Enrico Nava (Apss) mette in guardia sul futuro «Non bisogna abbassare la guardia Attenti, tutto il 2020 sarà a rischio»
«Adesso siamo in piena emergenza, ma intravedo un rischio: che la gente, tra un mese, si convinca che possa essere finita. Che arrivi a dire “l’abbiamo scampata!”. Sarebbe un grave errore». Enrico Nava mette le mani avanti. Lo fa dopo avere fatto una prima, veloce analisi dell’andamento dei decessi nella case di riposo nei primi mesi del 2020, che ha raffrontato con quelli dello stesso periodo del 2019. Il direttore dell’integrazione socio sanitaria dell’Apss ne ricava che non c’è ancora una differenza significativa. Si tratta di pochi casi, 10-20 unità. Una differenza statisticamente poco significativa per misurare la mortalità del Coronavirus.
Il Coronavirus fa da acceleratore
«È l’unica valutazione che abbiamo avuto il tempo di fare, osservando i dati del gestionale “Atlante” dove confluiscono i dati delle rsa. Ma, francamente, nessuno ha il tempo, in questa fase di emergenza, di fare una analisi puntuale della mortalità in generale». Si può dire, questo sì, che il virus faccia da acceleratore nei decessi in rsa, come rivela la “contabilità” veicolata giorno per giorno dalla Provincia e dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Un acceleratore che investe persone già gravate di più patologie croniche, non autosufficienti, molto in là con gli anni.
I morti in Trentino nel 2019
L’Ispat, l’Istituto provinciale di statistica, fornisce i dati della mortalità complessiva, mese per mese, in Trentino. È il quadro del 2019: 491 decessi in gennaio, il picco più alto, 469 in febbraio, 441 in marzo e giù fino ai 354 di agosto, il mese in cui si muore meno. Ma non è in grado, ancora, di fornire i dettagli dei decessi dei primi mesi del 2020. Nava ricorda che nelle rsa muoiono circa 1.500 persone all’anno su un totale di 4.500 ospiti, poco più (il dato è del 2019).
Un azzardo, quindi, fotografare la reale incidenza del Coronavirus sulla mortalità complessiva? Premesso che i dati vanno sempre maneggiati con cura, Nava risponde: «Sono convinto che i conti li potremo fare a fine anno, comunque tra qualche mese, perché i decessi registrati oggi è possibile che si sarebbero spalmati su un periodo più lungo». L’effetto acceleratore, appunto.
Il timore per il dopo
«Due anni fa, nel 2018, in gennaio» spiega il dirigente sanitario «registrammo una mortalità molto superiore a quella di oggi, ma non ci facemmo molto caso, fu considerata una situazione normale nell’ambito di un episodio influenzale. Oggi, invece, le informazioni sono amplificate perché siamo concentrati sull’emergenza Coronavirus. C’è anche un effetto. Nelle rsa aumentano i morti mentre calano le infezioni, per molti è un paradosso. Ma il fatto è che è una malattia subdola, che si aggrava nel tempo. Uno si ammala e poi il peggioramento è progressivo, è quello che è successo in Lombardia. Dobbiamo aspettare che l’epidemia passi, che cali la morbilità, cioè il numero degli infetti. Ma, attenzione, il problema sarà soprattutto il dopo».
Perché dobbiamo pensare al dopo? «Perché» risponde Nava «passato il periodo pandemico, fra un mese o due, quando sarà, si allenteranno le misure restrittive, c’è il rischio che la gente si convica che “finalmente è finita” e che l’”abbiamo scampata”. Sarebbe un gravissimo errore. Lo voglio dire subito: tutto il 2020 sarà un anno a rischio. È quello che accade in Cina: riaprono le attività commerciali e produttive, ma la gente continua a girare con le mascherine. Questa epidemia ci fa cambiare le modalità di vita in comune. Oggi, abbiamo tutti paura, io compreso. Dopo, dovremo continuare ad essere prudenti. Anche perché è una malattia nuova, che nessuno conosce. Abbiamo sorprese tutti i giorni».
La speranza nel vaccino
Possiamo confidare nell’immunità? «Solo quando ci sarà un vaccino si farà una prevenzione efficace, come per l’influenza. Oltre il 60% della popolazione anziana in Trentino fa il vaccino contro l’influenza. È un briciolo di immunità di gregge di cui capiamo l’importanza oggi che sperimentiamo gli effetti del Coronavirus su una popolazione non vaccinata».