«Non bisogna dimenticare i musei» . L'appello di quattro direttori
Le richieste sulla fase due
I dirigenti di quattro strutture museali trentine hanno sottoscritto un appello sul futuro, sulla «fase due» del Coronavirus, invitando l'amministrazione a non dimenticare i musei, enti centrali nella diffusione della cultura. Giovanni Laezza , presidente della Fondazione Museo Civico di Rovereto, Alberto Miorandi , presidente del Museo della guerra di Rovereto, Mimma Primerano , direttrice del Museo Diocesano Tridentino e Matteo Rapanà , responsabile del Mag di Riva, hanno deciso di unirsi in un appello: «Da giorni, al centro del dibattito - scrivono - è subentrata la riflessione sulla cosiddetta "fase due", la programmazione che porterà, auspicabilmente, a una graduale riapertura. Ci auguriamo che non ci si dimentichi dei Musei e delle istituzioni culturali in genere, non a caso individuate a livello legislativo come "servizi pubblici essenziali"».
I quattro dirigenti museali ricordano che le loro istituzioni si sono subito attivate per garantire un servizio di qualità anche a distanza, «con proposte volte a creare una valida alternativa educativa ma anche uno svago intelligente e un servizio alle tante famiglie "in clausura". Hanno coinvolto i propri ricercatori, i collaboratori, gli operatori didattici e i curatori, con uno sforzo tecnico e finanziario non indifferente e una capacità di adattamento fuori dal comune». Così i Musei «hanno continuato ad assolvere al loro ruolo. Non ci siamo risparmiati».
Ora, nel momento in cui i decisori politici discutono di ripartenza, di procedure di finanziamento, di settori che potrebbero riaprire, «auspichiamo che anche i musei rientrino sin da subito nella riflessione e nella programmazione».
I sottoscrittori ricordano che i musei producono cultura, sono irrinunciabili vettori di socializzazione, di arricchimento e di benessere personale; «sono luoghi dell'emozione di fronte al bello, cibo per la mente».
In una parola, aggiungiamo, sono indispensabili. Laezza, Miorandi, Primerano e Rapanà si preoccupano della tutela dei visitatori, ricordando che «i nostri Musei sono in grado di assicurare quel massimo di sicurezza, regolando l'afflusso del pubblico e corretti comportamenti dei lavoratori. Dunque non sarà così complesso attenersi con responsabilità alle regole di prevenzione predisposte dalle nostre istituzioni centrali e provinciali». Non è questo a spaventarli, ma «l'eventualità che luoghi preziosi per l'arricchimento culturale ed educativo delle nostre collettività rimangano chiusi perché ritenuti trascurabili. Al contrario - ricordano - sosteniamo che la conoscenza scientifica, la memoria storica, l'arte, la cultura più in generale, sono componenti imprescindibili e identitari per tutti noi esseri umani. Per questo riteniamo opportuno che i luoghi in cui tutti questi elementi sono fruibili, vengano rimessi rapidamente nelle condizioni di assolvere alla loro funzione e contribuire, al pari di altri settori, a superare questo drammatico momento della nostra società».