Il sesso nel lockdown: l'83 per cento dichiara di aver avuto meno rapporti
Gli italiani in quarantena hanno fatto meno sesso: è questo il primo, dato emerso da una indagine su 500 persone tra i 16 e i 55 anni condotta da Durex per rilevare l’impatto che l’esperienza della quarantena forzata ha determinato sulle abitudini sessuali.
L’83% degli intervistati ha confessato un generale calo del desiderio e della pratica sessuale durante il periodo di lockdown, con solo il 23% che ha invece sostenuto di aver mantenuto un livello di attività sessuale quasi uguale al periodo pre-quarantena. Tra le principali motivazioni espresse a giustificazione di questo importante decremento sono emerse: ansia, paura del contagio, presenza di bambini in casa, interruzione dei movimenti e obbligo di distanziamento sociale.
Per i single che non hanno alcuna frequentazione, come prevedibile, c’è stato un drastico crollo dell’attività sessuale, pari al 98%. I single con un rapporto saltuario hanno lamentato qualche difficoltà in meno, con un calo dell’attività sessuale che ha toccato il 93%.
Nella fase di lockdown si sono mantenute stabili le attività sessuali praticabili in autonomia, come la masturbazione (62% prima, 60% durante) e la visione di materiale pornografico (38% prima, 37% durante), mentre sono drasticamente crollate quelle che prevedono il contatto fisico e che invece svettavano nella fase pre-quarantena, tra queste: i baci (63% prima, 8% durante), il sesso vaginale (59% prima, 8% durante), il sesso orale (48% prima, 4% durante) e il sesso anale (21% prima, 4% durante).
I rapporti occasionali sono crollati dal 34% al 3% e l’utilizzo di app di incontri dal 21% al 6%. Un’altra categoria che ha subito un importante impatto nella sfera sessuale in questo periodo così delicato è quella dei partner non conviventi. Secondo quanto emerso dalla ricerca, infatti, ben il 95% ha dovuto rinunciare all’attivtà sessuale nel periodo della quarantena. Nella fase di lockdown si sono rivelate stabili le attività sessuali praticabili in autonomia, come la masturbazione (38% prima, 36% durante), la visione di materiale pornografico (30% prima, 27% durante) e il sesso virtuale in webcam (13% prima, 13% durante), mentre sono crollate quelle che prevedono il contatto fisico e che dominavano la classifica nella fase pre-quarantena, tra queste: il sesso vaginale (74% prima, 20% durante), i baci (73% prima, 8% durante) e il sesso orale (56% prima, 9% durante). Lo scenario è invece sicuramente molto diverso per quanto riguarda i partner conviventi, che solamente nel 65% dei casi hanno visto ridurre la propria attività sessuale. In questo caso, però, a differenza delle categorie precedenti dove la diminuzione dell’attività sessuale era legata all’impossibilità di contatto, il calo si è verificato in seguito ad una progressiva diminuzione del desiderio sessuale, come dichiarato dal 62% degli intervistati. Inoltre, il periodo di quarantena forzata ha avuto, sulle coppie conviventi, un forte impatto sui livelli di soddisfazione sessuale. È emerso che la percentuale di soddisfatti della propria attività sessuale è diminuita dal 73% al 58%, mentre gli insoddisfatti sono aumentati dal 17% al 22%, con un restante 10% che è andato ad incrementare il gruppo dei neutrali, passato dal 10% al 20%.
La ricerca fa parte della campagna «Safe is the new normal» di Durex, in collaborazione con Anlaids, che vede la creazione di una task force di esperti in ambito medico-scientifico per sensibilizzare la popolazione sul ruolo della prevenzione in campo sessuale.
«Tutte le grandi epidemie hanno lasciato profonde tracce nella cultura e nei comportamenti umani. È quindi atteso che anche Covid lasci segni profondi. Che poi una malattia trasmissibile per via aerea e per contatto diretto abbia condizionato anche i comportamenti sessuali di questo periodo certamente non stupisce. In un’epidemia come questa, l’altro è stato percepito, se sconosciuto, come pericolo. E se partner abituale non convivente, è diventato a lungo inaccessibile. Un impatto certamente differente rispetto all’AIDS, che ha segnato la ‘cultura sessualè dell’ultimo ventennio del secolo scorso, ma la cui influenza è andata attenuandosi nel tempo, almeno nella consapevolezza, nelle attitudini e nei comportamenti delle ultime generazioni - sottolinea Massimo Galli, direttore della terza divisione di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano - Ma la crisi causata da Covid offre l’opportunità di ripartire ‘benè anche da questo punto di vista, cogliendo l’opportunità di programmi educativi volti ad estendere i comportamenti responsabili anche all’ambito sessuale».
Il lockdown «ha generato degli effetti psico-sessuali a breve e a lungo termine - spiega Sonia De Balzo, sessuologa specialista in psicologia clinica e dello sviluppo dell’Ospedale Cotugno di Napoli -. Aumentatati i sentimenti di ansia, ossessività, compulsività per il contagio e effetti simil depressivi; si sono drasticamente ridotte le pratiche sessuali - compreso il petting - con i partner occasionali ma anche con il partner stabile».
Bruno Marchini, presidente di Anlaids Onlus conclude: «Proviamo a cogliere l’opportunità di una maggiore attenzione generale verso la nostra e l’altrui salute».