Decreto rilancio, Roma taglia l'Irap per il Trentino vengono a mancare 35 milioni di nuove entrate
Una doccia fredda per la Provincia di Trento. Le agevolazioni fiscali per le imprese decise dal governo per rilanciare un’economia devastata dal Covid-19 complicano la vita alla giunta Fugatti.
Sul fronte Irap quest’anno, tanto per iniziare, nelle casse provinciali ci saranno minori entrate per 35 milioni di euro. Da ieri i contabili di piazza Dante stanno studiando le 464 pagine del decreto Rilancio. All’interno del faldone non mancano per il governatore altre brutte sorprese. All’articolo 118 viene annunciato che per sapere se il Trentino potrà tenersi tutti i 430 milioni che annualmente versa allo Stato per il risanamento del debito pubblico bisognerà aspettare fino al giugno del 2021. Come aveva detto il ministro Francesco Boccia nel suo recente incontro con Fugatti e Kompatscher, con il fondo da 1 miliardo destinato alle autonomie speciali in estate ci arriveranno circa 150 milioni. La verifica della perdita di gettito e dell’incremento di spesa provocati dal Coronavirus non sarà fatta però quest’anno. «Si continua a non capire - spiega l’assessore all’Economia Achille Spinelli - che a differenza delle realtà ordinarie noi dobbiamo farci carico di numerose competenze».
E aggiunge: «Alla luce del Decreto Rilancio, l’esecutivo Conte ha stabilito che l’Irap a giugno non si paga. Non si tratta di un semplice rinvio o sospensione, come avevamo pensato noi, ma di una cancellazione del versamento. Dobbiamo poi calcolare gli effetti sul nostro bilancio che avranno le minori entrate di altri provvedimenti contenuti nella nuova legge. Quanto inciderà lo stop provvisorio del pagamento dell’Imis? Sono preoccupato, non sarà facile far quadrare i conti. Dovremo anche comprendere come combaciare i nostri interventi con quelli nazionali».
Maurizio Fugatti (nella foto con Boccia, ndr) sottoscrive in pieno le parole di Spinelli e ne condivide i timori: «Siamo ovviamente contenti per le nostre imprese che pagheranno meno tasse. Ricorderemo, però, presto al governo che le Speciali sono più penalizzati rispetto ad altri da mosse come la soppressione del saldo-acconto dell’Irap». Per questo il presidente della Provincia, insieme ad Arno Kompatscher e al friulano Massimiliano Fedriga, torneranno alla carica con il ministro Boccia e il premier Conte per sospendere subito l’Accordo di Milano.
Dalla Provincia emerge al contrario una certa soddisfazione per le agevolazioni previste nei confronti delle famiglie, ancora alle prese con le scuole chiuse fino a settembre. I giorni di congedo speciale al 50% passano da 15 a 30 e si potranno chiedere fino a fine luglio. Raddoppia anche il bonus babysitter (1.200 euro, 2.000 per sanitari e forze dell’ordine) utilizzabile pure per pagare i centri estivi. Le famiglie con redditi fino a 36mila euro avranno un’ulteriore detrazione di 300 euro. I dipendenti del settore privato (per il pubblico sono stati definiti ulteriori provvedimenti) potranno chiedere di proseguire con lo smart working se hanno un figlio con meno di 14 anni.
«Quello del lavoro a distanza - precisa a tal proposito Achille Spinelli - è ormai un discorso che sta dando buoni risultati». L’assessore si sofferma sui finanziamenti a fondo perduto: «Nell’ultima legge provinciale abbiamo messo una novantina di milioni e non intendiamo ritirarli nonostante le misure statali (6 miliardi di indenizzi alle imprese che fatturano da zero a 5 milioni e che hanno avuto un calo del fatturato del 33%)». Resta invece da capire come coordinare le misure nazionali e locali per gli aiuti alle famiglie in difficoltà: «Dovremo confrontarci». L’assessore all’Ambiente Mario Tonina fa infine chiarezza sul “bonus mobilità”. La Provincia darà un contributo fino a 600 euro per l’acquisto di una bicicletta elettrica e fino a 100 euro per una bicicletta normale a tutti i residenti dei centri con oltre 15mila abitanti e alle persone che in queste realtà ci lavorano. L’incentivo statale per comperare biciclette, e-bike a pedalata assistita, monopattini e segway, è al contrario rivolto ai residenti nelle città capoluogo di regione e di provincia, nelle Città Metropolitane, ovvero nei comuni con oltre 50mila abitanti (in provincia dunque vale solo per Trento). L’importo complessivo, per un ammontare di massimo 500 euro, coprirà fino al 60% della spesa sostenuta. Le due misure non sono cumulabili.