Case di riposo, niente visite parenti Gli enti gestori: "Vi spieghiamo perché il rischio è davvero pericoloso"
Continua il muro contro muro tra gli enti gestori delle case di riposo e la Provincia, sul tema delle visite dei familiari agli ospiti.
Dopo le polemiche già scoppiate giovedì i gestori delle 40 aziende per i servizi alla persona e residenze sanitarie assistenziali rappresentati dai vertici di Upipa (Unione provinciale istituzioni per l’assistenza) e della coop di servizi Spes, hanno incontrato l’assessora alla Salute Stefania Segnana. Ma di fronte alla conferma, da parte di quest’ultima, di garantire la possibilità di un accesso al giorno per un familiare per ciascun ospite, Upipa e Spes hanno ribadito il loro fermo no, confermando che continueranno ad applicare il decreto nazionale, che vieta ogni visita.
«Il rischio di far entrare il virus nelle nostre strutture è troppo elevato ed avrebbe effetti devastanti sia per gli ospiti che per il personale», ha spiegato la presidente Upipa Francesca Parolari: «Abbiamo il dovere di fare tutto il possibile per scongiurare questa possibilità».
La linea delle strutture è dunque ferma sul divieto di accesso ai familiari, precisando come siano previste deroghe per i casi più gravi. Quelli ad esempio di ospiti malati terminali o colpiti da patologie che rendano realmente difficoltosa la loro quotidianità in assenza di contatti con familiari.
Ma è stato ribadito il no all’apertura generalizzata ad un familiare al giorno per ciascun ospite: «Il rischio che la situazione tracolli è concreto e non è possibile che siano le strutture stesse ed i familiari a contribuirvi», ha proseguito Parolari.
L’incontro di venerdì si è concluso concretamente con un nulla di fatto: la Provincia ha ribadito la propria linea, precisando che ulteriori valutazioni sarebbero state fatte dopo un incontro con i sindaci, lo stessopomeriggio. Al termine del quale la linea provinciale è stata confermata.
Upipa e Spes non intendono comunque cambiare idea: «Siamo da giovedì sera in costante contatto anche con rappresentanti del governo», ha spiegato il direttore di Upipa Massimo Giordani. «Abbiamo avviato un’interlocuzione per capire che facoltà abbia la Provincia di imporre le proprie linee guida in questa situazione emergenziale». «Se la Provincia vuole assumersi la responsabilità di mettere a repentaglio la salute degli ospiti deve emanare un’ordinanza, non bastano linee guida. Ma anche a fronte di un atto formale saremmo tenuti come enti ad applicare comunque il principio della massima prudenza dettato dalle disposizioni nazionali».
Una posizione netta, durissima, dunque. Condivisa anche dai rappresentanti dei lavoratori delle Apsp e Rsa: «Dobbiamo tutelare gli ospiti ed il personale. Non solo l’ingresso nelle strutture del contagio avrebbe effetti devastanti sulla salute dei primi. Ma paralizzerebbe l’attività delle realtà colpite. Pensate che accadrebbe se in una struttura dieci, quindici, venti persone dovessero starsene in quarantena. Sarebbe la fine», mette in guardia Roberto Moser della Fenalt.
La Uil definisce «condivisibile la scelta di Upipa e Spes: limitare quindi l’accesso del persone dall’esterno ci sembra una soluzione di buon senso per garantire il diritto alla salute delle persone. L’altra questione riguarda il personale che in queste strutture lavora, professionisti del socio-sanitario con alta formazione, che sono tenuti a procedure e abbigliamento idonei all’alto rischio sanitario dei residenti: contingentare gli accessi esterni durante il loro turno di lavoro limita le contaminazioni, evitando rischi inutili per la loro salute», ha spiegato in una nota Marcella Tomasi della Fpl Enti Locali.
Meno netta, invece, la posizione della Fnp Cisl, con Tamara Lambiase che auspica una soluzione che accontenti tutti, piuttosto impraticabile in questa situazione: «Quello che noi possiamo fare è sollecitare la Provincia a dialogare con l’Upipa al fine di trovare un accordo che porti definitiva chiarezza e non vada a penalizzare né i lavoratori cardine del buon funzionamento di ogni struttura, né gli ospiti né i familiari».
Intanto da ieri c'è il primo caso: la donna di 80 anni, ospite della RSA di Canal San Bovo, risultata positiva al tampone dopo che era rientrata da un ricovero all'ospedale di Feltre, Per il contagio, sette operatori della casa di riposo sono stati messi in quarantena.