Ferrata delle Aquile, due morti "Transenneremo l'imbocco, cordino coperto dal ghiaccio"
Ha destato impressione e sconcerto la notizia - domenica scorsa - della seconda vittima della ferrata delle Aquile in Paganella. A distanza di soli 20 giorni, identica la modalità della tragedia che ha colpito prima un giovane medico romano in servizio a Vipiteno, poi il turista di Parma. Tutti e due precipitati dall'imbocco della ferrata.
«Purtroppo, quando manca il buon senso è impossibile evitare le tragedie». A dirlo è Franco Gionco, colui che ha ideato e tracciato il sentiero e la ferrata delle Aquile. E racconta che alcuni giorni fa, prima di partire per l'Irlanda dove ora si trova ad esplorare alcune montagne dell'isola britannica, era salito fin lassù per tentare di frantumare quel maledetto blocco di ghiaccio che copre il cordino. «Troppo duro. Impossibile riuscire a rimuoverlo, come era impossibile rompere anche la lastra di ghiaccio che si è formata all'inizio del sentiero, coprendo il cordino di sicurezza. Un escursionista esperto, sa benissimo che tentare di camminarci sopra è troppo rischioso. Tra l'altro, proprio gli escursionisti esperti sanno bene che nei mesi invernali è sconsigliato affrontare le ferrate».
Non sarebbe meglio chiudere l'accesso fino a primavera inoltrata? «Infatti. Non potendolo fare di persona, poiché sono all'estero, ho già informato chi di dovere di transennare l'accesso alla ferrata, prima che ci scappi un altro morto. E vi raccomando: non scrivete di una tragedia sulla ferrata delle Aquile, poiché dove sono scivolati sia il medico di Bressanone tre settimane fa, e ora questo povero ragazzo di Parma, è il punto prima dell'inizio della ferrata. Chiaramente se un escursionista infila quel tratto iniziale, che diventa subito ripido, scivola sul ghiaccio e nessuno lo ferma più».
Come prevenire queste tragedie? Secondo Gionco, bisogna evitare di sentirsi troppo sicuri delle proprie capacità e rendersi conto che il rischio maggiore è l'incoscienza; chi ama la montagna deve ricordare che il pericolo è sempre in agguato e la saggezza degli alpinisti insegna che l'essere prudenti è l'arma migliore per prevenire tragiche conseguenze.