, quindi un serio ragionamento e confronto istituzionale deve riconoscere i nostri professionisti dal punto di vista economico, sociale e professionale».
Secondo Nursing Up «se la Provincia ha deciso di potenziare le attività territoriali, deve però garantire un’adeguata presenza di professionisti sanitari infermieri nel comparto sanità ed enti locali, tuttora carente, per non parlare poi del fatto che attualmente molti di essi sono costretti ad utilizzare il proprio mezzo privato per recarsi ad assistere al domicilio il cittadino! A tal proposito, le nostre richieste di potenziare il parco macchine aziendale e le dotazioni organiche sono rimaste inascoltate dalle istituzioni, quindi ancora una volta si rischia di fare le “nozze con i fichi secchi”».