Assalto in montagna: in coda per la funivia e poi gli assembramenti lungo i sentieri
Assalto alle montagne: con ore di coda, lunghe attese in fila per salire su una funivia, percorrere un ponte sospeso, raggiungere - comodamente - altitudini memorabili per un selfie, un pranzo, un momento di stupore. L'avevano previsto in tanti, che in questa estate anomala la vacanza in quota, per allontanarsi da rischi e preoccupazioni, sarebbe stata gettonatissima.
Forse, però, nessuno si aspettava che da Ferragosto in avanti le concentrazioni di turisti nelle mete più note toccassero livelli mai visti prima, come dimostra la foto sopra, con una lunga coda nei pressi della stazione a monte della funivia Colverde Rosetta, a San Martino di Castrozza. Scene simili a quelle che da giorni si ripetono anche in Val di Fassa.
Da sempre agosto è mese da bollino nero lungo i sentieri, quantomeno quelli a ridosso delle stazioni a monte degli impianti. Ma lo stravolgimento portato dalla pandemia ha letteralmente fatto schizzare in alto gli arrivi, tutti concentrati in un pugno di settimane e in determinate località, dove da giorni si sta creando un assembramento dopo l'altro.
Tutti in coda, a centinaia.
Dalla Val di Fassa alle Pale di San Martino e alla Val di Sole. Un assalto alle montagne trentine (come del resto quelle bellunesi o altoatesine), con i timori, qualche mese fa, di una stagione senza turisti che ora di colpo stanno venendo rimpiazzati da quelli legati al rischio di contagi per i continui assembramenti. Tanto da costringere sindaci e operatori turistici a disporre un'intensificazione dei controlli per verificare il rispetto delle regole.
Quelle che arrivano da numerose località turistiche trentine, sono immagini che ben fotografano le contraddizioni di questa strana estate: nel giro di poche settimane - anche da un giorno all'altro, tra il lunedì e la domenica - nelle località turistiche si passa da una preoccupazione all'altra. Una coperta corta che continua a essere strattonata, lasciando sempre alcuni capi scoperti. Ecco dunque che non può che esserci timore per l'economia e l'occupazione se gli alberghi sono vuoti. Ma scatta l'allerta sanitaria se gli alberghi si riempiono. Si cerca di correre ai ripari limitando la capienza delle cabine delle funivie, ma così facendo si creano file infinite nei piazzali esterni.
Un rebus? Tutto, in realtà, come spiega il comandante della polizia locale della Val di Fassa Gianluca Ruggiero, sarebbe gestibile - anche nei momenti più critici - se tutti usassero il buon senso: «Code agli impianti come in questi giorni non si sono mai viste, questo va detto. Se tutti, però, rispettassero le distanze, anche in coda, e indossassero la mascherina, tutto si risolverebbe in una seccatura per chi deve attendere, senza rappresentare anche un potenziale grave problema. Dopo quanto visto mercoledì, oggi (ieri, ndr) siamo corsi ai ripari presidiando le aree a rischio assembramento e facendo rispettare norme di comportamento che dovrebbero essere ormai state assimilate da tutti».
Le immagini delle code, al di là dei rischi sanitari, hanno riacceso un dibattito mai sopito. Sullo sviluppo in montagna e sui suoi frequentatori, come conferma la presidente della Sat Anna Facchini: «La situazione di questa estate ci deve far riflettere. Interrogarsi sul fatto che la montagna possa essere o meno di tutti non significa voler essere snob o considerare la frequentazione in quota come qualcosa di elitario.
Significa semplicemente chiedersi se sia questo il turismo di montagna che vogliamo. Se gli impianti in estate fossero chiusi avremmo più persone sui sentieri, che camminano e vivono davvero la montagna, o avremmo meno persone in quota, perché arriverebbero meno turisti? È davvero l'amore per la montagna, la voglia di scoprire mondi che per molti sono nuovi e la disponibilità ad accettarne difficoltà, scomodità, responsabilità a far scegliere questi luoghi? Comprendo la complessità di questi interrogativi, perché in ballo ci sono i valori del vivere la montagna da un lato e le necessità economiche delle nostre comunità dall'altro e non è facile trovare risposte. Credo però che interrogarsi su tutto questo sia necessario e opportuno, non solo per questa estate particolare, ma anche per il futuro».